Mi chiamo Aurelio, sono nato a Palermo e sono cresciuto in una famiglia tradizionalmente cattolica, in seno alla quale ho imparato una buona educazione, il rispetto (anche se a distanza) per Dio, per il prossimo e per me stesso. Non ho avuto una vita difficile fatta di droghe, di alcool o di altro. Sono stato una di quelle persone di cui spesso si dice con una certa facilità: “è un bravo ragazzo”. Fin da bambino, anche se non amavo molto le compagnie di coetanei che tendevano a fare del male agli altri, ho combinato delle marachelle, ma pur tuttavia non sono mai andato al di là di certi limiti consentiti da quello che si può considerare un’infanzia normale. Fino all’età di 25 anni circa, ho conosciuto le tradizioni cattoliche che si ripetevano nella mia famiglia con una precisa puntualità. Facevo il chierichetto, aiutavo il prete della parrocchia che frequentavo, nel servizio della messa; non era una cosa che mi piaceva molto, ma in un qualche modo mi sentivo protagonista; mi piaceva però dialogare con il parroco; inoltre frequentavo le riunioni dei giovani una volta la settimana e conoscevo alcuni componenti di una organizzazione cattolica denominata “GEN Generazione Nuova”. Il prete di cui parlavo prima, abitava nello stesso edificio, in cui mia madre faceva la portinaia e spesso, per ragioni di vicinato e di reciproca amicizia, la mia e la sua famiglia cenavano insieme. Apparentemente non mi mancava niente, anche se i miei genitori non potevano permettersi grandi cose, ma sia io che i miei fratelli ci accontentavamo di quello che avevamo e quello che non potevamo avere per ovvie ragioni, potevamo solo desiderarlo. C’era un grande vuoto dentro di me, anche se non ne ero consapevole; ero incompleto, ma vivevo la mia vita nella maniera più normale possibile. La domenica andavo in chiesa solo “per levarmi il pensiero”, perché così ero abituato a dire ed a fare. Mai nessuno, nell’ambito della Chiesa Cattolica, dove ogni tanto mi facevano fare dei cosiddetti “fioretti”, consistenti nello scrivere delle cose da promettere alla Madonna ecc. ecc.; mai nessuno, dicevo, mi disse: “Gesù ti ama”. Sono soltanto 3 parole molto semplici, ma credo che, per chi non conosce personalmente Gesù, sono parole che fanno sussultare il cuore e sorridere l’anima! Quando frequentai la Scuola Media Superiore, ebbi il primo contatto con la Chiesa Evangelica (che attualmente frequento). Una mia compagna di scuola, che grazie a Dio è tutt’ora una sorella in Cristo, mi parlò di Gesù, mi regalò una Bibbia e mi invitò ad un culto Evangelico. Andai a quel culto insieme ad un altro compagno di scuola, ma il nostro, fu un tentativo andato a vuoto di conoscere qualche ragazza. Quando entrai in quella chiesa, mi sono sentito un pesce fuori dall’acqua, perché ero abituato al silenzio assoluto e oserei dire al “mortorio” delle Chiese Cattoliche, e quindi, il modo di pregare degli Evangelici mi disturbò e per di più mi sembrava una esagerazione.
Non approfittai del fatto che Gesù mi chiamava a sé e non ascoltai per niente i consigli che mi aveva dato la sorella; infatti, anziché leggere la Bibbia, la conservai per diverso tempo. In seguito, lasciai la scuola e andai a lavorare, fino a quando partii per il servizio militare. Ebbi una forte delusione d’amore e per questo motivo fui spinto da mia madre ad andare da una cartomante. E’ stata per me l’unica volta che, diciamo così, mi feci “leggere il futuro con le carte”, ma ora come ora, posso solo dire che quella donna aveva uno spirito indovino, perché intanto mi disse tutto quello che stavo attraversando in quel momento e a riguardo del mio prossimo futuro, anche se non azzeccò proprio tutto, mi disse che avrei avuto ben presto un lavoro. In effetti, in precedenza avevo partecipato, con esami scritti ed orali, ad un concorso e qualche mese dopo iniziai a lavorare (ancora oggi) in una caserma dell’Esercito nella qualità di impiegato civile. Fu proprio qualche giorno prima che mi arrivasse la lettera di assunzione, che il Signore cominciava a preparare per me qualche cosa di bello e di inaspettato. Conobbi una ragazza, che è poi diventata mia moglie, la Sorella Ada, la quale da piccolina aveva frequentato proprio quella Comunità Evangelica di cui parlavo prima, ma per questioni legate alla sua famiglia, venne a mancare, per lei, la possibilità di continuare a frequentarla. Il seme piantato, tuttavia, anche se non si vede, si fa sempre strada in un buon terreno e Ada, anche se ormai era lontano il tempo in cui aveva frequentato la Chiesa Evangelica, non aveva dimenticato gli insegnamenti ricevuti. Ricordo che quando iniziò a parlarmi di Gesù, mi fece una domanda, mi chiese: “Secondo te è giusto che i bambini siano battezzati?”. Per me non era mai stato giusto che i bambini venissero battezzati, perché pensavo che essi sono delle creature innocenti che non possono neanche parlare e quindi non potevano commettere alcun peccato. Risposi con naturalezza e con prontezza di no, però da quel momento, e non saprei spiegarmi perché, ho avuto paura che Lei potesse farmi entrare in qualche discussione o in qualche situazione che era più grande di me e quel giorno non volli più parlare di questi argomenti che riguardano la sfera divina. Non avevo la più pallida idea di dove avrebbe voluto arrivare Ada, ma ora comprendo che, da quel giorno, aveva nel cuore di evangelizzarmi e il suo parlare era dolcissimo; mi diceva, infatti, che Gesù aveva per me un amore particolare; mi parlava spesso della Parola di Dio ed io ne rimanevo incantato perché non avevo sentito parlare nessuno a quel modo ed anzi ero un po’ invidioso; pensavo fosse qualcosa che non potevo avere sulle mie labbra e cominciai a sentirmi, e lo ero, troppo lontano da Dio che per me era irraggiungibile. In quel periodo Ada ricominciò a frequentare la Chiesa Evangelica, anche perché non essendo più una bambina, aveva acquisito una certa autonomia. Malgrado mi piacesse il parlare di Ada, ogni domenica io l’accompagnavo in Chiesa e poi andavo via.
Fu un periodo in cui caddi in una profonda crisi esistenziale; mi sentivo confuso e mi trovai di fronte ad un importantissimo bivio dal quale partivano due strade completamente differenti tra loro. Da una parte c’era una religione formale, solo esteticamente perfetta, che chi avrebbe palesemente abbandonato era considerato come uno sbandato, come un “fuori di cervello”; una religione condita di tradizioni che bene o male avevo sempre rispettato e anche di cosiddetti “dogmi della fede” che dovevano essere osservati anche se erano sbagliati e d’altro canto non potevo sapere fino a quanto potevano essere corretti! Dall’altra parte c’era un modo diverso di accostarsi a Dio che includeva soprattutto l’osservanza della lettura giornaliera della Bibbia in maniera scrupolosa e poi vedevo che Ada, tutte le volte che usciva dalla Comunità era felice, sorridente e mi diceva che aveva tanta gioia nel cuore perché aveva pregato, cantato, ascoltato e quindi partecipato attivamente al culto insieme a tante altre persone. Se quindi nel mio cuore da un lato c’era il problema di poter lasciare in asso qualcosa che fino a quell’età non mi aveva per nulla soddisfatto, ma che per i miei, era qualcosa di vitale importanza in quanto osservavano una religione tramandata dai loro genitori, da un altro lato c’era la curiosità di scoprire fino in fondo come scaturiva nel cuore di Ada la gioia visibile anche ad un occhio disattento! Era un bel problema per me e francamente mi sentivo come Don Abbondio nel romanzo dei Promessi Sposi al quale era stato vietato di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia, il quale da un lato aveva ricevuto una minaccia (e io già intravedevo il cruccio dei miei genitori nel caso in cui avessi fatto secondo loro un passo falso) e da un altro era sollecitato da Renzo il quale voleva sapere perché non voleva sposarlo con Lucia. Che dovevo fare, quindi? Cosa dovevo scegliere? Le tradizioni, o la Parola di Dio? Il Papa o Gesù? Le grandi cattedrali adornate d’oro dove c’era un gran silenzio anche quando nelle funzioni religiose il prete diceva: “…..preghiamo…..”, oppure un locale piuttosto umile, da aprire alzando una saracinesca posta all’entrata, dove ognuno poteva lodare liberamente il Signore nella preghiera e nella testimonianza? Questo era il mio insistente e lacerante dilemma, che ben presto il Signore ha risolto. Così, immerso in questo grande mare di indecisione, di sofferenza morale e di profonda tristezza, una domenica dopo avere regolarmente accompagnato Ada in Chiesa, sentii il bisogno di parlare con qualcuno e mi misi a vagare per la città ed entrai in una Chiesa Cattolica e guarda caso c’era un prete all’interno di un confessionale che stava lì come se aspettasse qualcuno. Gli andai incontro e davanti a lui mi inginocchiai, ma non avevo nessuna intenzione di confessarmi; volevo soltanto parlare ed essere ascoltato; sfogarmi ed essere consolato.
E’ difficile poter esprimere con parole povere quello che in quei momenti c’era nel mio cuore, ma ora so che il Signore ne aveva la chiave di lettura. Nella mia semplicità esposi il dramma che stavo vivendo a quello sconosciuto che mi stava davanti, dicendogli che non sapevo quello che dovevo fare. Quando finii di parlare, il sacerdote cominciò un lunghissimo monologo di cui non ricordo nulla; in quel momento era come se fossi assente e vagavo con la mia mente alla felicità di Ada; lui parlava, parlava e intanto io piangevo a dirotto, ma non per quello che sentivo con le orecchie, ma per quello che sentivo con il cuore che era tagliato a metà. Quello che io però, ricordo in maniera particolare fu che Egli mi parlò molto bene degli Evangelici; disse che sono persone che pregano continuamente e che amano il Signore. Forse volevo sentirmi dire proprio queste parole che per me erano parole di incoraggiamento, di esortazione, di aiuto, di conforto, volte soltanto a farmi imboccare una delle due strade che avevo davanti. E poi consideravo pure il fatto che quelle parole pronunciate da un prete cattolico avevano un peso maggiore, per quanto mi riguardava, perché era comunque un rappresentante di “diversa estrazione”, ma il suo riconoscere che gli Evangelici amano il Signore, mi diede maggiore forza e maggiore sicurezza per quello che da lì a poco avrei fatto. Infatti, dopo quella “confessione” mi misi nel cuore di voler conoscere Gesù, ma non dissi alla sorella Ada che avrei voluto entrare nella Chiesa Evangelica. La domenica successiva, il desiderio che avevo nel cuore vi era rimasto e poiché Ada non mi chiese (come tutte le altre domeniche precedenti) se avrei voluto entrare in chiesa, io le manifestai le mie intenzioni di partecipare al culto domenicale. Da quella domenica in poi, iniziai a frequentare regolarmente i culti, inizialmente soltanto la domenica. Durante le predicazioni non facevo altro che piangere perché le parole che venivano pronunciate dal pulpito, mi toccavano in maniera profonda e mi chiedevo come mai avevo perso tanto tempo! Ricordo che il Signore fece un’opera meravigliosa in me; avevo infatti un forte mal di testa che mi perseguitava spesso per una sinusite accertata con delle radiografie, ma io chiedevo continuamente al Signore di farmi un Suo figliolo.
Egli ascoltò la mia preghiera, mi fece un Suo figliolo e mi guarì dalla sinusite. Inoltre, puntualmente ad ogni inverno mi spuntavano i geloni alle mani ed ai piedi, ma il Signore mi ha tolto pure quelli. Egli mi ha fatto un uomo nuovo, ha messo dentro di me il desiderio di conoscerlo, amarlo e servirlo. Mi pentii di avere conservato per tanto tempo quella Bibbia, ma poi la ripresi e a poco a poco cominciai a leggerla e lo Spirito Santo mi aprì gli occhi della fede: il cuore! Costatavo sempre di più che tutto quello che mi diceva Ada e tutto quello che il pastore diceva dal pulpito erano parole vere, parole sante che davano vita al mio cuore e speranza alla mia anima. Soltanto ora potevo scoprire che Gesù ha dato la sua vita sul duro legno della croce per pagare i miei peccati e desidera soltanto che ogni persona arrivi a conoscerlo e ad amarlo; solo ora potevo sapere che la madonna, i santi, devono essere per noi degli esempi di persone pie, ma non vanno né pregati, né adorati, né venerati, perché Dio è un Dio geloso ed ogni cosa che bisogna chiedere a Lui, va chiesta solo ed esclusivamente nel nome di Gesù; solo ora potevo comprendere che tra Dio e l’uomo vi è un solo mediatore: Gesù Cristo. Avevo tanto bisogno di sentirmi parlare dell’amore di Dio che rimuove ogni ostacolo e supera ogni barriera ed ogni difficoltà, che mette chiarezza anche dove le tenebre sono fitte. Ma dovevo sapere anche che chi vuole amare e servire il Signore, prima o poi avrà delle difficoltà e questo lo costatai sulla mia pelle. Volevo trasmettere ai miei familiari la gioia che avevo nel cuore, ma non sapevo da dove e come cominciare. Un giorno, temendo la reazione dei miei genitori, con la voce tremante dissi a mia madre: “….sai mamma, frequento una chiesa, ma dovresti sentire le belle parole che vengono dette dal pulpito… però in questa chiesa non ci sono preti!” e mia madre: “ci sono monaci?”, “no”, dissi “…non ci sono né preti, né monaci….”. Allora mia madre insospettitasi da questa risposta, mi chiese che tipo di chiesa fosse ed io come se volessi liberarmi da un grande peso risposi che si trattava di una Chiesa Evangelica.
Avrei voluto passare metà della gioia che avevo nel cuore ai miei familiari, tanto ero entusiasta dell’Evangelo! Purtroppo, non erano dello stesso avviso i miei familiari; per loro sono stato un traditore della religione cattolica e della famiglia; da quel giorno cominciavano a trattarmi male; mi parlavano con arroganza quando mi parlavano; se mi dovevano dare qualcosa me la tiravano; un giorno mia madre venne incontro a me con un bastone ed in maniera minacciosa cominciò a gridare contro di me; riuscii a toglierle il bastone dalle mani, quando entrò mio padre, vedendomi il bastone in mano pensò tutto il contrario di quello che avrebbe potuto succedere. Per mia madre, sarebbe stato meglio che io fossi uno spacciatore, un ladro o un ubriacone, ma non un Cristiano Evangelico. La mia vita era cambiata; ora amavo il Signore, leggevo la Sua Parola, la meditavo e questa metteva in me la forza di andare avanti anche in mezzo a quelle difficoltà. Pregavo il Signore e Gli chiedevo di vincere per me, ma io non odiavo affatto i miei familiari, anzi pregavo per loro, per la loro salvezza. Per tanti anni il Signore Gesù era stato per me un “illustre sconosciuto” ed io andavo d’amore e d’accordo con i miei familiari; ora che mi avvicinavo all’amore di Dio, alla conoscenza della Sua Parola, alla Sua grazia, alla Sua presenza, ora che mi stavo interessando al fine di poter avere un futuro migliore per la mia anima, ecco che si era scatenata una bufera. I miei fratelli stessi non mi consideravano più come prima, ma per loro ero una persona che aveva fatto un “chissà che cosa”. E’ comunque sempre attuale quel versetto che dice: “Non pensate ch’io sia venuto a mettere pace sulla terra; non son venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a matter pace ma spada. Perché sono venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua” (Matteo 10:34-36).
I miei genitori quasi quasi non mi volevano più in casa; hanno “lasciato” (per quel che li riguardava) il mio fidanzamento, ormai diventato ufficiale (io no); volevano rivolgersi al Papa per farmi “scomunicare” (come dicevano loro); mia madre voleva venire nella caserma dove lavoro per gridare a tutti che ero un Evangelico. Sembrava che avessi contratto la peste. In tutto questo chiedevo al Mio Signore di aumentarmi sempre di più la pace che avevo nel cuore; li amavo, li sopportavo anche se agivano in quel modo e sapevo che lo facevano perché si sentivano umiliati nel loro orgoglio. Il figlio più piccolo, quello che doveva sottostare sia a loro e possibilmente anche agli altri figli più grandi… era diventato… il saputello della famiglia, ora siamo noi gli ignoranti! (così mi dicevano). Ho avuto tanti contrasti in seno alla mia famiglia di origine, ma se da un lato vedevo che i miei familiari mi disprezzavano, potevo essere nello stesso tempo gioioso nel sapere che un’altra grande famiglia costituita da fratelli e sorelle nel Signore mi aveva benevolmente accolto. Ho trovato tantissimi fratelli con i quali condividiamo gli stessi pensieri cristiani nel Signore. La Parola di Dio ci fa sapere che se anche i nostri genitori, ci abbandonassero, questo non lo farà il Signore (Salmo 27:10), che ci ama di un amore particolare. Il Signore, nel corso degli anni ha continuato a fare delle cose meravigliose nella mia vita; mi ha battezzato nello Spirito Santo facendomi gioire grandemente; mi ha dato una famiglia composta oltre che dalla Sorella Ada anche da due figli, Emanuele ed Alessandra. Inoltre con il passare degli anni ha fatto si che potessi recuperare i rapporti con i miei familiari. Purtroppo i miei genitori non ci sono più; mio padre fino all’ultimo istante della sua vita non ha voluto accettare il Signore come suo personale Salvatore e quindi è morto due volte, ma questo non è dipeso dal Signore. Con i miei genitori, in particolare con mia madre, sono riuscito anche con l’aiuto di mia moglie a riacquistare un ottimo rapporto, in quanto il Signore ci ha dato grazia e modo di poter mostrarle l’amore di Dio nelle varie circostanze della vita, con la stima ed il rispetto comunque dovutole, ma facendole anche capire con intelligenza che Dio va messo al primo posto sempre e comunque, al punto che nell’ultimo periodo della sua vita, per vie di diversi ictus abbiamo fatto in modo che vivesse a casa nostra, dove le parlavo speso del Signore e le leggevo la Parola di Dio. Mia madre al contrario di mio padre ha accettato il Signore come suo personale Salvatore e malgrado le sue infermità, malgrado costretta a letto, diceva spesso che era felice. E’ andata con il Signore con la gioia nel cuore.
Ho comunque continuato a servire il Signore con un gruppo di fratelli impegnandoci seriamente in diverse attività. Una volta al mese ci rechiamo alla stazione centrale di Palermo, per portare dei sacchetti precedentemente preparati con pasta, un panino ed altro per i “senzatetto” che dimorano lì. Facciamo per loro anche un culto con cantici, testimonianze e l’istruzione della Parola di Dio; ogni lunedì sera, dopo cena, ci dividiamo in due gruppi ed andiamo a visitare le famiglie della nostra comunità, dove il Signore mi dà grazia di leggere la Parola di Dio e di meditarla insieme ai fratelli; una volta al mese facciamo visita in una casa di riposo per anziani dove, anche lì, svolgiamo un culto vero e proprio e gli anziano sono felici di incontrarci e pregare il Signore insieme a noi; Ogni tanto facciamo visita nelle piccole comunità della provincia di Palermo, per incoraggiarle ad andare avanti e ci rallegriamo con i fratelli per la presenza e l’amore che Dio ha per noi; spesso facciamo pure delle evangelizzazioni nelle strade, nelle piazze della nostra città ed altre volte collaboriamo con i pastori di comunità della provincia di Palermo. Desidero incoraggiare tutti coloro che stanno attraversando l’esperienza che io ho vissuto, o esperienze ancora più pesanti dicendo loro: “fratello, sorella, non guardare né a destra né a sinistra, né a quello che ti dicono, né a quello che ti fanno, né a quello che ti capita; sappi che Gesù ti ama così come sei e vuole darti la vita eterna. Cosa ti potrà offrire l’uomo, in cambio di tutti i benefici che Dio ti vuole dare?” Tutte le volte che prego, chiedo al Signore di volerlo servire, dove, come e quando Lui vuole. Fallo anche tu! Per tutto questo, ti chiedo di pregare per me, affinché il Signore possa continuare a portarmi avanti nelle Sue vie. Preghiamo gli uni per gli altri.
Per chiunque voglia mandarmi una e-mail, il mio indirizzo di posta elettronica è il seguente:
palelio.1958@yahoo.it
Pace del Signore a tutti.
Fr. Aurelio Palazzolo
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Desidero consigliare a tutti coloro che leggono questa testimonianza di non prendere le cose del Signore alla leggera, in quanto ogni persona è un’anima preziosa davanti a Dio perché Lui ha dato per l’umanità quello che aveva di più caro (Vangelo di Giovanni 3:16), cioè il Suo figliolo Cristo Gesù, il quale morendo sulla croce ha pagato il mio, il tuo ed il peccato di tutti gli uomini. Nessun’altro avrebbe potuto effettuare questa opera sulla croce, in quanto nessun’altro è stato trovato degno di poterlo fare. Soltanto Gesù quindi può salvare e non è stato dato all’umanità nessun’altro nome per cui si può essere salvati (Libro degli Atti degli Apostoli 4:12). Inoltre l’unico intercessore (in quanto vivente) e l’unico mediatore tra l’uomo e Dio è Cristo Gesù il Signore (1ª Lettera di Paolo a Timoteo 2:4,5); quindi è meglio rivolgersi direttamente a Dio nel nome del Suo figliolo Gesù, infatti Gesù stesso dice nella Sua Parola: “….tutto quello che chiedete al Padre mio nel mio nome, Egli lo darà (Vangelo di Giovanni 15:16)”. Sarebbe assurdo pensare di non poter essere ricevuto da Dio Padre se non per mezzo di “creature” quali Maria, Giuseppe, Pio, ecc. ecc. Il Signore dice: “Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”; dice pure “Quando due o più siete uniti nel mio nome, io sono in mezzo a voi”, e ancora: “……quando tu vuoi pregare, entra nella tua stanzetta e serratone l’uscio prega al Padre tuo che è nel segreto ed il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa (Vangelo di Matteo 6:6)”.
Quindi ogni esperienza in sé può essere buona, toccante, emozionante, ma va confrontata con la Parola di Dio nel senso che vanno guardate con attenzione; ma vi sono esperienze che vengono dalla volontà del Signore, altre no.
Il mio consiglio è anche quello di leggere la Bibbia e di meditarla con l’aiuto e la guida della Spirito Santo, perché soltanto in questa maniera possiamo capire quello che Dio vuole da noi e comportarci quindi di conseguenza.
Infine consiglio a tutti di pregare il Signore e soltanto Lui in quanto soltanto a Dio dobbiamo dare il culto. Gesù disse infatti al diavolo che lo tentò: “Adora il Signore, tuo Dio ed a Lui solo rendi il culto”. Questo significa che se il diavolo dovrebbe dare il culto a Dio (ed è una cosa che non farà mai), tanto più noi creature di Dio dobbiamo dare il culto soltanto a Dio, cioè dobbiamo pregare, adorare, venerare e servire solo il Creatore e non le creature.
Fratello Aurelio
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