Testimonianza di una ex studente dei Testimoni di Geova

solitudineNon si riassume in poche righe una vita, ma un accenno alle radici darà più significato alla mia sete di Dio.

Un padre assente e una madre operaia, che faceva il possibile per fare, (a me e a mio fratello più grande) sia da madre che da padre, ha contribuito ad un certo disagio interiore. Con l’età della ragione diedi un nome a quel disagio: solitudine. Alcuni miei parenti sono testimoni di Geova. In un periodo nel quale vedevo spesso i miei zii, senza rendermene conto si insinuarono in me i punti fondamentali di questa religione, ogni tanto andavo con la sorella di mia madre nelle loro sale del regno. Le circostanze della vita mi portarono ad allontanarmi dai miei zii e cugini ma inconsapevolmente la mia mente era influenzata.

Quando ero poco più di una ragazzina e la solitudine era la mia compagna di viaggio, un giorno i testimoni bussarono alla mia porta. In un certo senso era come aprire la mia casa a persone di famiglia. A casa mia era cosa normale ricevere i testimoni, quando erano di passaggio nel loro servizio porta a porta. Quel giorno però decisi di cominciare uno studio biblico ma non cercavo affatto Dio ne la verità. Cercavo solo di dare un senso alla mia vita, ero poco più che una ragazzina e non sapevo il perché di quello studio fatto per lo più di pubblicazioni e libri scritti da altri testimoni di Geova, malgrado ciò in pochi mesi la religione della torre di guardia diventò la mia religione, ma non pensavo nemmeno lontanamente ad entrare nella loro organizzazione.

Trovavo sempre il modo di rimandare, eppure credevo a quegli insegnamenti al punto che cominciai a parlarne alla mia amica e compagna di scuola. Vivevo come una costrizione partecipare a tutte le riunioni, quella vita era imposta era come essere in un vicolo cieco ma non hai scelta se hai un concetto nella testa: ubbidienza = piacere a Geova Dio = salvezza. Provavo a ragionare con la mia testa e mi dicevo che mi sfuggiva qualcosa. Ma non c’erano domande a cui non sapevano dare risposte, tutto era sapientemente razionale e tutto aveva una spiegazione logica. Era pesante ma mi dicevano che era perché ero acerba e instabile.

Poi venne il lavoro e in ditta conobbi il ragazzo che ora è mio marito. A lui parlai della religione della torre di guardia, era completamente indifferente all’argomento. Col passar del tempo cominciai a essere meno assidua nel frequentare, anche per quei dubbi che avevo. Credevo nel Dio della Bibbia, ma ciò che conta è che ero nell’assoluta convinzione, che la fede era pilastro portante e guida della mia vita.

Dopo un paio d’anni di matrimonio e dalla nascita di mia figlia cominciai a pregare diversamente da sempre. Chiedevo di farsi conoscere per giungere a Lui. Lui sapeva di me e vedeva la mia sete. Chiedevo delle risposte, parlavo solo a Lui non più a testimoni di Geova. Pian piano lasciai la lettura delle loro pubblicazioni e della loro Bibbia. Solo con una vecchia Bibbia che avevo trovato ben custodita nella casa di mi madre, dicevo a me stessa che fidarmi solo di Lui era l’unica certezza che avevo. Delle volte, le mie preghiere iniziavano dicendo: “Mio Dio io Ti conosco come Geova o Yahwè ma voglio esser certa di non sbagliare e allora sei l’Eterno, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili”. Chiedevo dei “segni”e i segni arrivarono.

Una sera a tavola, mio marito mi raccontò di un suo collega, gli aveva parlato di una malattia rara alla quale non c’è cura e che è genetica. La sua bimba, a sei mesi era morta di questo male ma lui ne parlava di come l’avrebbe rivista nei cieli, la sua serenità e certezza era tale che mio marito ne rimase colpito. Poi mi disse che il suo collega ci invitava ad’andare a trovare lui e la moglie per passare la domenica assieme a cominciare dal culto nella chiesa che frequentavano.

Ero scettica e molto titubante, ma curiosa di conoscere persone ricche di fede.

Quella coppia di credenti mi regalarono una Bibbia. Mi misi con impegno a confrontare passo dopo passo. Non frequentavo ancora una chiesa e continuavo a pregare che fosse il Signore a illuminare il mio cammino e chiedevo ancora segni. Il secondo “segno”: Questa volta eravamo in ferie a Palermo, città natale di mio marito. Una domenica mattina passeggiando vidi un locale con l’insegna “Chiesa Cristiana Evangelica” ed entrammo. C’era un ragazzo che parlava dal pulpito e stupita di ciò che sentivo appresi che il tema era: “I testimoni di Geova”. Alla fine del culto raccontai a quel credente, con non poco entusiasmo, la mia ricerca. Mi prestò un libro che fu fondamentale per sfatare falsità e eresie che erano inculcate da anni.

Voglio inserire qui un versetto, scritto nel mio cuore : “Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore”. (Geremia 29: 13) Continuai il cammino grazie alla Parola di Dio che mi parlava ogni giorno. Presi coscienza di ciò che aveva fatto Cristo per salvarmi, una sera sola nella mia stanza. Ricordo le lacrime dal sentimento misto, tra commozione e profonda angoscia immaginavo ciò che Gesù soffrì da innocente per amor mio e dell’umanità peccatrice. In quel momento mi sono sentita peccatrice più di chiunque altro e libera da peccato quasi contemporaneamente. Il senso di gratitudine mi invase e ma accompagna sempre, ogni giorno della mia vita.

Ero consapevole che il Signore Gesù non voleva niente in cambio, solo il mio amore e questo era motivo di grande pace e gioia. Ho chiesto ancora una volta al vero Dio che era la Via e la Verità e la Vita:

di entrare nella mia vita e prendere la mia sulle Sue mani.

Nel Maggio del 2005 mi battezzati, la felicità di quel giorno non si cancellerà mai dalla mia mente ne dal mio cuore. Il mio cammino è stato avvolte rapido, avvolte ostacolato ma continua, non più per cercare la verità ma per conoscerla sempre di più.

Ora, se sono sola, non la chiamo più solitudine ma ne approfitto per assaporare la presenza di Dio.

Ho trovato la vita in Cristo Gesù!

Lara

notiziecristiane.com

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