Sono Valentina e sono una persona dipendente! Nel 2007 ho iniziato a frequentare le fratellanze, dei 12 passi con Gesù, per i famigliari di alcolisti. Ero convinta che il mio problema non fossi io ma fossero gli altri. La mia vita era diventata incontrollabile a causa di attacchi d’ansia che mi impedivano di continuare a fare quello che avevo sempre fatto: questo mi ha costretta a cercare una soluzione, che pensavo mi avrebbe portata a continuare ad essere ciò che ero, e a fare ciò che facevo, ma che mi avrebbe liberato da questo fastidio invalidante.
Per 3 anni ho lavorato sul programma senza cercare minimamente di cambiare la mia vita. Andavo in riunione, sentivo lo sponsor, rispondevo alle domande, ma null’altro nella mia vita cambiava. Tutto rimaneva sempre uguale. Io stavo meglio, non avevo più gli attacchi d’ansia, ma niente nella mia vita era cambiato: continuavo ad avere un lavoro che non mi dava le soddisfazioni che volevo, non riuscivo ad avere una relazione stabile, avevo un rapporto conflittuale con i miei genitori e di indifferenza verso mia sorella.
Poi, ho sentito parlare di Overeaters Anonymous, una fratellanza per il recupero dalla dipendenza da cibo. Non avevo mai neanche lontanamente pensato che il mio sovrappeso che mi affliggeva dall’età di 8 anni, potesse essere originato da una dipendenza da cibo. D’altra parte per me i “tossici” erano quelli che si distruggevano di droga, che rubavano per procurarsela, che erano disonesti, che erano pazzi. Quindi, sicuramente, IO non potevo essere una persona dipendente. Però la mia voglia di dimagrire, e la fiducia nel programma dei 12 passi che mi aveva comunque portato gran beneficio fino a quel momento, mi ha portata nelle stanze di OA, alla mia prima riunione.
Il mio primo pensiero è stato: qui sono tutti pazzi, io non sono come loro. Però qualcosa, che ora capisco essere stato Dio, mi ha fatto sentire questo pensiero: Valentina, prova ad ascoltare, magari sentirai qualcosa di utile. E così, continuando a frequentare le riunioni, piano piano qualcuno diceva cose che mi sembrava mi risuonassero. Non erano più tutti pazzi, forse quella cosa la facevo anche io, anzi si, la faccio anche io! Piano piano l’amore del gruppo mi ha permesso di pensare che, se tutte quelle persone mi sorridevano e mi abbracciavano, forse non ero così pessima come pensavo di essere. E questo amore è stato quello che mi ha aperto uno spiraglio nel buio della mia negazione.
All’inizio quando ho sentito parlare di Potere Superiore, gli ho dato diversi significati: addirittura ho pensato che il mio potere superiore ero io: la Valentina sana, che c’era dentro di me, bisognava solo farla saltar fuori! D’altra parte io ero arrabbiata con Dio. Il Dio della mia infanzia era giudicante e cattivo, ed io mi aspettavo sempre che arrivasse un fulmine che mi incendiasse da un momento all’altro. Avevo dovuto quindi “buttarlo fuori dalla mia vita” perché altrimenti si sarebbe intromesso nelle mie decisioni. Io volevo fare quello che volevo, quindi lui non poteva esserci per dirmi cos’era giusto e cos’era sbagliato. Il mio era sicuramente giusto per me. Il resto non mi interessava.
La decisione di chiedere aiuto ad uno sponsor per lavorare sul programma è stata sicuramente fondamentale: avevo un sacco di domande, ed avevo bisogno di qualcuno che potesse darmi delle risposte. Non sapevo ancora la benedizione che sarebbe derivata dalla mia disponibilità a chiedere aiuto. Il mio sponsor mi ha dato molto di più che un aiuto per capire come fare a lavorare sul cibo: ha iniziato a parlarmi di Dio. Dio era dappertutto. In ogni cosa me lo nominava. Mi ha aiutato a vedere come Lui ci fosse sempre stato nella mia vita, e di come ancora stava operando, e di come tante volte io non fossi capace di vederlo. Così il Dio che avevo deciso di seppellire in un angolo remoto del mio cuore, piano piano stava iniziando a venire fuori.
Ho provato ad accettare un invito nella chiesa evangelica, il Dio di cui mi parlavano era molto diverso da quello che mi ricordavo io. E da lì è partito il progetto del gruppo dei 12 Passi con Gesù. 3 mangiatrici compulsive che si incontravano sul balcone della casa di una delle 3, a leggere versetti della bibbia, condividendo sul significato che avevano nella nostra vita.
Il gruppo ha iniziato a prendere forma, da tre siamo diventate cinque, e poi di nuovo tre, sono cominciati gli studi sui passi tenuti dal pastore, e la conoscenza del Dio della Bibbia, mi dava accesso ad un amore ed una potenza che nessun mio Potere Superiore sarebbe riuscito a darmi. Ho accettato Gesù nel mio cuore a seguito di un evento importante: un incidente d’auto, dal quale sono uscita praticamente indenne, e, durante il quale ho affidato la mia vita nelle sue mani, arrendendomi completamente. Questa esperienza mi ha fatto capire che quella era la mia strada, e che non dovevo più dubitare. Dio mi aveva ritrovata, e non mi avrebbe più lasciata. La decisione del battesimo in acqua è arrivata a seguito di un altro evento traumatico: la morte di mia madre avvenuta in 15giorni.
Anche in quel caso, ho messo la mia vita, e il mio dolore nelle Sue mani, e Lui mi ha aiutato e confortato, e dato la forza, e consolata. Mi ha reso disponibile verso mio padre, e capace di stare vicina a mia madre fino alla fine, dandomi la possibilità di riconciliarmi con lei prima della sua morte.
Oggi la mia vita è molto diversa da come era prima: non ho più un lavoro e continuo a non avere un fidanzato, ma ho delle nuove amicizie stabili, basate sulla stima e sull’affetto reciproco, sulla onestà e sulla condivisione.
Mi prendo cura di me dal punto di vista fisico, emotivo e spirituale, cercando di cambiare un giorno alla volta le mie abitudini distruttive, sostituendole con abitudini sane. Ho una nuova famiglia, quella delle sorelle del gruppo dei 12 passi con Gesù, dove ho relazioni sane, che sto imparando a portare anche nella mia famiglia di origine. Ho migliorato la relazione con mio padre e con mia sorella, e sto iniziando a sentirmi parte della comunità della mia chiesa.
Quando tutto è cominciato pensavo solo che forse per la prima volta in vita mia sarei riuscita a superare la prova costume. Ora ringrazio Dio di aver scelto questa strada per riportarmi a Lui, e per la speranza e l’amore con il quale ha riempito la mia vita. Un giorno alla volta.
Sor. Valentina
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