di Henry G. Bosch – “Ma egli se andò dolente…” Marco 10:22 – Alcuni anni fa un pastore andò a far visita ad un uomo ricco che era in fin di vita. Dopo avergli parlato delle cose dell’anima, gli domandò se poteva prendergli la mano per la preghiera. L’uomo disse di no e chiuse pugno sotto la coperta. Poco dopo spirò senza dare la certezza che la sua anima fosse salvata.
Quando più tardi furono rimosse le coperte, gli si trovò nella mano rattrappita la chiavetta della sua cassetta di sicurezza. Ancora una volta era vero: l’amore al denaro rende l’uomo cieco.
Abbiamo un classico e ugualmente tragico esempio della perfida potenza delle ricchezze nella storia che ci è raccontata in Marco 10. Questo giovane che si presentò a Gesù aveva davanti a sè un futuro pieno di promesse. Era moralmente integro, sembrava molto religioso e possedeva buone qualità. Tuttavia, nonostante la sua sincerità, andò eternamente perduto. Qualcuno ha trovato che egli si è perduto per i motivi seguenti:
- Per la sua seria morale,
- Per la sua purezza etica,
- Per essersi accostato esternamente a Gesù e
- Per aver riconosciuto l’amore del Salvatore per lui. Egli andò via dalla presenza di Gesù senza la salvezza. L’ostacolo per il giovane fu che egli amava se stesso e il suo denaro più di Dio.
Gesù vi mise il dito quando gli consigliò di dare le ricchezze ai poveri, di resistere alle inclinazioni e ai desideri carnali e di percorrere con Lui la via della croce. Di fronte a questa decisione il giovane non ha riconosciuto che il prezzo della sua preziosa anima immortale era più grande delle sue terrene ricchezze. Se ne andò via triste e irredento, però soddisfatto di poter conservare il suo denaro.
Dal momento che lo spirituale è più importante che il materiale, non dovremmo porre il significato su ciò che vale per l’anima? Perciò il protagonista di questa storia non lo dovremmo chiamare giovane ricco, ma dovremmo dire: il povero giovane ricco!
Rifletti: Essere ricco di Dio è meglio che essere ricco di beni.
da: Chiesadiroma.it/
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