“Alleluja” è una traslitterazione dall’ebraico ed, alla lettera, significa “lodiamo” o “preghiamo Dio”. Chiunque non sia ateo potrebbe, quindi, a rigor di logica, dirlo, indipendentemente dal proprio credo di appartenenza. Purché non sia iscritto alla scuola materna comunale di Massa Carrara, dove – secondo quanto pubblicato dal quotidiano locale Il Tirreno – un alunno è stato ripreso lo scorso 9 giugno, per essersene uscito proprio con questa esclamazione: subito è stato severamente rimproverato dalla maestra, che prima gli ha intimato di dir queste cose soltanto in chiesa, poi ha ritenuto giusto informarne anche il padre, giunto per riportarlo a casa, affinché simili episodi non avessero più a ripetersi in futuro, spiegandogli anzi come tali invocazioni possano offendere i musulmani frequentanti l’istituto,… benché nessuno di questi abbia mai avuto niente da ridire in merito.
Questa volta la lezioncina impartita è però caduta male: la famiglia messa alla berlina non pare sia particolarmente praticante, ma non ha gradito che la sua educazione venisse messa in discussione per una questione simile. Ma come? Se dicono parolacce, sono bimbi “vivaci”; se dicono “alleluja”, sono bimbi “maleducati”, “irrispettosi” o “censurabili”? Per questo, dopo averne parlato a casa, i genitori, indispettiti dall’accaduto, han deciso di non lasciar perdere e di chiedere, questa volta loro, spiegazioni direttamente all’insegnante, anche perché sembra che il figliolo abbia riportato un trauma da quell’episodio.
Le cronache non narrano come sia andata a finire. Di certo, però, questa è l’ennesima prova del grado di esasperazione, cui han portato i furori giacobini ed iperlaicisti di taluni docenti. Sarebbe ora che, a maggior ragione, i cattolici praticanti si facessero sentire, evitando inutili sensi d’inferiorità, di colpa e di sudditanza decisamente fuori luogo…
Tratto da: http://www.nocristianofobia.org/
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