di M.R. de Haan | «Chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà» Matteo. 16:25 – Quale debba essere la meta d’un atleta professionista ce lo dice Vince Lombardi: «Vincere non significa essere il primo in tutte le gare – ciò che conta è la vittoria finale!».
Una squadra può aver vinto la maggior parte delle partite di qualifica-zione, ma se perde la partita finale, le sue precedenti vittorie hanno scarso significato. E’ decisivo allora in quale posizione della classifica la squadra si trovi alla fine.
Una descrizione più espressiva della vita del cristiano l’ho avuta quando andavo a scuola, condensata in una massima. Su un grande cartello, attaccato ad una parete della palestra, si poteva leggere: «Quando ogni vita arriva alla fine, ed il grande Giudice chiama il tuo nome, non è decisivo se tu abbia vinto o perduto, bensì come hai giocato». Questa frase è più vicina alla visuale cristiana della vita. La volontà di vincere è buona, ma se vogliamo ottenere il successo, è necessario perdere adesso qualcosa per assicurarci più tardi il riconoscimento da parte di Dio.
Prendi l’esempio di Gesù. I suoi seguaci desideravano al più presto possibile un trionfo politico e religioso. Ma Gesù era legato alla volontà del Padre e voleva compierla a qualunque costo. Spesso sembrava che Egli stesse sul difensivo. Volontariamente, per colpe che non aveva mai commesse, si offrì alla morte in croce. Egli era pronto a rinunziare agli applausi del popolo ed a perdere anche la vita, per vincere la battaglia della nostra liberazione dal peccato e dalle morte. Noi dovremmo seguire il suo esempio. Non è facile sacrificare tempo, denaro ed anche gli amici, per servire Cristo. Ma se lo facciamo volenterosamente e per la gloria di Dio, constateremo che la gioia di una temporanea vittoria non vale e non è paragonabile a quella della vittoria finale.
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