Giulia, salvata dalla strada da sua figlia

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img-_innerArt-_banz2Martedì pomeriggio. Equipe degli operatori terminata con il solito malessere accumulato per le varie dinamiche di gruppo, sempre così difficili da gestire. Mi hanno avvisato dalla segreteria che mi è stato fissato un appuntamento. Si rivelerà uno dei più complessi della storia. Operatori di un’altra associazione ci presentano Giulia, una donna di trentotto anni. È incinta ma la particolarità sta nel fatto che vive in strada. Strada nel vero senso della parola. Sono tre o quattro le persone che fanno gruppo con lei e… il suo cane da cui non vuole separarsi. È disponibile a portare avanti la gravidanza ma, in strada …

Mi sento un po’ sbalordita e anche trasecolata se penso a un eventuale progetto per lei. Parla, appunto, come si parla in strada con una voce almeno sopra di un’ottava. Alla richiesta: «Vuole raccontare di sé?», mi guarda con aria sorpresa. «Che cosa vuole che le racconti?  Naturalmente le solite cose che ho già raccontato mille volte senza ricavarne nulla di buono». Di solito i nostri colloqui non vanno così. Le persone arrivano da noi al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, in molte si mostrano intimidite, fanno fatica a trovare la voce e da subito percepiscono che da noi si può essere aiutati. Diverso, e questa situazione lo dimostra, è quando le persone vengono non solo indirizzate ma addirittura accompagnate.

Nonostante la situazione un po’ insolita e anche vagamente sgradevole, Giulia prende a narrare. È originaria dell’Italia meridionale dove ancora vive la sua famiglia d’origine. Il suo, è sempre stato un carattere ribelle; ha iniziato ben presto a voler decidere da sola per la sua vita, ha frequentato soltanto i primi due anni della scuola superiore e, a sedici anni, ha dato alla luce la sua prima figlia. Il padre di Aurora, questo il suo nome, non si è mai preso le proprie responsabilità e i genitori di lei si sono sempre impegnati per la buona crescita della sua bambina. Oggi Aurora è una persona speciale; studia all’università, lavora, si dà da fare per un’associazione di volontariato dove è fortemente impegnata insieme al fidanzato, fondatore dell’associazione stessa. Mamma Giulia se n’è andata dalla casa dei genitori quando Aurora aveva cinque anni e non è più tornata se non occasionalmente e per breve tempo. Sono passati quasi vent’anni così!

Giulia si stabilisce al Nord dove, tra varie vicissitudini, intreccia una relazione con Alfredo. In tutti questi anni, Aurora cresce con i suoi nonni regalando loro, probabilmente, tutte quelle soddisfazioni che la sua mamma non era riuscita a dare. La coppia Giulia-Alfredo, dopo i primi tempi di esaltazione reciproca, non funziona. Lui è violento, lei subisce un incidente che contribuisce a destrutturare il loro rapporto. Decide di venire a Milano, dove inizia la sua vita “randagia” e dove scopre la sua gravidanza. Accompagnata al nostro Centro, risulta senza nemmeno una visita specialistica, senza esami clinici necessari almeno ogni tanto.

Cominciamo, quindi, da qui.  La affidiamo alla nostra ginecologa (per fortuna la gravidanza va bene), facciamo programmi. Di certo non potrà continuare a vivere in strada per cui, quasi immediatamente, troviamo una casa di accoglienza dove sono disposti ad ospitarla fino alla data del parto.  Poi si vedrà! Una sua frase mi risuona dentro: «non voglio lasciare il mio bambino». Contattiamo i suoi genitori ma non è più possibile per loro, divenuti anziani e con una salute molto precaria, riaccoglierla con un bimbo piccolo. Avendo informato i genitori, però, anche Aurora è venuta a conoscenza dei fatti. Chissà che cosa avrà provato? Fa delle ricerche su Internet, con le poche informazioni a disposizione, e trova la casa delle suore che non ringrazieremo mai abbastanza per la disponibilità dimostrata per tutti i nostri casi disperati.

Parla così con la sua mamma e decide di volerle rimanere accanto. Telefona anche alla nostra operatrice, Mariella, che le è sempre stata vicina nonostante l’estate, tempo in cui tutti spariscono. Aurora è veramente determinata: vuole aiutare la sua mamma a tenersi questo figlio che sta per nascere. Mi viene da pensare che desideri fermamente, per questo bambino, la madre che lei non ha mai avuto e della quale, probabilmente, ha sempre provato rimpianto. Per una volta di più, il nostro programma si è infranto come una bella sfera di vetro caduta dalle mani.  Siamo al punto di partenza. Un nuovo progetto: ci organizzeremo per preparare una stanza in una nostra casa che intendevamo restituire, e se Aurora vorrà stare con la sua mamma, in questo tempo di vacanza, faremo posto anche a lei.

Una bella intesa tra i volontari dell’altra associazione e la nostra operatrice Mariella, soprattutto la vicinanza di due nostri carissimi amici, Maria Luisa e Vittorio, guideranno i passi di questa nuova mamma. La parte più importante sarà quella di Aurora; potrà riversare sul suo fratellino le cure e le carezze materne che le sono mancate. E sarà l’inizio di una nuova storia.

di Paola Bonzi

Tratto da: http://www.lanuovabq.it/

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