Sundar Singh che stava viaggiando con un compagno tibetano in una giornata di freddo intenso. La neve cadeva con una spessa coltre e tutti e due erano quasi troppo congelati per procedere ulteriormente: sentivano che non sarebbero mai sopravvissuti a quella terribile esperienza. Raggiunsero un precipizio scosceso e lì videro un uomo che era scivolato giù dal dirupo e giaceva moribondo su una sporgenza della roccia sottostante. Sundar suggerì che portassero il malcapitato al sicuro. Il tibetano si rifiutò di aiutarlo, dicendo che tutto quello che potevano fare era cercare di aiutare se stessi, e proseguì lasciando Sundar indietro. Con grande difficoltà il Sundar riuscì a tirare l’uomo su dalla scarpata, se lo caricò sulle spalle e poi avanzò a fatica con questo carico pesante.
Dopo non molto, arrivò vicino al corpo del suo ex compagno, il tibetano. era morto, assiderato. Sundar continuò ad avanzare faticosamente e poco a poco il moribondo, ricevendo calore dallo sfregamento del suo corpo contro quello del suo soccorritore, cominciò a riprendere vita, mentre il Sundar stesso si riscaldava mediante la sua fatica. Alla fine, raggiunsero un villaggio e furono al sicuro. Con il cuore pieno di gioia, Sundar pensò alle parole del Suo Maestro: “Chiunque Vorrà salvare la sua vita la perderà; ma chi avrà perso la sua vita per amor del mio nome la salverà.
Francesco La Manna | notiziecristiane.com
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook