«L’esperienza della coscienza è dotata di qualità intrinsecamente soggettive che le scienze del cervello non sono in grado di spiegare. Tale dimensione qualitative resiste ad un’interpretazione radicalmente riduzionista», ha scritto Massimo Reichlin, docente di Filosofia morale presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele (M. Reichlin, “Etica e neuroscienze”, Mondadori Editore 2012, p.162).
Non solo le scienze del cervello non riescono a spiegare, ma l’eccezionalità umana emerge ancora con più potenza da quando l’uomo si confronta con la robotica. La consapevolezza è infatti la nuova frontiera, scaricare in un computer i nostri ricordi, la nostra storia, le nostre emozioni e la nostra consapevolezza. «Era una sfida interessante. Ma dopo vent’anni ho capito che no, non è possibile. La consapevolezza va al di là del meccanismo. È un fenomeno primario. È una proprietà irriducibile della realtà» ha però spiegato il fisico Federico Faggin, celebre informatico italiano, inventore del primo microprocessore al mondo (ancora oggi utilizzato), tra i pionieri della Silicon Valley fondatore e direttore della “Synaptics”, la ditta che sviluppò i primi Touchpad e Touchscreen. Per questo “Forbes” l’ho ha messo accanto a Enrico Fermi dopo che ha ricevuto il “National Medal of Technology and Innovation” dal presidente americano Barack Obama.
Non esisteranno mai macchine consapevoli e «più che rassicurarmi questa certezza mi ha aiutato a capire fino in fondo quanta più profondità ci sia in un uomo. O perfino in un animale. Un bambino che sbatte su un albero da quel momento sa che si farà un bernoccolo sbattendo contro ogni albero, alto, basso, giovane, vecchio, verde o spoglio che sia pino, abete o baobab: il computer no. Devo fargli immagazzinare tutte le variabili perché da solo non ci arriva. Una società “scientista” ci ha fatto il lavaggio del cervello spingendoci a pensare che tutto è macchina. L’universo è una macchina, noi siamo macchine… Assurdo. L’uomo si sta sottovalutando. E lo diciamo non sulla base di un dogma ma di quanto abbiamo potuto accertare».
Siamo nell’era riduzionista, scientista e secolarizzata dove la negazione dell’uomo serve per negare la creazione di Dio. Ed invece, spiega, serve un neo umanesimo post digitale. Oggi Faggin si occupa di finanziare «i ricercatori di varie università che cercano di trovare una teoria matematica della consapevolezza. Generalmente gli scienziati pensano (non tutti, si capisce) che questa sia un epifenomeno del funzionamento del cervello. Per me no. È primaria».
Ma la consapevolezza è quella che chiamiamo anima? «È certamente un aspetto di ciò che chiamiamo anima ma preferisco non darle una connotazione religiosa. Meglio mantenere la cosa a livello scientifico. Per me Dio è una cosa così enorme che non mi ci voglio cimentare. Non voglio metterlo in una scatola. Classificarlo. Dio è la totalità dell’esistenza. È tutto. Everything. Lo banalizzerei cercando di ridurlo in concetti. Credo che ci sia una entità superiore che ha creato il tutto. Che ha creato l’esistenza. Ma a me interessa vedere questa cosa, la consapevolezza, sul piano scientifico. Da scienziato. Il mio rapporto con Dio è una dimensione privata. Riguarda solo me».
Tratto da: http://www.uccronline.it/
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