La Somalia è il secondo paese al mondo dove più si perseguitano i cristiani. Uno dei motivi è il gruppo terroristico Al Shabaab. E’ stato ucciso il leader e subito è scattata la vendetta contro un convoglio dell’Unione Africana. I cristiani somali vivono la loro fede nella clandestinità, mentre quelli del vicino Kenya (specie nelle zone di confine e costiere) tremano per l’aumento di aggressioni e intolleranza nei loro confronti.
Dopo la Corea del Nord, la Somalia è il paese al mondo dove più si perseguitano i cristiani e i motivi sono molti, ma sicuramente uno di essi porta il nome di Al Shabaab, gruppo terroristico islamico affiliato ad Al Qaeda. In questo paese essere cristiani significa essere dei credenti nascosti: di fatto non sono mancati casi di decapitazioni pubbliche di persone scoperte con Bibbie e materiale cristiano.
Sabato scorso Al Shabaab ha confermato che il suo leader Ahmed Godane è stato ucciso da un raid aereo statunitense il primo settembre, chiamando vendetta e annunciando inoltre il nome del nuovo leader del gruppo: Ahmad Umar Abu Ubaidah. Sotto la guida di Godane, Al Shabaab si è fatto conoscere a livello internazionale in particolare con il tremendo attacco terroristico al centro commerciale Westgate di Nairobi (Kenya) e con altri attacchi sia in Somalia che in Uganda e Kenya. Le comunità cristiane al confine e nelle regioni della costa del Kenya hanno subito ripetuti attacchi negli ultimi tempi, perpetrati proprio da questo movimento islamico che, come altri, sta ampliando il suo raggio d’azione. Il presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, dopo aver confermato la morte del leader terrorista, ha chiamato i membri di Al Shabaad ad unirsi al processo di pace, offrendo amnistia a coloro che lasceranno il gruppo: la proposta di pace durerà 45 giorni. Va ricordato che la Somalia vive da anni un’instabilità endemica (anche se negli ultimi tempi si respira un miglioramento) ed è assai divisa al suo interno e che questo governo non è di certo pronto ad accettare qualcosa di diverso di uno stato profondamente islamico: non vedremmo infatti i presupposti per la libertà religiosa in Somalia anche se oggi stesso Al Shabaab fosse smantellato.
In ogni caso, ieri, lunedì 8 settembre, il gruppo terroristico ha lanciato un attacco suicida contro un convoglio delle forze di peacekeeping dell’Unione Africana nei sobborghi di Mogadiscio. La detonazione dell’autobomba ha ucciso 12 civili e ferito 31 persone, inclusi 2 soldati. Un portavoce di Al Shabaab ha definito l’attacco una vendetta per l’uccisione del loro leader, confermando che continueranno ad aggredire gli obiettivi americani nella regione. Il vicino stato del Kenya è infatti un alleato strategico degli USA, motivo per cui questi ultimi intervenngono nella lotta contro Al Shabaab.
In Somalia i cristiani sono costretti alla clandestinità, poiché se scoperti potrebbero essere uccisi. Il vicino Kenya, che si trova invece al 43° posto della WWList, ha visto aumentare gli attacchi contro le comunità cristiane e crescere uno strisciante sentimento anticristiano nelle zone a maggioranza islamica.
Tratto da: https://www.porteaperteitalia.org/
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