Arcivescovo caldeo: «È una catastrofe, una situazione tragica. Decine di migliaia di persone terrorizzate vengono sfollate mentre parliamo, una cosa che non può essere descritta a parole».
Lo Stato islamico ha conquistato Qaraqosh, la più grande città cristiana in Iraq che si trova nella piana di Ninive, a 30 chilometri da Mosul e dove si trova la chiesa più grande di tutto il paese. Sono state prese anche le aree attorno alla città, dove abitavano circa 100 mila cristiani, molti dei quali se ne erano già andati verso il Kurdistan temendo che l’esercito curdo dei Peshmerga non riuscisse a difendere la città.
«È UNA CATASTROFE». «So per certo che adesso le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh sono state svuotate della loro popolazione originaria e si trovano adesso sotto il controllo dei miliziani», ha dichiarato Joseph Tomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk e Sulaimaniyah. «È una catastrofe, una situazione tragica. Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire immediatamente. Decine di migliaia di persone terrorizzate vengono sfollate mentre parliamo, una cosa che non può essere descritta a parole».
«GRIDAVANO ALLAHU AKBAR». Anche la città vicina di Tal Kayf è stata presa: «Ho sentito degli spari nella notte e ho visto un convoglio militare dello Stato islamico entrare in città. Gridavano “Allahu Akbar” (Dio è il più grande)», afferma un residente della città che nella notte è riuscito a scappare a Erbil, la capitale del Kurdistan.
Non solo i cristiani sono stati cacciati dalle loro case: anche la minoranza Yazidi, musulmani, sono scappati dalla città di Sinjar per rifugiarsi sulle montagne. Quaranta bambini sono già morti, circa 500 uomini sono stati trucidati e centinaia di donne sono state rapite «per essere rese schiave dai jihadisti». Se non riceveranno aiuti, circa 50 mila persone rischiano ora di morire di fame e di sete.
«MIGLIAIA DI SFOLLATI». Il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha dichiarato: «Oggi c’è un vuoto, un vuoto. Il governo non ha le forze per controllare il Paese, ora ci sono anche le elezioni del Parlamento e non ci sono le forze per attaccare, non c’è un vero esercito, a differenza della Siria dove le forze armate possono attaccare. Qui i curdi si stanno ritirando, hanno solo armi leggere. Oggi ci sono migliaia di persone in cammino lungo la strada, anche da tre quattro ore. Sono donne, anziani, bambini: occorre mobilitare l’opinione pubblica e le società di tutti i Paesi, questa è una catastrofe umanitaria!».
Leone Grotti
Fonte: http://www.tempi.it/
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook