“Inaugurare una nuova tappa nelle relazioni tra cattolici ed evangelici”, è l’augurio espresso dal pontefice argentino Jorge Bergoglio nel corso dell’incontro del 6 novembre scorso con la delegazione dell’Alleanza Evangelica Mondiale (Wea), in visita ufficiale in Vaticano. Nel suo discorso incentrato sul concetto di armonia tra diverse anime del contesto cristiano e peraltro supportato da diverse citazioni bibliche, il vescovo di Roma ha focalizzato tutto sul tema dell’unità, difficile però necessaria al progresso del messaggio di Cristo: “sebbene ci siano divisioni tra i cristiani e sussistano ancora rivalità e conflitti tra le nostre comunità”, ha sottolineato papa Francesco, questa situazione indebolisce la capacità di adempiere il comandamento del Signore di predicare il Vangelo a tutte le nazioni, ragion per cui costui si auspica che lo Spirito Santo (?) possa inaugurare una nuova tappa nelle relazioni. Il segretario generale della Wea, Geoff Tunnicliffe, evidentemente propenso ad allinearsi alla corrente “umanistica” della Chiesa degli ultimi tempi, è rimasto entusiasta per questa apertura del Vaticano che lascia spiragli a una possibile “nuova Era nelle relazioni tra evangelici e cattolici”; tuttavia, i vertici dell’Aei (Alleanza Evangelica Italiana) hanno ancora una volta ribadito i dubbi su un ecumenismo fra le parti, viste le notevoli differenze teologiche tra evangelismo e cattolicesimo, esprimendo cautela verso il nuovo corso “bergogliano”.
Qualche giorno prima il quotidiano Christianity Today del 4 novembre scrive che papa Francesco ha invitato alcuni leader evangelici anglosassoni a un “Colloquio interreligioso internazionale sulla complementarietà dell’uomo e della donna, sul matrimonio e la famiglia”. Rick Warren, pastore della chiesa battista Saddelback, Russel Moore, presidente della Commissione etica e libertà religiosa della Southern Baptist Convention (che è la più grande unione delle chiese evangeliche degli Stati Uniti), il teologo e apologeta anglicano NT Wright, la pentecostale Jacqueline C. Rivers e l’anabattista Johann Christoph faranno parte del gruppo degli invitati, e all’incontro interreligioso in Vaticano sono attesi una trentina di relatori provenienti da ventitré Paesi nonché leader appartenenti a ben quattordici religioni.
Come si vede, il lavoro della Santa Sede supera i confini della nazione, a conferma che la Babilonia del futuro sarà una Chiesa (apostata) internazionale che terrà contenti gli adepti di ogni credo e dottrina religiosa del mondo. Nel sottolineare che la conferenza si svolgerà a poche settimane dal Sinodo dei vescovi sulla famiglia, sinodo che ha evidenziato tensioni all’interno delle gerarchie cattoliche su gay, lesbiche e coppie conviventi, esorto il lettore a non entusiasmarsi troppo per gli sforzi umani ma bensì a leggere, fra le righe dell’avvenimento, che l’avvento dell’anticristo non è questione di anni-luce!
Orbene, nel ricordare al lettore che già durante la scorsa visita del papa argentino a Caserta, ospite della Chiesa della Riconciliazione del past. Traettino, sembra sia stata tracciata una prima linea di intesa con gli evangelici, questa serie di contatti mi “puzza” di bruciato perché la Chiesa di Laodicea futura (o forse è già riedificata?) sarà una grande assemblea ecumenica dove affluiranno frange di credenti delle varie denominazioni, ai quali – ovviamente – sfugge che il prossimo governo anticristiano mondiale sarà guidato dalla Bestia di Apocalisse 13:4, grazie anche e soprattutto al sostegno spirituale del Falso Profeta (vers.12).
Pertanto, giacché al tempo presente nessuno è in grado di prevedere le mosse della nascente futura “Babilonia, grande meretrice”, e il Signore ci avvisa con largo anticipo dell’era in cui il mondo – economico e sociale, giuridico e religioso – innalzerà agli onori terreni l’Anticristo, come si fa a non discernere oggi che queste alleanze stanno preparando il terreno al futuro dittatore citato in Apocalisse? Per me, la Chiesa di Roma gioca un ruolo importante nelle profezie scritturali, a maggior ragione che essa promuove con forza – da anni – una sorta di ecumenismo a tutti i costi, malgrado Yavhè ordini a Israele, sin dall’antichità, di “non mischiarsi con le nazioni pagane” e di“ non fare alleanze con popoli adoratori di divinità straniere” (Giosuè 23:7 e Giudici 2:2).
Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com
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