Caro giovane ti sei mai sentito un pesce fuor d’acqua? Leggi l’esperienza di Daniele, è un invito a donare la tua gioventù a Dio. Vedrai cosa Lui ne farà!
Pace, mi chiamo Daniele e ho 33 anni.
Sono nato in una famiglia evangelica, i miei genitori erano convertiti all’Evangelo prima della mia nascita, ma non per questo sono nato già cristiano.
Fin da piccolo la mia educazione è stata secondo gli insegnamenti della Bibbia, insegnamenti ai quali i miei genitori credevano e che giustamente cercavano d’impartirmi come morale e condotta di vita.
Il pensiero più comune è che un individuo venga definito cattolico, musulmano, buddista, protestante o di qualsiasi altro credo solo perché nasce in una famiglia “appartenente” ad una specifica religione; secondo la Bibbia, e quindi secondo il volere di Dio, non è così: si diventa cristiani solo se si accetta Gesù come personale Salvatore nella propria vita e si vive secondo i suoi insegnamenti e la sua volontà.
In qualche modo mi sono sempre visto come un’eccezione dalla massa: i compagni d’asilo, quelli della scuola, le amicizie quotidiane erano per la maggior parte cattolici e mi sforzavo di capire perché eravamo “diversi”.
Logicamente quando si è piccoli ha un grande peso sulla propria persona l’educazione ricevuta; ma, nonostante facessi quello che mi veniva insegnato, non ero un cristiano. Partecipavo alle riunioni in chiesa, alla scuola domenicale, credevo in quello di cui ero a conoscenza come nella cosa giusta da fare, ma mancava un mio incontro personale con Dio.
Crescendo, come tutti i ragazzi, iniziavo a formare le mie convinzioni e a ricercare le amicizie più vicine al mio modo di intendere la vita. Pur continuando a frequentare le chiese evangeliche, il mio comportamento molte volte non rispecchiava gli insegnamenti che venivano dati.
Il paradosso è che ritenevo giusto ciò che sentivo della Parola di Dio, ma cercavo ugualmente di vivere come meglio credevo: iniziai a cercare i divertimenti per vedere se erano sbagliati così come è scritto nella Bibbia. Mi feci delle amicizie fuori dal contesto della chiesa e vivevo con un piede in due scarpe! Potete immaginare come si possa camminare o correre così?
In chiesa iniziavo ad avere, grazie a Dio, delle esperienze personali col Signore: mi rendevo conto che Dio non è un concetto umano, ma una persona reale che si manifesta all’uomo, che lo cerca e che vuole in tutti i modi avere un contatto con lui: una persona spirituale che fa sentire la sua presenza nella vita degli uomini. Il problema era in me: non Lo cercavo con desiderio, tanto quanto Dio cercava me con Amore!
Tra il vivere in chiesa sentendo la presenza di Dio e le esperienze sbagliate arrivò il periodo del militare. Ero particolarmente deluso della mia vita e, piuttosto che andare ai piedi del Signore, non vedevo l’ora di essere lontano da tutto quello che mi circondava. E il servizio militare era un’ottima opportunità.
Durante questa esperienza di vita maturai la piena convinzione di non frequentare più la chiesa al mio rientro a casa ed ero convintissimo di questo! Mi vedevo mancante davanti a Dio, bene o male nel mio comportamento non ero diverso da nessun uomo intorno a me. Non mi sentivo cristiano (cioè “seguace di Cristo”) e perciò ritenevo giusto non ingannare né me stesso né le persone intorno a me. Sembrava un gran gesto di sincerità, ma ancora una volta, piuttosto che andare a Dio, volevo vivere secondo le mie convinzioni. Era un modo per dire che della mia vita ero padrone e potevo farne quello che volevo!
Tornato a casa, una volta finito il servizio militare, mi sentivo un pesce fuor d’acqua in ogni ambiente.
Non ripresi più a frequentare la chiesa evangelica e anche le amicizie del passato, oramai, non c’erano più. Ricordo che una volta i miei genitori invitarono il pastore della chiesa con la sua famiglia a pranzo a casa in occasione del mio prossimo congedo e il Pastore mi disse che aveva ricevuto “un’ambasciata” dal cielo che parlava del mio ritorno in chiesa. Non dissi nulla ma questo non mi diede nemmeno fastidio, pensai solo che se avesse saputo della mia convinzione di non frequentare più i culti non avrebbe mai parlato così.
A vent’anni iniziavo a pensare al mio futuro: il periodo delle sbandate era finito e mi sentivo “in ordine” con me stesso. Conobbi una bravissima ragazza, molto seria, intenzionata addirittura a prendere i voti da suora prima di conoscermi. Ci frequentammo, anche se abitavamo molto lontano, ed essendo lei cattolica praticante qualcosa mi ritornava alla mente degli insegnamenti ricevuti, soprattutto quando la accompagnavo nella chiesa cattolica.
Una voce parlava alla mia coscienza dicendomi che quello non era il mio posto, che anche se avessi vissuto la vita più normale di questo mondo (avere una bella famiglia, lavorare, essere onesti, fare il bene al prossimo) senza Cristo sarebbe stata vuota e senza senso. Mi diceva che sapevo benissimo cosa significa essere cristiani (seguaci di Cristo!) e questo era ciò che Dio voleva anche da me!
Nello stesso tempo le amicizie della chiesa non smisero mai di cercarmi e di dimostrarmi il loro affetto, anche se io restavo in disparte.
Quando frequentavo la chiesa avevo iniziato a suonare durante i culti e con questo pretesto ricominciai a essere presente ai culti una domenica sì ed una no. In questo modo ero “obbligato” a sentire la Parola di Dio, la quale mi chiamava sempre più a ritornare a Cristo, a guardare i miei errori e non quelli degli altri, a valutare com’era la mia vita davanti all’Eterno.
Passai qualche mese in questa situazione di “sospensione”, poi dovetti scegliere cosa fare della mia vita e grazie all’amore di Dio scelsi di seguirlo, finalmente!
Chiusi la relazione affettiva e pensai a mettermi in ordine con Dio come prima cosa. Avevo il vizio del fumo, anche se non lo ritenevo tale perché fumavo poco, e Dio mi diede la forza per vincere questo desiderio e non peccare più in questo modo.
Nel mio ritorno alla chiesa scoprii l’importanza della Bibbia nella mia vita. Questa raccolta di libri, che prima ritenevo solo un insieme di insegnamenti, parlava al profondo del mio cuore ogni volta che la leggevo e mi confrontavo con essa. Da allora realizzo ciò che è scritto in Ebrei 4:12, che la Parola di Dio è vivente e compie un’opera profonda nella vita dell’uomo!
Non avevo mai valutato la Bibbia in questo modo. Dio ci parla attraverso essa perché è la “parola profetica più certa” alla quale dare ascolto!” (2 Pietro 1:19). Incominciai così anche a studiare la Bibbia, grazie alla scuola biblica che c’è in chiesa, e ancora adesso il desiderio di sapere sempre più di Dio e cosa Dio dice di me, non è venuto meno, grazie a Lui!
Un’altra vittoria che Cristo Gesù ha avuto su me è l’avermi chiamato a lavorare nella sua opera.
Sebbene non mi sentissi degno e abbia fatto resistenza a questa chiamata per diverso tempo, Dio mi ha dato grazia di avere delle responsabilità nella chiesa e di adoperarmi per Lui. Anche in questo il pastore aveva ricevuto “un’ambasciata” dal cielo!
Forse alcuni possono pensare che mi sia fatto condizionare, ma non è così! Dio rivela la sua volontà ai suoi servi e ne ho avuto conferma anche in questo, così com’era stato per il fatto che non volevo realmente più frequentare la Chiesa!
Non ci sono meriti e condizionamenti umani, ma è l’Amore di Dio che ci chiama a Lui e invito chiunque legge queste righe a ricercarlo… E Dio si farà trovare di certo!
Voglio incoraggiare coloro che sono nati in famiglie come la mia a non perdersi nelle vie del mondo. Non serve a nulla fare esperienze per valutare se sono sbagliate o meno. La cosa giusta da fare è abbandonarsi a Dio da subito perché abbiamo una possibilità in più rispetto a chi nasce in famiglie di altre confessioni.
Con me Dio è stato davvero misericordioso, nonostante tutti i miei “No” ai suoi inviti di ravvedimento!
Da parte mia, fin quando sono su questa terra devo tutti i giorni ricercare Dio, e a questo invito anche tutti voi: sforzatevi! Attraverso la Bibbia ognuno può sentire l’Eterno che parla al proprio cuore, se ci si dispone ad accettarlo.
Dio vi benedica!
Pace!
Daniele
Tratto da: http://www.betaniachiesaevangelica.it/
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