Nessuna delle due era senza colpe: chissà se un giorno comprenderanno che non devono essere irreprensibili per avere il mio amore; che hanno sempre avuto il mio affetto e il mio perdono e che non le ho amate perché erano buone e care ma che erano buone a care ai miei occhi proprio perché le amavo.
Oggi Paola è partita: ha caricato l’auto e via. Non vedeva l’ora di andarsene a studiare all’estero. Ero così sconvolta che non sono uscita a salutarla: chissà cosa avrà pensato. Quanti sacrifici ho fatto per tirare su lei e sua sorella Magda, dopo la morte del padre… Ora che iniziavano a essere grandi, a potersi prendere delle responsabilità e partecipare attivamente, ci accade questo! Magda non voleva che la lasciassi partire: il posto di una ragazza è a casa, non in giro per il mondo. Sì, forse avrei potuto impedirglielo. Se non avessi venduto una parte dei terreni per darle i soldi necessari, sarebbe dovuta restare qui – ma a che prezzo? Avrebbe iniziato a sentirsi frustrata, a provare disprezzo nei miei confronti e astio verso la sorella! Ma è ancora amore quello che costringe qualcuno a fare qualcosa? Sono trascorse alcune settimane: Paola è riuscita a trovare una buona sistemazione. Dice che l’ambiente è molto stimolante e pieno di persone interessanti. Lassù la vita costa molto più che da noi. Speriamo che sappia amministrarsi: sarebbe bene se si trovasse un lavoro part-time per mantenersi da sola, perché può contare solo su se stessa. Da qualche tempo non mi parla più delle lezioni. Almeno all’inizio era proprio entusiasta dell’ambiente accademico, dei compagni di corso, dei professori. Passato l’effetto novità, si starà accorgendo che studiare seriamente non è poi quel gran divertimento. Spero che non si scoraggi davanti alle prime difficoltà.
Ieri sera mi ha telefonato verso mezzanotte, un orario insolito per lei
Ieri sera mi ha telefonato verso mezzanotte, un orario insolito per lei. Strascicava le parole e sembrava stranamente euforica. Se non la conoscessi bene, direi che aveva bevuto! Se solo fossimo più vicine… L’anno accademico è terminato. Ero ansiosa di conoscere l’esito dei primi esami, ma mi ha detto che l’università è stata occupata dagli studenti. Gli appelli sono stati spostati in autunno. Quest’estate, però, non tornerà a casa: vuole mettersi avanti. Secondo me poteva studiare anche qui: possibile che non senta un po’ di nostalgia? Sono distrutta: oggi ho visto qualcosa che non avrei mai immaginato di poter vedere. Magda ha acceso il computer e mi ha mostrato delle foto di Paola. Si è colorata i capelli di rosa, ha piercing al naso e alle orecchie e tatuaggi dappertutto… e… fa la cubista in una discoteca! Paola, Paola sin da quando eri piccola, ti ho amata e tirata fuori dai guai. Quanto più ti tenevo stretta, tanto più ti divincolavi: hai sacrificato tutto sull’altare del successo, hai bruciato incenso all’ambizione! Ti avevo insegnato a camminare con prudenza, ti portavo in braccio quando cadevi; e tu non ti sei mai resa conto che, anche quando ti sgridavo, avevo cura di te. Ti attraevo con vincoli di amore, con corde di affetto. Sono stata per te come chi porta sempre la propria bimba alle guance e la riempie di baci, mi chinavo e ti porgevo dolcemente le caramelle (Os. 11, 1-4). Ora, resta pure dove sei: hai sbagliato, mi hai deluso, mi hai offeso: non sei più degna di essere mia figlia; se mai tornassi, dovrei trattarti come una serva.
Eppure continuo a scrutare l’orizzonte: che mai posso aspettarmi?
Eppure continuo a scrutare l’orizzonte: che mai posso aspettarmi? Potrà forse venire qualcosa di buono da tutto questo? Sono mesi che non telefona, che non manda un sms, un’e-mail… Meglio così: meglio non sapere e non soffrire ulteriormente… Perché continuo a scrutare l’orizzonte? Guardo le sue fotografie. Come eri bella! I tuoi occhi somigliavano a quelli delle colombe; i tuoi capelli erano come la messe matura, ondeggiante sul fianco di un monte. I tuoi denti erano come avorio. Le tue labbra somigliavano a un filo scarlatto, la bocca era graziosa, le gote come un pezzo di melagrana. I tuoi seni erano due frutti maturi… Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre fuggano, andrò al monte a piangerti un’ultima volta. Tu eri tutta bella, figlia mia, e non c’era nessun difetto in te. Ma ora sei perduta, ora sei morta… Mi sono alzata e sono uscita: la campagna non aspetta. Ero accanto al pozzo e ho dovuto tenermi per non caderci dentro. In cima alla collina dei ciliegi c’era LEI! Non ho capito più niente: ho mollato tutto e le sono corsa incontro. Avevo immaginato mille volte il suo ritorno, pensando di farla sentire in colpa, di farle pesare quello che ci aveva fatto, e invece mi è venuto un tuffo al cuore: mi si sono attorcigliate le budella. Come potrei respingerti, Paoletta? Come farei a mandarti via, figlia mia, a ridurti a una serva e trattarti da estranea? Non sfogherò su di te la mia rabbia: sono tua madre, colei che ti ama, e non una nemica. È proprio vero: l’amore soffre e crede, spera e sopporta ogni cosa (I Cor. 13, 7). Quando sono stata vicino a lei, Paola ha iniziato a dire qualcosa, ma non l’ho nemmeno ascoltata. Ho detto alla colf di prenderle la veste più bella, rivestirla e darle delle scarpe nuove; poi le ho detto di andare a cucinare: bisogna festeggiare.
Ero tanto frastornata, confusa e felice, da non accorgermi che era tornata Magda
Ero tanto frastornata, confusa e felice, da non accorgermi che era tornata Magda. Appena scesa dall’auto aveva sentito la musica, le grida, la confusione e aveva subito capito cos’era successo. Avrei voluto che si precipitasse ad abbracciare la sorella, invece andava su e giù per il cortile, arrabbiata nera. Sono uscita per convincerla a entrare e mi ha subito assalita. «Sono sempre stata accanto a te e non ti ho mai disubbidito una volta; a me, però non hai mai dato neppure un foulard per uscire con le amiche; ma quando è venuta questa tua figlia che ha sperperato i tuoi beni, l’hai rivestita da capo a piedi». Ho cercato di farla ragionare: «Magda, tu sei sempre stata con me e ogni cosa mia è tua, lo sai. Perché non mi hai mai chiesto nulla? Chi te lo impediva? Ma questa tua sorella l’avevo data per morta ed è tornata in vita; la consideravo perduta e l’ho ritrovata: bisognava far festa e rallegrarsi».
In quel momento fu come se il tempo si fermasse e compresi che, per tutto il tempo che fossi vissuta, avrei sempre dovuto vegliarle.
In quel momento fu come se il tempo si fermasse e compresi che, per tutto il tempo che fossi vissuta, avrei sempre dovuto vegliarle. Paola aveva davvero imparato la lezione nel più duro dei modi? Aveva davvero compreso il valore di ciò cui aveva rinunciato per rincorrere una ragionevole felicità? E Magda, che aveva sempre vissuto nella casa della madre senza mai comprendere di avere tutto a portata di mano, avrebbe saputo riconciliarsi con lei? Sebbene in modo diverso, nessuna delle due era senza colpe: chissà se un giorno comprenderanno che non devono essere irreprensibili per avere il mio amore; che hanno sempre avuto il mio affetto e il mio perdono e non le ho amate perché erano buone e care, ma che erano buone e care, ai miei occhi, proprio perché le amavo… È dura non essere conosciuta nemmeno dalle proprie figlie, non avere la loro fiducia e il loro ringraziamento! Soltanto se riconosceranno un minimo di misericordia a questa loro madre, potranno accettarsi come sorelle. Io credo in loro, ma loro arriveranno mai a credere in me?
Antonio Lesignoli
Fonte: http://www.riforma.it/
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