Nella vicenda biblica di Ruth c’è anche la storia di Boaz. Cercasi oggi uomini come Boaz, che non usano il proprio potere per schiacciare ma per servire.
Il libro di Ruth è storia di donne. Due vedove. Una più anziana, Naomi, e l’altra giovane, Ruth, sua nuora, che decide liberamente di non lasciare la suocera tornare sola a Bethelehem nel paese di origine, ma di restarle accanto, di cambiare popolo, di abbracciare la sua fede. Tornate nella casa d’origine, non c’era nulla da mangiare. Unica possibilità data ai poveri era poter passare nei campi e raccogliere le spighe sfuggite al passaggio dei mietitori. Era una pratica di salvaguardia dei più poveri, ma chi spigolava poteva essere umiliato, molestato, scacciato. Il diritto dei senza terra fino a oggi è difficile da far rispettare. Ruth andò «per caso» a spigolare in un campo che apparteneva ad un uomo di nome Boaz, un parente di Naomi, il quale, arrivando quella mattina a sovrintendere al lavoro di mietitura, venne a sapere della giovane spigolatrice. Nel dialogo fra i due c’è il riconoscimento del diritto di lei e un apprezzamento sincero della sua scelta. Boaz dice infatti di aver sentito parlare di quello che lei aveva fatto per Naomi, lasciando il suo popolo e andandosi a «rifugiare sotto le ali del Signore, del Dio d’Israele». Boaz così la invita a mangiare con i suoi servi e raccomanda ai mietitori di non importunarla per l’intero periodo della mietitura.
Dopo il tempo della spigolatura Naomi mette in campo una strategia rischiosa tesa a costruire un futuro per sua nuora e per sé e manda Ruth nella tenda di Boaz di notte. Il mettersi di Ruth sotto le ali di Dio viene assimilato in questo testo a stendersi sotto il lembo della coperta di Boaz. Azione rischiosissima. Non ci voleva nulla perché Boaz approfittasse di lei, le facesse violenza, la mortificasse e poi la cacciasse via. La sua posizione di superiorità sociale e di genere gli avrebbe consentito ogni cosa ma, al contrario, Boaz comprende, apprezza, protegge e loda la ragazza e si dimostra pronto a assumersi ogni responsabilità. Non era obbligato a farlo. Il parente più prossimo che avrebbe potuto e dovuto prendersi cura di Naomi e Ruth era un altro e per legge andava interpellato per primo. Boaz fa proprio questo: davanti a testimoni in luogo pubblico interpella il parente di Naomi e gli chiede se vuol ricomprare la terra che Naomi aveva venduto prima di emigrare. A questo però doveva far seguito anche prendersi carico di Ruth e rendere ad eventuali eredi la terra acquistata. A questo punto l’uomo interpellato rifiuta e – come si faceva anticamente – come segno di rinuncia, si toglie una scarpa e la dà a Boaz il quale, accettando la scarpa, si assumeva la responsabilità e il compito di comprare la terra e di sposare la ragazza moabita.
Certo, altri tempi! Sposare è espresso con la parola «acquistare» ma soffermarsi su questo sarebbe stupido nel contesto culturale di questo racconto. Boaz prende un impegno per la grande stima che ha per questa giovane, per il suo coraggio e la sua fedeltà. Boaz non si toglie una scarpa perché sposare una donna straniera, senza terra, non gli conveniva. Boaz si tiene tutte e due le scarpe. Anzi fa di più, riceve una terza scarpa perché si fa liberamente carico anche della responsabilità morale di altri. Liberamente. Senza paura.
Qui mi fermo un attimo. Questa è la storia di due donne e della loro capacità di ritornare a viverema è anche la storia di un uomo degno di stima, capace di guardare al di là delle apparenze, capace di rispetto profondo, capace di prendere decisioni non sulla base della convenienza ma sulla base di ciò che è giusto. Un uomo che non scappa. Un uomo che si assume responsabilità che non gli sarebbero spettate ma che portano vita e futuro a persone senza niente.
Cercasi uomini come Boaz anche nel nostro tempo. Uomini che non scappano, uomini che non disprezzano, che non usano il proprio potere per schiacciare ma per servire. Uomini di fede, uomini di integrità, uomini con i piedi per terra, che, quando è il momento, comprendono la situazione a agiscono per il bene. Oggi non si usa più la parola «acquistare» per parlare del rapporto fra un uomo e una donna, ma molti, troppi uomini oggi si comportano proprio come se la loro compagna fosse di loro proprietà. Solo così si può interpretare la orribile sfilza di delitti commessi da uomini che picchiano, feriscono, uccidono le donne. La violenza è vigliaccheria, segno di debolezza, non di forza, di incapacità di relazionarsi, di sopportare frustrazioni e ammettere i propri torti. La violenza è irresponsabilità. Ma anche rifiutare di farsi carico dei propri figli, non corrispondere a impegni presi è segno di vigliaccheria, di immaturità. Uomini senza scarpe.
Le comunità di fede sono formate per la maggioranza da donne. Una volta non era così. Nelle chiese delle origini uomini e donne lottavano fianco a fianco e testimoniavano e morivano anche per questo. Nella Riforma protestante uomini e donne insieme lottavano per il rinnovamento delle chiese, rischiando tortura e morte. Le chiese evangeliche italiane sono sorte per il coraggio di uomini e di donne insieme che, nella fede in Dio, riponevano la loro vita e combattevano per la libertà propria e per quella degli altri. Oggi gli uomini disertano spesso le comunità. La chiesa è sempre di più cosa da donne.
Questo è un appello: noi abbiamo bisogno di uomini come Boaz che possano essere d’esempio agli altri uomini. Le donne hanno bisogno di uomini integri come Boaz così come gli uomini hanno bisogno di donne coraggiose come Ruth. Il libro si chiude con Ruth e Boaz insieme a Naomi con il piccolo Obed in braccio. Il rispetto della volontà di Dio, la capacità di non darsi per vinte, l’integrità, la generosità, e poi la tenerezza di un bimbo. È un’immagine di benedizione che attraversa tre generazioni ma si proietta su decine di altre generazioni, così come fa la benedizione di Dio che si allarga a tutta Bethlehem, a tutto Israele, a tutto il mondo, radicandosi nella storia di Davide e anche in quella di Gesù. Che siate benedetti come Rachele e Lea, come Tamar e Giuda, come Ruth e Boaz!
Anna Maffei
Fonte: http://www.riforma.it/
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