“La Bibbia nella nostra casa portò nuova vita, un santo cambiamento e una meravigliosa speranza di fede”, sono le semplici parole che pronuncia la sorella Michela a chi gli chiede di parlargli della sua esperienza con il Signore.
Nasce nel 1922 a S. Andrea di Conza (AV), paesino di poche migliaia di persone, dove ha trascorso la sua infanzia; figlia di Angelo il calzolaio, un uomo semplice e intelligente ma soprattutto molto religioso e desideroso di vivere rettamente, che ben presto iniziò a leggere la Bibbia. Forse era l’unico ad averne una copia, ad eccezione, naturalmente, del suo amico prete. Il papà leggendo la Bibbia ebbe forti dubbi per l’incoerenza esistente tra ciò che leggeva e quello che, invece, era insegnato e praticato nella sua amata chiesa. Dopo diversi tentativi falliti volti a chiarificare queste divergenze con il prete, nel 1928 abbandonò completamente la Chiesa Cattolica e da quel momento cominciò a leggere quel grosso libro “tutto segnato e sottolineato come un quaderno di appunti” in famiglia, prima con i figli, poi con i parenti ai quali aveva spiegato le sue perplessità, e a mano a mano il numero degli ascoltatori aumentò, fino al punto che, a volte, in casa non c’entravano tutti. Spesso, in questi incontri si parlava che Gesù poteva guarire, risuscitare i morti, operare miracoli, e tutti erano incuriositi perché non avevano mai sentito parlare di queste cose; per loro erano nuove, e a tale udire, su molti visi le lacrime scendevano liberamente e i cuori erano toccati; così si aspettava con ansia la sera per riunirsi di nuovo, intorno a quella semplice lettura biblica.
Naturalmente di fronte a questa situazione il prete, insieme con altri amici di Angelo, si scagliò contro di lui, opponendosi, con ogni mezzo e forza, alla prosecuzione di tali riunioni e molti, che un tempo erano amici, diventarono nemici, ingiuriatori e persecutori di questi “improvvisati protestanti”.
Finanche il fratello di Angelo: Andrea, gli fece una guerra spietata. Una notte, mentre questi era a letto, sentì una voce particolarmente soave, “angelica”, proveniente dal tetto della casa, che gli diceva di seguire la strada dei suoi fratelli perché era quella giusta; in quella stessa notte, prima dell’alba ritornò a casa del fratello che aveva maltrattato poche ore prima e s’inginocchiò sulla soglia della porta chiedendogli perdono e dichiarando di credere nel Signore.
Dopo qualche tempo, dalla Chiesa Battista di Calitri (AV) arrivarono in paese dei fratelli a evangelizzare e organizzarono delle riunioni cristiane anche nella loro casa. Non avevano mai assistito a delle riunioni evangeliche; fu una bellissima scoperta vedere i libri dei cantici con i quali si cantavano all’unisono, poetiche espressioni di lode al Signore. E che dire delle belle preghiere e della predicazione della Parola di Dio che allargava il cuore con la verità che essa rappresenta e che confermava le loro “scoperte spirituali”. Poi arrivò il fratello Pace, che convertitosi all’Evangelo, fu incaricato dai fratelli di Calitri, di curare questo gruppo formatosi in casa e che presto divenne autonomo iniziando a desiderare e realizzare il dono del battesimo nello Spirito Santo. Rimasero soli ma uniti nella ricerca e nel resistere alle avversità anche quando, dovendosi riunire, erano costretti a radunarsi nelle masserie in aperta campagna per la “persecuzione paesana”. Nonostante ciò il Signore consolava i cuori visitandoli e confermando la Sua Parola con battesimi nello Spirito Santo, liberazioni ed esperienze genuine di salvezza.
Adolescente, Michela Cassese Dello Iacuo chiese di fare il patto in acqua e fu battezzata in una vasca di zinco rimediata per l’occasione, adattandone una di solito adibita ad altre funzioni. Dopo qualche anno, si trasferì nella città di Caserta, dove poi si sposò e con il marito partecipò attivamente alla vita delle comunità di Caserta e S. Maria a Vico.
Si trasferì poi a Napoli, dove ancora oggi, felice nella Verità e nella Speranza della Vita Eterna, testimonia che la Parola di Dio è stata ed è fonte di conforto in tutta la sua vita e per ogni suo giorno, godendo la fedeltà di Chi l’ha salvata nel tempo della sua giovinezza.
Nella vedovanza come prima, fa da testimone che anche nell’oppressione e nella difficoltà c’è un luogo dove i paschi sono verdeggianti e le acque calme: i cortili del Buon Pastore che ha sempre la porta aperta e la Sua voce ripete “venite a me ed io darò riposo alle anime vostre”.
Tutto grazie alla Parola di Dio fonte da cui scaturisce continuamente “il Bene” per l’uomo.
Tratto da: http://www.adinapoli.it/
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