Dopo la tragica morte dei due bambini siciliani, vittime di un’improvvisa eruzione di fango caldo proveniente dalle Maccalube (che significa Ribaltamento), una zona tipica dell’entroterra agrigentino caratterizzato da “vulcanelli di fango”, la cronaca di questi giorni registra la morte di 36 escursionisti in Giappone per le esalazioni di gas del vulcano Ontake che era inattivo dal lontano 1979. Senza dimenticare le numerose attività piroclastiche dell’Etna durante il 2013 (oltre 15 eruzioni!) e anche nel corso di quest’anno, e l’improvvisa esplosione estiva del “cugino” Stromboli, questi primi nove mesi del 2014 han visto entrare in attività eruttiva diversi vulcani localizzati in varie parti del mondo: dall’Indonesia (Sinabung, Mayon e Loikon) all’Italia (Etna e Stromboli), dalla Russia (vulcano Shiveluc nella penisola del Kamatka) all’Islanda (Bardarbunga). Molti ricorderanno la lunga attività eruttiva del vulcano Eyjafjallajokul (Islanda) nell’anno 2010, che
oltre ad aver emesso una notevole quantità di anidride carbonica e solforosa nell’atmosfera per almeno quattro mesi, provocò la cancellazione di circa 100mila voli delle maggiori compagnie aeree internazionali, con danni economici notevoli; ma a quel che pare, questa ripresa eruttiva sull’intero pianeta non sembra allarmare granchè l’opinione pubblica. Se a tutto ciò aggiungiamo la possibilità (non ipotetica a detta degli esperti) di inattesi risvegli di ulteriori vulcani “dormienti” da secoli e situati in ogni parte del globo ma, specialmente, nell’area del cosiddetto “Anello di fuoco” del Pacifico che è geologicamente sede delle placche tettoniche eurasiatica e sudamericana, allora ci rendiamo conto che i fenomeni eruttivi attuali non sono una semplice casualità: se Pietro apostolo parla di un giorno futuro in cui “i cieli passeranno stridendo e gli elementi si dissolveranno consumati dal calore, e le opere della terra saranno arse” (2^ Pietro 3:10), e
Giovanni evangelista descrive uno dei flagelli apocalittici simile a “fuoco che brucerà gli uomini“ (Apocalisse 16:8-9), è lecito supporre che il FUOCO sarà uno strumento di giudizio divino sul male e sul peccato come lo fu l’ACQUA del diluvio universale!
Come cristiano non reputo questi versi abbiano un senso puramente simbolico, ma considero veraci tali affermazioni perchè persino i vulcanologi napoletani, che monitorano il Vesuvio ogni giorno, ritengono possibile una ripresa eruttiva dell’imponente vulcano in un lontano futuro, a maggior ragione che l’area di Pozzuoli non è altro che una enorme “caldera” che può esplodere da un momento all’altro. Se poi si considera che anche la Nuova Zelanda è collocata all’interno di una vasta zona geotermica e che l’Isola di Surtsey, nel 1963, a sud dell’Islanda, è improvvisamente uscita dal mare per l’eruzione sottomarina dell’oceano e che il vulcano sottomarino Marsili, situato nel Tirreno meridionale a 140 km a nord della Sicilia e a 150 km dalla Calabria, rappresenta il più esteso vulcano d’Europa, non mi sembra affatto immaginario che possano essere proprio i vulcani il mezzo attraverso i quali si realizzeranno le parole profetiche di Pietro e di Giovanni.
Pertanto, benchè gli esperti non siano capaci di prevedere dove, come e quando un vulcano può entrare in attività, i credenti dovrebbero vivere questi fenomeni non con ansietà e timore ma nella calma e nella pace, consapevoli che nemmeno un “apice” e neppure uno “iota” cadranno invano! Di conseguenza, allertiamo il prossimo affinchè si ravveda mentre è tempo di Grazia (favore immeritato), poiché sarà arduo e faticoso farlo quando il Libro dei sette sigilli verrà aperto e la terra entrerà in angoscia. La distruzione di Sodoma e Gomorra è tuttora un monito severo per ogni individuo (Genesi 19:24).
[notiziecristiane.com – Salvatore Di Fede]
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