Un anno fa, era il 9 agosto del 2014, tutti i mezzi d’informazione del mondo dedicavano uno spazio in prima pagina a un fatto avvenuto poche ore prima a Ferguson, un sobborgo di St. Louis in Missouri. Un poliziotto aveva ucciso un giovane afroamericano disarmato, Michael Brown, sparandogli diversi colpi di pistola. Quel fatto non era il primo e non sarà l’ultimo di questo genere in un paese come gli Stati Uniti, in cui la questione razziale non è mai stata del tutto risolta, eppure ha rappresentato una specie di svolta per la coscienza politica e dei mezzi d’informazione.
Che cosa ha rappresentato per le chiese statunitensi, così numerose e spesso capaci di cogliere in anticipo le istanze di una società che spesso si sente lontana dai governi centrali e priva di voce a livello locale? Lo abbiamo chiesto al pastore Kevin Frederick, della Presbyterian Church (USA) e al pastore Brian Paulson, membro della American Waldesian Society.
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