Ormai ce n’è di tutti i tipi, soprattutto in ambito anglofono e germanofono: «Bibel-Expedition», «Calvin», «Adam’s Venture», «Journey of Jesus», «Heaven»… nella stragrande maggioranza di matrice cristiana, i giochi digitali a sfondo religioso hanno trovato un loro mercato. Ma gli adepti dei «Religames» non per questo si convertono a questa o quella tradizione religiosa. E’ quanto scaturisce da uno studio effettuato presso l’Università di Berna (Svizzera) e che ha indagato il rapporto tra giochi per computer e religioni.
Il ricercatore in scienze religiose Oliver Steffen, in un’intervista rilasciata a ref.ch, spiega: “non bisogna avere troppe aspettative dai giochi digitali religiosi. I giocatori non per questo diventano credenti, né hanno la capacità di approfondire veramente conoscenze e prassi religiose. Nel migliore dei casi i giochi digitali possono fornire informazioni e spunti in riferimento a storie, valori e simboli fondamentali di una religione».
Negli ultimi anni gli sviluppatori cristiani, che pure realizzano i loro prodotti con spirito evangelizzatore, hanno puntato sempre più su giochi semplici, divertenti, scherzosi, afferma Steffen. Prodotti indirizzati in larga parte ai giovani e giovanissimi, ma che evidentemente si riducono a mero intrattenimento religioso. «Certo, la chiesa deve far vedere che la sua dottrina vecchia di 2000 anni è valida anche per quelle persone che oggi si muovono sui social», dice Steffen. Rimane il dato che chi ne fa uso si diverte, si istruisce, ma non si converte!
Gaëlle Courtens
da: Riforma.it/
Foto: ekd.de/expedition
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