Sei chiese nere sono state bruciate nell’arco di quindici giorni nel Sud degli Stati Uniti, torna l’incubo dei crimini razzisti.
Dal massacro di Charleston, nella Carolina del Sud, dello scorso 17 giugno, sei incendi sono scoppiati in altrettante chiese nere del Sud degli Stati Uniti. Nella notte tra martedì 30 giugno e mercoledì 1. luglio anche la chiesa Mount Zion di Greeleyville negli Stati Uniti ha preso fuoco. Intanto ferve la polemica intorno alla bandiera confederata.
Un simbolo nazionale
La chiesa Mount Zion di Greeleyville, città situata a un centinaio di chilometri da Charleston, era diventata un simbolo nazionale vent’anni fa, riferisce “The Atlantic”: il 20 giugno 1995 l’edificio era già stato toccato dalle fiamme. Due ex membri del Ku Klux Klan, la confraternita segreta votata alla difesa della supremazia bianca, avevano ammesso di aver appiccato il fuoco. Bill Clinton, allora presidente degli Stati Uniti, aveva assistito nel 1996 all’inaugurazione della nuova chiesa che nel corso di un discorso sull’unità americana, elesse a simbolo della lotta contro il razzismo.
Una bandiera simbolo del razzismo
Negli Stati Uniti numerosi osservatori indicano nell’incendio della scorsa settimana un nuovo atto criminale. “Nello spazio di quindici giorni”, precisa “Le Parisien”, “sei incendi si sono verificati in altrettante chiese nere del Sud degli Stati Uniti, dove il massacro di Charleston ha rilanciato un acceso dibattito sul passato schiavista della regione”. All’indomani del dramma di Charleston, l’ex candidato repubblicano del 2012, Mitt Romney, invitava la Carolina del Sud a togliere la bandiera confederata dal Parlamento locale. Un appello rilanciato il 23 giugno dal governatore dello Stato, Nikki Haley. “Questa bandiera”, è l’analisi di “Le Monde”, “è denunciata come un simbolo di razzismo dai suoi detrattori”.
Il ritorno del Klan
In risposta a quello che considera come un affronto, martedì 30 giugno il Ku Klux Klan ha lanciato un appello a manifestare, il prossimo 18 luglio, a Columbia – la capitale della Carolina del Sud -, “in nome della nostra storia confederata e di tutti i sudisti che sono morti combattendo la tirannia federale”. Il messaggio dell’organizzazione denuncia: “Il nostro governo tenta di cancellare la cultura bianca e il nostro retaggio dalle pagine di storia”, riferisce “Le Parisien”.
Secondo i media americani, tre degli altri cinque incendi, in Georgia, in Tennessee e nella Carolina del Nord, sarebbero di origine criminale. Gli altri due sarebbero accidentali. La sera di martedì 30 giugno, poche ore prima dell’incendio di Greeleyville, la NAACP, l’Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, storica organizzazione di difesa dei neri, aveva rivolto alle parrocchie nere del paese un appello a prendere le “precauzioni necessarie”. (da LaVie; trad. it. G. M. Schmitt/voceevangelica.ch)
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