Nella vita reale appare come un paffuto signore, agghindato certo in modo stravagante, giovanilistico, pur avendo ormai lasciato la propria adolescenza alle spalle da un pezzo, almeno all’anagrafe. Ma, quando è sul palco, Mick Thomson (nella foto) si trasforma ed assume connotati diabolici, grazie anche alla maschera simile a quella di Jason Voorhees, l’”eroe” protagonista di Venerdì 13. Voorhees è un pericoloso e crudele assassino, affetto da disturbi mentali, aggravati dalla sua storia personale.
Quanto accadutogli fa riflettere. A parlarne, di recente, è stata l’agenzia Kultur und Medien: Mick Thomson è il chitarrista degli Slipknot, un gruppo metal americano. 41 anni, è stato prima aggredito e malmenato, poi pugnalato alla testa ed alla schiena da suo fratello Andrew, di 35 anni: ricoverato in gravi condizioni, è stato ben presto ritenuto dai medici fuori pericolo, anche se malconcio.
Pare che i due, ubriachi, abbiano avuto un’accesa discussione per motivi ancora da chiarire. La violenta lite è scoppiata all’interno della residenza del musicista, a Clive, in Iowa, ma si è conclusa in modo drammatico nel giardino esterno. La lama ha raggiunto ripetutamente Mick Thomson alla schiena ed al cranio. Sia lui che suo fratello Andrew presentavano comunque ferite da taglio, per cui sono stati entrambi ricoverati in Ospedale, secondo quanto riferito dagli inquirenti.
Il capo della Polizia locale, Michael Venerna, ha lamentato scarsa collaborazione da parte loro con le forze dell’ordine. Si sarebbero limitati a dichiarare d’averlo fatto «per divertirsi», è a verbale. Ma le indagini non escludono che Andrew possa aver agito sotto l’effetto anche di stupefacenti. Ora i due devono rispondere di comportamento violento in spazio pubblico. Il chitarrista non ha precedenti penali. Suo fratello, invece, è stato arrestato nel 2012 per ubriachezza.
Eppure, vi sono elementi, in questa vicenda, che inducono quanto meno a riflettere. Mick Thomson, ateo convinto, è un amante dei serial killer. Venerdì 13, la già citata saga di film horror è la sua preferita. Fa riferimento ai generi slasher e splatter, generi che raffigurano omicidi cruenti e sanguinari, compiuti per lo più da maniaci sessuofobi muniti di armi da taglio. Guarda caso, come quella utilizzata da lui e da suo fratello durante la lite, che per un soffio non si è conclusa in tragedia.
Gli stessi costumi di scena degli Slipknot – tutte maschere horror ispirate dalla cinematografia di settore – non sono casuali. Il genere da loro suonato è un misto di nu metal, thrash metal, death metal e groove metal, sottogeneri del metal classico, propensi ad accentuarne l’aspetto orrorifico, occulto, esoterico, macabro, satanico. Mettono a tema la morte, il dolore, la sofferenza, resi con sonorità violente, estreme sino alla distorsione e con testi francamente improponibili.
Potrebbero sembrare questioni loro e del loro pubblico. Ma non è così. Venerdì 13 è facilmente rintracciabile anche sugli schermi italiani e su YouTube, mentre gli Slipknotsono una band data in pasto ai giovani, come dimostra il concerto tenuto a Roma la sera del 16 giugno ed il sito loro dedicato, oltre a quello ufficiale in inglese. Per questo rappresenta un ambito, cui genitori ed educatori – spesso ignari di cosa si tratti – è bene viceversa che prestino particolare attenzione.
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