Questo è il giorno fatto dal Signore

gioiaTesto: Neemia 8: 9-18 – Neemia era governatore in Israele. Dopo la ricostruzione delle mura di Gerusalemme volle fare un censimento riguardante tutti gli israeliti rientrati dall’esilio con Zorobabele.

Finito il censimento tutto il popolo si ritrova davanti alla porte delle Acque e chiede ad Esdra lo scriba di leggere il libro della legge
Esdra cominciò al mattino presto,

intorno alle 6.00 e fino a mezzogiorno fece lettura della legge. La legge veniva letta e spiegata affinché tutti ne comprendessero bene il significato.
Accade che durante l’ascolto della lettura il popolo cominciò a piangere. Indubbiamente il popolo piangeva perché riconosceva che in tanti punti loro erano stati mancanti e peccatori. La presa di coscienza produsse in loro il peso del peccato tanto da piangere durante la semplice lettura della legge.
Questo è un atteggiamento positivo. Fino a quando senti il peso del peccato, vuol dire che la tua coscienza è risvegliata, non è assopita, essa è ancora in grado di discernere il bene dal male.

Il popolo fu ripreso da Neemia, Esdra e da tutti i leviti, perché piangeva.
NON ERA IL TEMPO DI PIANGERE.

Ecclesiaste 3:1 “Per tutto v’è il suo tempo, v’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo”
C’è un tempo per ogni cosa. Fare le cose fuori tempo non porta a nulla di buono.
Non era sbagliato piangere, era fuori luogo farlo in quel giorno e in quel luogo. Quello era un giorno di festa non di penitenza. Era un giorno consacrato al Signore, non un giorno di pentimento. C’era un tempo e un luogo, nel quale il popolo era chiamato a riconoscere il proprio peccato ed a confessarlo davanti a Dio. Ma non era quello il tempo.
Alcune volte il nostro errore non consiste nel fare la cosa sbagliata ma consiste nel farla nel momento meno opportuno.

Furono esortati ad andare nelle proprie dimore, a mangiare cibi grassi, bevande dolci e mandare porzioni a quelli che non avevano preparato nulla. Il popolo doveva rallegrarsi, mangiare e bere, dare a chi non aveva. Era un tempo speciale.
–    Non dovevano fare tutto questo per se stessi ma dovevano farlo perché: “era un giorno consacrato a Dio v.10” siccome era un giorno consacrato a Dio e quindi di Dio, apparteneva a Lui, Dio era nella gioia, e questa Sua gioia li avrebbe resi forti.

Era un giorno in cui Dio non si rattristava per il peccato dell’uomo e ne né chiedeva conto. In quel giorno il cuore di Dio era felice e non c’era spazio per il dolore. I suoi occhi non erano sui peccati dell’uomo. È come se, Dio in quel giorno non vedesse i peccati del popolo.
Il popolo doveva prendere consapevolezza che il cuore di Dio in quel giorno era felice. Dio era gioioso. In che modo la gioia di Dio avrebbe dato forza al popolo? In che senso?
Nel senso che, il popolo in quel giorno doveva percepire che Dio non lo condannava.
Mentre loro, alla lettura della legge piangevano, Dio non li stava giudicando nonostante i loro peccati. Non era quello il tempo per piangere per i propri peccati. Dio in quel giorno non dava peso al peccato ma alla gioia.

Il fatto di sapere che Dio non era triste per i peccati del popolo, ma era gioioso, doveva dare al popolo forza e coraggio sapendo che il giudizio non era su di loro. Più avanti si sarebbero trovati nel momento opportuno per confessare i peccati, infatti nel capitolo successivo si parla della confessione dei peccati del popolo.
Succede qualcosa di bello che porta il popolo a comprendere. Mentre la lettura della legge faceva piangere, qualcos’altro li solleverà.
Ascoltate: Neemia 8:12 “E tutto il popolo se n’andò a mangiare, a bere, a mandar porzioni ai poveri, e a far gran festa, perché avevano intese le parole ch’erano state loro spiegate.”
La LETTURA produsse pianto, la sua SPIEGAZIONE produsse gioia. Fin tanto che i leviti dicevano loro di non piangere, il popolo non riusciva a smettere, perché aveva le parole della legge che gli rimbombava nelle orecchie condannando il loro peccato.
Quando la legge fu loro spiegata, aiutandoli a discernere i tempi e la santità di quel giorno, il popolo se ne andò a festeggiare perché aveva compreso che quello non era il tempo per piangere.

Compresero che se Dio in quel giorno non li stava giudicando, nemmeno loro dovevano farlo su se stessi. Per questo la gioia del Signore fu la loro forza.
Dovevano essere festosi e gioiosi perché quello era il giorno di Dio.

NELLA BIBBIA SI PARLA DI UN GIORNO PREPARATO DA DIO PER GIOIRE E FESTEGGIARE
Noi tutti conosciamo, credo, molto bene questo passo della scrittura: Salmo 118:24 “Questo è il giorno che l’Eterno ha fatto; festeggiamo e rallegriamoci in esso.”
Ma leggiamo il suo contesto, dove è collocato: Salmo 118:22-26 “La pietra che gli edificatori avevano rigettata è divenuta la pietra angolare. 23 Questa è opera dell’Eterno, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. 24 Questo è il giorno che l’Eterno ha fatto; festeggiamo e rallegriamoci in esso. 25 Deh, o Eterno, salva! Deh, o Eterno, facci prosperare! 26 Benedetto colui che viene nel nome dell’Eterno! Noi vi benediciamo dalla casa dell’Eterno.”

Questo è un salmo messianico. Sta chiaramente parlando di Gesù.
Benedetto Colui che viene nel nome dell’Eterno, Gesù è venuto nel nome dell’Eterno.

Sapete perché Dio ha mandato Gesù nel mondo? Giovanni 3:17 “Infatti Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.”
Gesù non è venuto per giudicare ma per salvare. Quando accetti Gesù nella tua vita, Egli ti purifica da ogni peccato.
Dio quando ti guarda non è triste ma gioioso e la sua gioia è la tua forza perché non c’è condanna su di te.
“Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” Romani 8:1

Per te che ancora non sei salvato, che non hai Gesù nel cuore, sai perché Gesù non è venuto a giudicarti?
Perché su di te c’è già una condanna: Giovanni 3:18 “Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figliuol di Dio. 19 E il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvage.”
Gesù è venuto non a giudicarti, perché sei già un condannato, ma a salvarti, Lui è venuto per rimuovere la condanna che pesa su di te. “Chi crede in Lui non è giudicato”

Salmo 118:24 Questo è il giorno che l’Eterno ha fatto; festeggiamo e rallegriamoci in esso.

Caro credente questo non è il tempo per piangere e rimanere fermi sui propri peccati. Confessa i tuoi peccati a Dio, alzati e va avanti, questo è il tempo di festeggiare di rallegrarsi, perché su di te non c’è più nessuna condanna. Non che non ci sia niente da condannare ma la tua condanna la pagata Gesù sulla croce.
Per te Gesù non dev’essere una pietra d’inciampo ma dev’essere la pietra angolare dove costruire la tua vita e il regno di Dio.

Deuteronomio 31:10 “Mosè diede loro quest’ordine: ‘Alla fine d’ogni settennio, al tempo dell’anno di remissione, alla festa delle Capanne, 11 quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo ch’egli avrà scelto, leggerai questa legge dinanzi a tutto Israele”

Semine e raccolti erano permessi per sei anni, il settimo era un sabato o anno sabatico in cui non era permesso lavorare la terra. Era un anno speciale, di liberazione, di riposo. Era l’anno del condono.
Nel leggere v.13-14 troviamo che gli israeliti trovano nella legge che il popolo durante il settimo mese doveva abitare per una settimana in delle capanne. Così si mobilitò per costruire le capanne e vivere in esse.
La festa delle capanne aveva un significato particolare. Ricordava al popolo che un tempo Israele ha vissuto nel deserto, ricordava il pellegrinaggio del popolo, ricordava la temporaneità della vita e del suo veloce passaggio, ricordava che il popolo non era sotto il tetto di un’abitazione ma era sotto il cielo, non sotto le proprie sicurezze ma sotto la sovranità di Dio.
Il primo e l’ultimo giorno della festa erano giorni speciali in cui il popolo non doveva svolgere nessun lavoro. Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne, i sacerdoti venivano davanti all’altare con delle brocche piene d’acqua, e spargevano l’acqua sull’altare, l’acqua straripava dall’altare. Una delle preghiere che veniva fatta in quel giorno era: “chiedere a Dio di benedire gli anni a venire mandando la pioggia per avere raccolti abbondanti.”

Più avanti nei vangeli, durante la celebrazione di questa festa, nel giorno più solenne, avvenne qualcosa di stupendo: Giovanni 7:37 “Or nell’ultimo giorno, il gran giorno della festa, Gesù, stando in piè, esclamò: Se alcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno.

39 Or disse questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che crederebbero in lui; poiché lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora glorificato.”

Il popolo in quel giorno pregava per una grande pioggia capace di benedire il terreno e renderlo fruttifero. Gesù dice: “Se alcuno ha sete, venga a me e beva”.
Se desideri che la tua vita sia benedetta, se desideri portare frutto, vai da Gesù.
Questa benedizione produrrà in te fiumi d’acqua viva. I fiumi che sgorgano sono figura dello Spirito Santo.
Dio ti benedice affinché tu benedica altri. Dio non ti chiama ad essere stagno, lo stagno puzza. Dio ti benedice affinché tu benedica.
Dio ti riempie di Spirito Santo per benedire la vita degli altri. Quello che Dio ci dà, non è mai solo per noi, fine a se stesso.
C’è gente che ha sete. C’è terra bruciata e secca ovunque.
Il popolo chiedeva la pioggia.

Gesù ti dice, che tu, puoi essere una fonte di benedizione. Guardate cosa Dio disse ad Abramo: Genesi 12:2 “e io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione;”
Dio ti riempie affinché tu sia fonte di benedizione!
Oggi non è il tempo per piangere sui propri peccati.
Questo è il giorno fatto dal Signore per rallegraci e festeggiare.
È il tempo per chiedere a Dio acqua, è il tempo per andare da Gesù e chiedere acqua. Gesù non solo te la darà e ti disseterà, ma farà di te una fonte di benedizione.
Ricorda di non essere stagno ma una fonte.
Ricorda, quello che Dio ti dà serve perché tu lo condivida e benedica altri. E questo vale per il nostro tempo, doni, talenti, denaro, conoscenza, ecc….

Francesco Caldaralo – notiziecristiane.com

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