È sempre bello ascoltare la storia della conversione di una persona, ma quando è tua nonna a raccontarti il suo incontro col Signore è ancora più bello perché sai che in qualche modo ha contribuito alla tua conversione!È stata proprio lei, qualche settimana fa, a chiedermi di poter scrivere la sua testimonianza: “Melissa” mi ha detto, “prima di morire, vorrei raccontare la mia storia”…
Ho accettato subito perché so che la sua vita, costellata da tante prove e afflizioni ed altrettante liberazioni, può essere di incoraggiamento a molti.
Le chiedo di partire proprio dall’inizio.
Sono Antonietta e sono nata il 10 gennaio del 1929 a Postiglione (Salerno), in una famiglia cattolica, quinta di sette figli.
La vita in campagna era molto dura, ancor di più durante la guerra. Quando nel ’42 il paese fu invaso dagli americani fummo costretti varie volte a lasciare le nostre case per via dei saccheggiamenti.
Trascorrevamo varie nottate fra i campi, dormendo all’aria aperta e pregando che non venissimo colpiti dai bombardamenti che sentivamo in lontananza.
Ricordo che padri di famiglia lasciavano tutto per andare in guerra; mio cognato, per esempio, lasciò mia sorella e il loro bambino e al suo ritorno, quando la guerra finì, il bambino morì per qualche strana malattia.
Poi i racconti della guerra sbiadiscono, forse cancellati dalla memoria a causa del troppo tempo passato o semplicemente perché le cose brutte si preferisce dimenticarle e basta.
Quando la guerra finì ero già ragazza e il mio pensiero era quello di lasciare presto quella vita difficile, perché ero convinta non poteva offrire nulla al mio futuro.
Conobbi Francesco e il 19 febbraio del 1955 divenne mio marito. Ci sposammo e andammo a vivere a Oliveto Citra. Fu lì che per la prima volta sentii parlare degli evangelici. Un giorno passai davanti a quella chiesa che tanto mi incuriosiva e fui subito colpita dalla melodia dei canti; decisi di entrare per qualche istante, giusto il tempo di ascoltare un brano della Bibbia in Matteo 12:43-45 che colpì il mio cuore e che a distanza di tanti anni ancora ricordo.
Mio marito mi trascinò fuori da quel luogo e non mi fu più possibile entrarci una seconda volta.
Come già detto, tutta la mia famiglia era molto devota al cattolicesimo e il movimento evangelico ai tempi era una realtà sconosciuta, qualcosa da cui tenere le distanze.
Venne poi il giorno in cui Francesco partì, come molti altri per la Svizzera interna alla ricerca di un lavoro che ci garantisse di poter vivere. L’Italia, soprattutto a sud, era uscita molto provata dalla guerra. La nostra famiglia era cresciuta, avevo avuto quattro figli, non c’era altra soluzione che lasciar partire mio marito.
Le cose però per me si fecero ancora più difficili: oltre a dover accudire i miei figli da sola, avevo anche una suocera molto malata che abitava con me.
Avevo la necessità di riavvicinarmi a mio marito e ricordo che a modo mio, chiedevo al Signore di liberarmi da quella angoscia e aprirmi la strada per emigrare anche io a nord.
Parecchi dei nostri parenti vivevano ormai da qualche anno al confine con la Svizzera e fu proprio grazie all’aiuto di un cugino di mio marito che nel 1963 finalmente emigrai a Clivio.
Ricordo che io e i miei quattro figli partimmo con un camion merci.
Andai ad abitare proprio da questo parente il quale aveva una casa con molti appartamenti.
Fu qui che la mia vita cambiò radicalmente. Non perché potevo ora contare sull’aiuto di mio marito o di qualche familiare, ma perché le persone che mi avevano affittato l’appartamento erano cristiani nati di nuovo.
Iniziai con loro a frequentare i culti che si tenevano in casa del fratello Antonio Polino, il pastore di quella piccola comunità, nonché cugino di mio marito.
Il Signore mi aveva liberato dal peso di dover accudire anche mia suocera, rimasta a Roma a casa di mio cognato, ma il cuore di mio marito rimaneva duro. Era stato assunto come manovale in una ditta svizzera vicino casa, ma le sue serate le passava da un bar all’altro a bere, fumare e giocarsi quei pochi soldi che guadagnava.
La mia fede, però, ora era cambiata: sapevo che Dio poteva cambiare anche lui come aveva fatto con me.
Nel 1966 scendemmo alle acque insieme! A casa della sorella Lucia, io e mio marito decidemmo insieme di servire il Signore.
Dio ha avuto misericordia di me, l’unica di sette figli, ancora ora, ad aver conosciuto Gesù! Quanto è grande il Signore!
A questo punto del racconto vedo mia nonna cambiare espressione, dalla gioia della salvezza alla tristezza di dover affrontare il pregiudizio della famiglia.
Quando accetti Gesù nel tuo cuore gli altri non capiscono la gioia che provi, non possono nemmeno immaginare la pace che senti nell’anima. Il resto della mia famiglia che era rimasta nel sud Italia era molto contrariata dalla nostra scelta di “cambiare religione”.
Il penultimo dei miei figli fu colpito da poliomielite proprio quando iniziai a frequentare i culti e i miei fratelli subito accusarono me per questa disgrazia, mi offendevano di continuo e mi intimavano di ritornare al cattolicesimo.
Ma non solo… mi capitò di andare a trovare uno dei miei fratelli e di dimenticare la Bibbia sul tavolo di casa. Quando mio fratello si accorse, mi telefonò e mi chiese di ritornare subito a riprendermi la Bibbia perché aveva paura di tenerla in casa.
Non riuscivo a capire perché quel Dio che tanto aveva fatto del bene nella mia vita addirittura potesse far paura al resto della mia famiglia.
Molte furono le lotte con i miei fratelli nei primi anni della mia conversione, ma Dio addolcì anche il loro cuore e col passare degli anni i rapporti con loro migliorarono.
Dei quattro figli solo uno rimase con me durante la sua infanzia. Tonino, il mio primo figlio, e Gerardo, il secondo, trascorsero molti anni in collegio lontani da casa, mentre Claudio, malato di poliomielite, rimase per dieci anni a Varese in una struttura adeguata.
Per tutto questo periodo potevo vedere i miei figli sporadicamente e anche questa fu una grande sofferenza, ma grazie a Dio, quando ormai grandi ritornarono tutti e tre a casa il Signore si fece conoscere anche a loro. Era bello servire il Signore tutti insieme! Mi vengono alla mente le parole di Giosuè che diceva: “Quanto a me e alla mia casa, serviremo l’Eterno“.
Il Signore ha provveduto una casa molto grande per mia nonna e lei l’ha sempre messa a disposizione dei fratelli. Ricordo con molto piacere le giornate passate insieme ai fratelli missionari che “invadevano” la casa dei nonni portando grande gioia a tutta la famiglia: passavamo giornate intere a cantare allegramente nel giardino!
La tavola era sempre apparecchiata e anche se ero molto piccola, non mi ricordo di aver mai sentito una lamentela sulle labbra di mia nonna; la vedevo felice mentre cucinava e lavava decine di piatti, mi diceva sempre che servire i fratelli era come servire Gesù stesso.
Sprazzi di gioia in un cammino costellato da tante afflizioni e malattie.
Nel 1997 persi uno dei miei quattro figli in seguito a un’operazione al cuore. È stato il dolore più grande della mia vita, soprattutto perché era l’unico a non essere battezzato.
Nel corso della vita ho subìto dieci operazioni; nell’ultima, qualche anno fa, il Signore mi ha davvero liberata da morte certa.
Soffro di osteoporosi e spesso rimango bloccata a letto per diversi giorni e non riesco a essere presente ai culti e se da una parte questo mi rattrista molto, dall’altra gioisco perché so che i fratelli e la mia famiglia pregano per me. Dio è la mia rocca e la mia fortezza, in Lui confido ogni giorno. Ho 83 anni, il Signore mi ha onorato donandomi una famiglia numerosa: ho tre splendide nuore, sei nipoti e un pronipote. È per loro che prego quotidianamente perché possano cercare Dio ogni giorno della loro vita. Il giorno della mia dipartita è vicino, ma non ho paura di morire. Prima che i miei occhi si chiudano desidero solamente vedere la conversione di tutti i miei nipoti. È anche per loro che scrivo questa testimonianza. Nipoti e giovani in generale, non guardate al mondo, guardate a Dio! Solo Lui può darvi una vita benedetta e prospera.
In conclusione mi sento di citare questo verso di 1 Samuele 7:12 che dice: “Fin qui l’Eterno ci ha soccorso“. Sì, proprio così, fino ad oggi Dio è stato con me e io desidero ringraziarlo per le cose belle, ma anche per le prove che mi ha dato perché so che grazie a quelle mi sono stretta maggiormente a Lui.
È stato un grande onore poter scrivere la storia di mia nonna, come è stato un grande piacere aver trascorso con lei la maggior parte dell’infanzia.
Ho imparato tante cose in passato e ancora oggi, con il suo esempio, ho modo di ammirare la sua dedizione e la sua costanza.
Dio ci da ogni giorno degli esempi d’amore da poter seguire e io ringrazio il Signore perché alla nostra famiglia ha donato una donna meravigliosa come lei che con la sua saggezza e la sua forza ci ha insegnato molto di quello che ora sappiamo e possiamo tramandare ai nostri figli.
Tratto da: http://www.betaniachiesaevangelica.it/
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