La terribile intervista al “fratello” di Meriam: «O ritorna all’islam o deve essere impiccata»

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Al-Samani-Al-Hadi-sudan-meriamIntervista esclusiva della Cnn al fratello della donna condannata a morte per presunta apostasia: «Perché dovrei indulgere nella mia umanità, incorrendo così nella collera del mio Dio?». 

«Il suo nome non è Meriam, ma Abrar Al Hadi. Io sono Al Samani Al Hadi Mohamed Abdullah, suo fratello maggiore». Inizia così un’intervista della Cnn al fratello (foto a fianco) di Meriam Yahya Ibrahim, la donna sudanese condannata a morte per apostasia e a 100 frustate per adulterio, denunciata proprio dal fratello.

«O SI PENTE O DEVE ESSERE UCCISA». Secondo il fratello la donna si è convertita dall’islam al cristianesimo e questo è proibito dalla sharia, che è la fonte della legge in Sudan. Meriam invece ha affermato insieme a diversi testimoni che è sempre stata cristiana e cresciuta come tale dalla madre ortodossa, visto che il padre musulmano se n’è andato quando lei aveva solo sei anni.
«I casi sono due – ha insistito Al Samani Al Hadi – o lei si pente, torna alla religione islamica, rientra nell’abbraccio della nostra famiglia e allora noi siamo la sua famiglia e lei è la nostra. Oppure rifiuta e deve essere impiccata».

«APPLICO LA PAROLA DI DIO». Il fratello prosegue spiegando il perché delle sue durissime parole: «Ma perché dovrei indulgere nella mia umanità e nelle mie emozioni, incorrendo così nella collera del mio Dio? Non funziona così per noi. La mia famiglia è devastata. Se lei muore noi abbiamo applicato la parola di Dio: è in base a questa responsabilità che saremo giudicati l’ultimo giorno. E quel giorno sarà molto più difficile di quelli che stiamo vivendo oggi. Non è possibile accettare compromesssi».

RICORSO IN APPELLO. Per il momento non ci sono conferme da Meriam che Al Samani Al Hadi sia davvero suo fratello. Il marito della cristiana, Daniel Wani, ha detto di non averlo mai visto. Intanto l’avvocato della donna di 27 anni, che ha appena partorito la piccola Maya in carcere, ha dichiarato di aver depositato la richiesta di aprire il processo di appello. Secondo uno dei suoi legali, Eman Abdul-Rahim, la corte di prima istanza ha anche commesso errori procedurali, oltre che di merito.

Leone Grotti

Fonte: http://www.tempi.it/

 


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