Si è vero, la cosa più facile da fare sulla faccia della terra è affidare la propria vita a Cristo Gesù. Ma spesso risulta anche la cosa più difficile da fare a causa della scarsa fede che abbiamo in Lui.
Chi ha sperimentato una simile esperienza si è trovato estasiato. E il sottoscritto né è un testimone anche se in piccola parte rispetto ad altri colossi della fede. Ma perché è così difficile affidarsi a Dio? Perché il dubbio si insinua tra la fede e l’incredulità e, sospinto dal diavolo, si finisce per credere alla bugia invece che nella verità. Per cui rimaniamo nello stesso stato di bisognosi e delusi, e incominciamo a non avere più fiducia di Dio.
Anni fa andai in casa di un amico che aveva un grande giardino, dove possedeva un bel cane di grossa taglia aveva di circa un anno, un pastore tedesco. Questo mio amico lo aveva legato ad una catena molto lunga perché quando era da solo rovinava tutto il giardino pieno di bei fiori. Era un cane talmente forte che svitava con le zampe i globi trasparenti dei lampioncini che erano installati ad un metro dal suolo e azzannava le lampadine con il rischio di tagliarsi. Quel pomeriggio mi avviai nel giardino da solo, il cane mi conosceva e voleva farmi le feste, ma riuscì solo ad attorcigliarsi nei sei metri di catena che lo tenevano legato al muro, fino a rendere la catena corta 50 centimetri. Dopo nemmeno cinque minuti, non riuscendo più a sciogliersi, si vide immobilizzato e imbracato come un salame e incominciò ad piagnucolare per essere liberato. Finché non arrivò il mio amico e chiamandolo dolcemente “sciocco”, e con molta delicatezza lo liberò. Ma non fu facile, perché da ogni giro di catena che veniva srotolato credeva di essere già libero, e quindi si muoveva e si rincatenava un’altra volta. Fino a che non imparò a stare fermo e immobile ed aspettare che il suo padrone lo liberasse del tutto.
Spesso siamo come quel cane, impazienti, ansiosi e smaniosi. Vogliamo fare tutto e subito solo da noi stessi, pensando che il Signore è troppo occupato a prendersi cura di noi. Poi quando ci troviamo con le spalle al muro gridiamo e ci lamentiamo affinché venga in nostro aiuto. E, come il Signore ci libera da qualche problema subito ci impossessiamo della nostra vita e vogliamo essere padroni e mettere Gesù da parte. I problemi il Signore li permette e li permetterà finché non impariamo che la nostra vita dal momento che lo abbiamo accettato come personale Signore e Salvatore è Sua.
“Voi siete stati riscattati a caro prezzo…” (1° Corinzi 7:23).
Sbatteremo forse un milione di volte con la testa nel muro fino a che non apprenderemo ad ubbidirGli. Forse il Signore ci farà passare per l’ombra della valle della morte. Forse il Giordano ci arriverà alla gola e passeremo anche in mezzo al fuoco (Isaia 43:2), ma Lo farà solo per preservare la nostra anima fino alla vita eterna. Il Signore è geloso di qualsiasi cosa che Gli appartiene, sopratutto di noi stessi. Perfino il nostro stesso corpo non ci appartiene più e dovremmo consacrarlo a Lui per come e quando ne vuole disporre.
“Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di certo!” (1° Corinzi 6:15).
I cristiani ribelli, quelli che dopo un po’ di tempo incominciano a sentirsi uomini e donne super spirituali, che dicono che fumare qualche sigaretta ogni tanto non fa male, anzi calma i nervi. Quelli che smettono di leggere la Bibbia e si fanno un Vangelo su misura. Quelli che si vogliono farsi tatuare il loro corpo con dei piccoli tatuaggi, magari dietro al collo o sul polpaccio, tanto che fa è solo un piccolo disegnino. Quelli che si sono dimenticati che alla fine torneremo alla polvere da dove siamo venuti, dando retta più al corpo, alla parte esteriore che deve perire e non all’anima che vivrà in eterno, tanto, io sono padrone del mio corpo dicono. No, non è vero non è così, il giorno che avete dato la vostra vita a Gesù includeva anche il corpo, i vostri desideri e tutto il resto.
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale”
(Romani 12:1).
Se per caso qualcuno se ne fosse dimenticato il nostro Iddio ci dice: “Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi (1° Corinzi 6:19).
Dunque, la questione è fra il nostro volere e il volere di Dio che impedisce che i miracoli avvengono nella nostra vita. Questo dovrebbe rendere molto chiaro il fatto che Dio, oltre ad essere un Dio d’amore è prima ancora un Dio di giustizia. E davanti a Lui non ci sono doppie misure o figli e figliastri. Il Signore è equo e pretende che i Suoi figliuoli credano alle Sue parole e che li mettano in pratica.
Perciò, non pensiamo di ottenere qualcosa da Dio senza aver una fede in Lui, perché benché piccola come un granel di senape, Dio c’è la chiede.
“Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6).
Per accrescere la nostra fede, non dobbiamo andare in un luogo speciale. Molti vanno a Gerusalemme, per procurarsi più fede. Vedere la tomba di Gesù, vedere il Golgota, pensare ed immaginare dove Gesù camminò e dove visse sarà emozionante e accrescerà la fede. Non è vero, accrescerà forse un po’ di cultura e qualche esperienza in più come turista, ma non credo che aumenterà la fede. Nemmeno partecipare a quei culti di “risveglio” con il predicatore dell’ultimo “grido” che arriverà con un aerojet privato, con tanto di scorta per far solo dello show e rubare dei soldi a dei poveri creduloni. Non ci andate a queste riunioni, il vostro pastore ne saprà sicuramente più di lui. Sono dei ciarlatani non convertiti, sono pecore vestiti da lupi e con la lingua velenosa. Sono peggio degli incantatori di serpenti, peggio degli ipnotizzatori. Vi rubano l’anima e cercheranno di portare all’inferno con loro. Come si fa allora affinché possiamo crescere nella fede? Prima cosa andare in chiesa sempre, e ascoltare la predica del vostro pastore. “La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla Parola di Dio” (Romani 10:17).
Poi leggere almeno 2-3 ore al giorno la parola di Dio, perché è lì che lo Spirito Santo ci guida e ci illumina e ci fa accrescere la nostra fiducia in Dio. La fede non avviene per un processo meccanico o un fatto psicologico, ma deve essere un vero atto di fiducia verso il Creatore, per fare avvenire ciò dovremo stare più ore alla Sua presenza, con preghiere e la lettura della Sua Parola.”Ho conservato la tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di te” dice il Salmista (Salmo 119:11). Inoltre la Parola di Dio ci illumina dalle tenebre che una volta ci tenevano all’oscuro è ci dà più chiarezza man mano che ci accostiamo alla Parola.
“La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:115).
Gesù si lamentò per una nazione incredula come Gerusalemme (Matteo 23:37). Gesù pianse perché le Sue amiche Marta e Maria che non credettero in Lui nel giorno che risuscitò Lazzaro dai morti (Giovanni 11:35). Gesù si rammaricò quando i discepoli non erano fiduciosi in Lui, nonostante che poco prima moltiplicò i pani e i pesci (Marco 8:17). Lo Spirito Santo si rattrista quando non mettiamo la nostra fiducia in Lui. Dobbiamo esercitare la fede leggendo e rileggendo le Sacre Scritture in dolce comunione e in preghiera, se non lo faremo il nostro orecchio si abituerà a sentire le falsità della gente atea e profana che ci circonda. Alla fine diventeremo come loro increduli per ricevere da Dio l’aiuto necessario.
E’ vero Dio non ci lascia e non ci abbandona ma con il nostro atteggiamento non Lo onoriamo affatto, anzi daremo adito alla gente di farsi beffe di Lui se non addirittura di bestemmiare il Suo nome come dice Paolo in Romani 2:24:
“Infatti: Per causa vostra, come sta scritto, il nome di Dio è bestemmiato fra i gentili”.
Ci sono stati uomini che hanno avuto una grande fiducia in Dio, hanno affidato la loro vita fin dai primi giorni della loro conversione, e Dio non lì ha mai delusi. Dio ha sempre risposto alla preghiera fatta con fede, nessun uomo potrai mai dire: “Il Signore ha me non ha risposto”. Perché se così fosse ti invito a rivedere la tua posizione davanti a Dio.
Siamo ammaliati da troppe cose inutili, illuminati da troppe cose luccicanti senza alcun valore di questo falso mondo, siamo circondati da telefonini, tablet, orologi computerizzati ecc. Abbiamo smesso di meravigliarci di fronte alla grandezza di Dio, abbiamo smesso di dire “oh Waho”. Non ci emozioniamo più davanti alla croce. C’è troppa freddezza, troppo formalismo. Quando le cose stanno così il cuore si indurisce come una pietra vulcanica che è più dura dell’acciaio.
Mentre il Signore vuole donarci in cambio un cuore di carne e uno spirito ben saldo in Lui (Ezechiele 11:19).
Potrei raccontarvi di moltissimi uomini che hanno fatto della fede la loro ragione di vita. Per esempio il profeta Daniele che preferì passare una notte con dei leoni maleodoranti e affamati invece di passare mille notti nell’hotel a 5 stelle di Babilonia la Grande, tra sauna e piscina e i piaceri di questa vita se avrebbe acconsentito ai piaceri del re. Dio in risposta alle sue preghiere e alla sua fedeltà, invio un angelo a chiudere la bocca dei leoni (Daniele 6:20-22). Potrei raccontare anche la fiducia che avevano i tre amici di Daniele, Sadrac, Mesac e Abed-Nego, che rifiutarono di adorare un uomo, preferendo la fornace ardente che all’idolatria di un re pazzo. Ma Dio nella Sua fedeltà e con il Suo Onnipotere, annullò la potenza del fuoco, anzi, Egli stesso era con loro nella grande fornace ardente (Daniele 3:25). Neanche un capello del loro capo si arse, niente fu bruciato e i loro abiti non avevano odore di fuoco, anzi emanavano “il profumo di Cristo”, perché Dio era stato lì a protezione loro.
Potrei parlarvi di numerosissimi casi di fede e di liberazione da parte di Dio con i Suoi interventi miracolosi verso coloro che avevano piena fiducia in Lui. Vi faccio un ultimo esempio, quello di Geroge muller, un uomo di fede e costanza. George Muller nacque a Kroppenstadt il 27 settembre 1805 in Prussia, e fin dalla giovane età dopo aver conosciuto il Signore, la sua fiducia in Dio era sempre crescente. Ogni punto d’appoggio umano era stato tolto guardava esclusivamente a Dio sia per ricevere la guida spirituale che le necessità pratiche. I suoi bisogni li confidava solamente all’orecchio del Signore. Fu capace di sostenere migliaia di orfani solo per mezzo della fede. Non c’era un piccolo problema che non confidasse totalmente in Dio, e Dio glielo risolveva.
Una mattina una ragazzina giocava nel giardino di uno degli orfanatrofi di Muller. A un certo punto l’uomo andò verso di lei, la prese per mano e le disse: “Vieni con me; tra poco vedrai ciò che il Padre Celeste sta per fare questa mattina”, ed entrarono insieme nella vasta sala da pranzo. Sui tavoli erano allineati con ordine centinaia di piatti e di tazze per la colazione, ma erano tutti vuoti. la dispensa era completamente vuota e nella cassa dell’istituto non c’era un centesimo. In piedi davanti a loro posto a tavola centinaia di ragazzi, pronti per la scuola, stavano aspettando di fare colazione. Muller entrò nel refettorio stringendo la mano della bambina, che si chiedeva cosa sarebbe successo. Si avvicinarono ai tavoli e la piccola sentì che Muller disse: “Ragazzi, anche questa mattina dovrete andare a scuola in orario quindi, come sempre, ringrazieremo il Signore per il cibo: “Caro Padre, noi ti ringraziamo per quello che ci dai oggi per la nostra colazione. Amen”.
Subito dopo qualcuno bussò alla porta; era il panettiere che disse a Muller: “La notte scorsa non riuscivo a dormire. Non so esattamente come, ma ho pensato che eravate senza pane per la colazione e mi sembrava che il Signore mi dicesse di alzarmi prima del solito per prepararlo. Così mi sono alzato alle 2 e ho preparato il pane per l’orfanotrofio. Eccolo qui in queste ceste”. Muller ringraziò prima di tutto Dio che aveva provveduto al momento opportuno e quindi il fornaio. Poi tornò nella sala da pranzo e disse: “Ragazzi, Dio ha provveduto il pane. E’ un regalo speciale perché è stato appena sfornato. Non accade spesso di poter mangiare del pane così fragrante”. Aveva appena finito di parlare, che qualcuno bussò di nuovo. Era il lattaio che spiegò brevemente cosa gli era accaduto pochi minuti prima. Davanti all’orfanotrofio gli si era rotto il carretto con il quale trasportava il latte per venderlo in città. Doveva urgentemente portarlo a riparare dal carrettiere e quindi era obbligato a lasciare tutto il latte agli orfani! Anche quella mattina, come era successo tante altre volte, Dio aveva provveduto in modo meraviglioso ed esattamente al momento giusto, per i bisogni materiali di centinaia di persone.
Ma quale fu il segreto di questo grande uomo di Dio? George Muller lesse la Parola di Dio per circa duecento volte, cento delle quali sulle sue ginocchia. La sua panca di legno dove era solito pregare aveva due punti consumati, erano state le sue ginocchia.
Non basta iniziare a pregare, e nemmeno pregare bene, neppure pregare per un tempo, bisogna perseverare pazientemente, con fede fino a quando non otteniamo una risposta e inoltre dobbiamo non soltanto continuare a pregare fino alla fine, ma anche credere che Dio ci ascolta ed esaudirà le nostre preghiere. Molto spesso veniamo meno perché non perseveriamo nella preghiera fino ad ottenere la benedizione, e non otteniamo la benedizione che chiediamo perché spesso siamo distratti verso Dio. Il Signore ci aiuti a farci diventare dei conservatori di una fede duratura ed efficace. Signore perdonaci. Amen!
Francesco la Manna | notiziecristiane.com
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