Leggiamo in Matteo 10:34-36 « Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua ». E leggiamo in Luca 14:25,26 « Se uno viene a me, e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può esser mio discepolo ».
Orribile dottrina! pensiero disumano! — esclamano alcuni. — Qui non si ha alcun ritegno di portare la divisione, la discordia nelle famiglie, e perfino l’odio insano verso i genitori, in spregio a ciò che tutte le legislazioni hanno sempre considerato in tutto il mondo il più sacro dei legami umani!
Ricordiamo intanto che quello stesso Gesù che ha così parlato ai suoi discepoli è stato un figliuolo ubbidiente. il Vangelo di Luca lo afferma esplicitamente « venne a Nazareth, e stava loro sottomesso » (a Maria ed a Giuseppe), Luca 2:51. Più che una vera sottomissione, era nel cuore di Gesù un profondo amore per la madre sua. Dalla croce del Calvario, nella più spaventosa agonia che sia dato all’uomo di sperimentare, scorgendo Maria ai suoi piedi, Gesù ha ancora l’animo di raccomandarla alle cure del discepolo prediletto, Giovanni. Se Maria sta per perdere un figlio, essa troverà tuttavia appoggio e conforto in un altro.
Vero è che taluni rimproverano a Gesù di aver chiamato sua madre « donna » (Giovanni 2:4). Questa espressione sarebbe indubbiamente, in una lingua occidentale qualsiasi, una prova di mancanza di rispetto e di filial tenerezza. Ma era un modo di dire corrente e per nulla sgradevole o impertinente nel dialetto semitico parlato da Gesù (l’aramaico).
Si è pure notato, in Matteo 12:46-50, che in una determinata circostanza, Gesù si è rifiutato di ricevere sua madre e i suoi fratelli. Ma non bisogna dimenticare che é pure scritto, in Giovanni 7:5 « neppure i suoi fratelli credevano in lui », e in Marco 3:21 « i suoi parenti, udito ciò, vennero per impadronirsi di lui, perché dicevano « E’ fuori di sé ». Alla luce di questi due versetti, è facile comprendere l’atteggiamento di Gesù. Qualcuno gli ha detto « Ecco, tua madre e i tuoi fratelli son là fuori che cercano di parlarti ». Allora egli risponde « Chi é mia madre, e chi sono i miei fratelli? » Poi, accennando con la mano ai discepoli che gli stanno dintorno, prosegue « Ecco mia madre e i miei fratelli ! Poiché chiunque avrà fatta la volontà del Padre mio che é nei cieli, esso mi é fratello e sorella e madre » (Matteo 12:46-50).
Il Signore ha con ciò inteso affermare che, al di sopra della famiglia terrena, vi è un’altra famiglia, una famiglia spirituale, composta da coloro « che pongono in pratica la volontà del Padre celeste ». Questa seconda famiglia é più importante e più santa della prima: la prima è fondata sulla carne e ha valore soltanto per questo mondo, ma la seconda ha per fondamento la nuova nascita e ha valore per l’eternità. Viene la morte, e i legami terreni sono spezzati per sempre, e sono anche per sempre divisi coloro che appartengono a Cristo e coloro che non gli appartengono. Se la famiglia terrena é una cosa eccellente, la famiglia spirituale lo é di più ancora!
Come sempre, in quest’occasione Gesù ha scelto il momento migliore per dare il suo insegnamento di vita eterna. In altre circostanze, il suo insegnamento sui valori dello spirito in opposizione con gli effetti terreni, sarebbe stato accolto con riserva, forse anche respinto. Ma i suoi uditori non dimenticheranno mai che, quando sua madre e i suoi fratelli erano venuti per vederlo, Gesù ha loro spiegato che un’altra famiglia, una famiglia secondo lo spirito, può contare assai di più agli occhi di Dio che la famiglia terrena.
Aggiungiamo che, naturalmente, nulla impediva a Gesù di accogliere in seguito in casa la sua madre e i suoi fratelli (noi riteniamo che egli lo abbia fatto); ma le parole del Signore avevano spiegato con ogni evidenza che al di sopra della sua famiglia terrena, un’altra famiglia era ancora più cara al suo cuore, e che solo per consacrarsi a questa egli era venuto nel mondo. Rallegriamoci, dunque, di poter essere anche noi annoverati fra i membri di quella famiglia spirituale, di cui Dio è il Padre comune e nella quale Cristo Gesù si é fatto nostro fratello!
Ma ritorniamo ai versetti di Matteo 10 e di Luca 14 « Son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre… Se uno viene a me, e non odia suo padre, e sua madre… e i fratelli… non può esser mio discepolo ».
È evidente che Gesù Cristo ha qui espresso il suo pensiero in una forma paradossale, col fine di colpire profondamente l’intelligenza dei suoi uditori e di costringerli a riflettere. Che cosa ha egli voluto dire? Questo: l’ubbidienza a Dio deve avere la precedenza, assoluta, anche davanti a quella che noi dobbiamo ai nostri genitori; l’amore che Dio vuole da noi deve essere infinitamente più intenso di quello che noi mostriamo per i membri della nostra famiglia. Ora, sta il fatto che questa pratica testimonianza che Gesù richiede dai suoi seguaci può talora essere all’origine di un conflitto familiare. Se, i nostri genitori non sono stati convertiti a Cristo, essi non ci comprenderanno, e si riterranno nel pieno diritto naturale di esigere da noi degli atteggiamenti contrari al volere di Dio. In quei casi, si impone una decisione senza equivoci: o piacere alla famiglia terrena, o piacere a Dio soltanto. Ma, se noi siamo veramente cristiani, non possiamo a questo proposito nutrire alcun dubbio: bisogna ubbidire a Dio piuttosto ché agli uomini, anche se noi siamo la carne della loro carne!
La nostra coscienza cristiana potrebbe anche indurci ad agire, in una determinata occasione, come se noi non amassimo più i nostri cari, o addirittura come se li odiassimo. Ed ecco gli inconvertiti scandalizzarsi ed esclamare in coro: « I genitori non contano più nulla per loro! non hanno più alcun rispetto per chi li ha messi al mondo! » Giudizio quanto mai erroneo è codesto, fondato com’é su un’apparenza ingannevole. Il credente può essere condotto ad assumere l’atteggiamento ora descritto con un profondo senso di sofferenza interiore. Egli ne prova un’indicibile stretta al cuore. Il suo amore per i propri cari sarà tutt’altro che incenerito dalla sua fede e dalla sua ubbidienza a Dio; sussisterà, invece, nel suo aspetto migliore ed egli si sforzerà di riuscire loro grato nelle cose che Dio ha dichiarate lecite, quanto più sarà stato cristianamente necessario resistere nelle altre. Ma é evidente che il credente non potrà giammai transigere con la sua coscienza quando si tratterà di ciò che Dio aspetta da lui.
Concludendo, chi attribuisce al Signore un insegnamento che abbia per scopo la distruzione dell’istituto della famiglia, è, contro ogni evidenza, del tutto fuori strada. La famiglia antica, in piena decadenza fu salvata e posta su un nuovo solidissimo fondamento dall’Evangelo. Oggi ancora, quali sono le famiglie maggiormente unite, in cui la compattezza dei cuori è una realtà veramente benefica per tutti i familiari, se non quelle famiglie in cui il Signor Cristo Gesù é il Capo riconosciuto e venerato? dove ancora é dato, al dì d’oggi, di trovare dei fratelli che si amano concretamente e senza alcun senso di tornaconto individuale, se non in quelle case dove la famiglia si raccoglie piamente intorno alla parola di Dio?
Ben lungi dal dare origine ad un rilassamento dei costumi in seno alla famiglia, o ad un impoverimento spirituale dei rapporti dei suoi componenti fra di loro, le parole pronunciate da Gesù Cristo sull’istituzione familiare costituiscono un avvertimento salutare per tutti coloro che vogliono porle seriamente in pratica. Costoro si aspetteranno, è vero, dei penosi contrasti con i loro familiari, fino al giorno in cui, raccogliendo le loro supplicazioni, il Signor Gesù Cristo avrà compiuto la sua opera nel cuore di tutti coloro che abitano sotto un medesimo tetto.
Thomas Bres
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