Dalla società dello spettacolo raccontata negli anni Settanta da Guy Débord, (sacro must per ex sessantottini, situazionisti incompresi e mai pentiti marxisti immaginari) al più prosaico spettacolo della società. Incarnato magistralmente dal pescivendolo napoletano Luciano, protagonista di Reality, il film di Matteo Garrone che ha messo a nudo il mondo imbecille e farlocco dei nostri Grandi Fratelli e delle Piccole Sorelle, in servizio attivo nel bordello di maitresse Tv. Ricordate? Debord era convinto che ciò che aliena l’uomo e lo schiavizza non è più, come accadeva ai tempi di Marx, lo sfruttamento del padrone bensì lo spettacolo, che il filosofo della rive gauche descrive come “un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini”.
La catena di montaggio del mondo post moderno è qualcosa di invisibile e meno materiale rispetto agli ingranaggi delle macchine: ha la forza evanescente ma micidiale delle immagini e delle rappresentazioni. Insomma, per farla breve e dirla alla maniera di Jannacci: “E’ la “televisiùn che l’ha gà la forza di un leon, la televisiùn che t’indurmenta cume un cujon” (la televisione che ha la forza da leone, la televisione che ti addormenta come un coglione).
Talk show, piazze virtuali, gabbie mediatiche tirate su perché come al circo i telespettatori possano guardare scorrere il sangue senza essere guardati, i finti litigi e gli osceni accoppiamenti degli scimpanzé della politica italiana, reality, X factor e isole dei famosi dove stelle decadute e attempate soubrette si azzuffano solo per stabilire chi ha diritto ad essere nominato. Ecco le nuove armi di distrazione di massa che ci vorrebbero gasare tutti per ridurci a coglioni inebetiti e rancorosi.Trash tv e programmi da cassonetto: negli ultimi anni questa raccolta non riciclata di schifezze e avanzi di balera che la tv rovescia a tonnellate e a orario continuato nei nostri salotti pare non avere più argini.
Esageriamo? Beh, leggete qui e poi dite le vostra. L’ultima offerta della tv pattumiera arriva dalla fredda Danimarca (si sapeva che da quelle parti c’era del marcio) e giunge a noi attraverso Real Time, il canale della piattaforma Sky, già noto per altri programmi a tutto sesso firmati da una celebre griffe del porno: Rocco Siffredi. Il nuovo reality si chiama Married at First Sight (“Sposati a prima vista”), rititolato per i guardoni italiani in un più solleticante “Matrimonio al buio”: otto episodi di 60 minuti dove sei single dopo aver tentato inutilmente di trovare l’anima gemella, decidono di sposarsi con dei perfetti sconosciuti incontrati per la prima volta proprio il giorno delle nozze.
Attenzione: si tratta di un matrimonio valido e legale, riconosciuto dallo Stato, e non di una pantomima in abito bianco. Le coppie si scambiano il fatidico sì a scatola chiusa, ad accoppiarli è un team di esperti (psicologi, sociologi e pure un prete) che analizza i vari profili ed individua quelle che, almeno sulla carta, sono coppie destinate a durare nel tempo. I novelli sposi vengono seguiti 24 ore su 24 dalle telecamere che documentano la loro nuova vita: il primo bacio, la luna di miele, i litigi, i momenti di vita coniugale, compresi i rapporti sessuali. Sei settimane dopo, la grande decisione: rimanere sposati o divorziare?
Dopo il successo dell’originale danese (+495% di share rispetto alla media del canale) il format, già venduto in tutto il mondo, è arrivato in Europa ed ora tocca all’Italia, dove, c’è da scommettersi, sull’onda della legge del divorzio breve, il reality non mancherà di sfondare alzare l’audience. Perché la ricetta diMatrimonio al buio è semplice e insieme orribile: l’accoppiamento scientifico “fast and furious” fa risparmiare tempo e non impegna la vita. Niente cuore, affetti e altri sentimenti su cui è rischioso fare affidamento, ma solo numeri, schemi, logica e psicologia. E poi al buio è anche più avventuroso, e in caso di necessità c’è sempre la guida servo-assistita dell’équipe di cervelli come da palinsesto.
Siamo dunque arrivati nello sprofondo dell’immaginabile televisivo? Mai dire mai. Dopo il Matrimonio al buio, presto qualche buontempone inventerà anche Divorzio in chiaro. Come capita già in Olanda dove esiste allo scopo una catena di alberghi, i “Divorce Hotel”: per 2500 euro si trova tutto il necessario per sciogliere i patti nuziali. E basta andare a curiosare nei palinsesti delle Tv di tutto il mondo per capire che il peggio deve ancora venire. Qualche esempio? Eccoli. Il canale televisivo statunitense Lifetime ha annunciato l’uscita di Born in the wild, un reality in cui alcune donne in gravidanza danno alla luce i propri bambini in mezzo alla natura e senza alcuna assistenza medica.
Ancora in Olanda, la lesbica Jessie deve scegliere fra i concorrenti l’uomo che considera più adatto a donarle il seme per avere un bambino. Il programma si chiama Voglio tuo figlio e niente altro. A Singapore, poi, dove il tasso di natalità è clamorosamente crollato, lo scorso anno dieci coppie si sono sfidate sul piccolo schermo a chi procreava per prima, con tanto di premio finale alla mamma che tagliava per prima il cordone ombelicale.
Negli Usa, a fare picchi di share è indiscutibilmente l’aborto. Bump offre ai telespettatori di scegliere, attraverso il televoto, quale tra alcune donne incinte ha motivi sufficienti per abortire. I casi sono fittizi, ma il voto è reale: è la prima interruzione di gravidanza via telecomando. E che dire allora di Uomini nati donna, reality di produzione italiana trasmesso qualche tempo fa su Cielo tv? Quattro ragazze si sottopongono a operazioni chirurgiche, assumono ormoni maschili e fanno tutto quanto serve per cambiare sesso. Sempre sotto l’occhio attento delle telecamere.
Gli inglesi, invece, preferiscono la castità con No sex we are teenagers (“Niente sesso siamo adolescenti). In questo reality, dodici ragazzi adolescenti per cinque mesi vengono sottoposti a innumerevoli tentazioni della carne: vince chi resiste. In Russia, infine, dove dati i bassi salari i costi delle case sono proibitivi, sta riscuotendo un buon successo Dom (La casa). Per ottenere una casa bisogna fare coppia con uno sconosciuto.
Basta così, il trash tour può finire qui. Non ci resta che dare ascolto a Jannacci e togliere le pile al telecomando per evitare di finire rimbambiti.
di Luigi Santambrogio
Tratto da: http://www.lanuovabq.it/
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