Roma, 13 maggio 2014 (NEV-CS14) – “Dolore e sconcerto per l’ennesima strage del mare, una tragedia che non possiamo imputare alla fatalità e che chiama in causa le politiche italiane ed europee in materia di tutela e accoglienza dei richiedenti asilo”. E’ quanto esprime il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, commentando la notizia del naufragio di un barcone proveniente dalla Libia che faceva rotta verso la Sicilia. “Di fronte a tragedie ricorrenti come questa – prosegue Aquilante – come cristiani evangelici denunciamo il rischio dell’assuefazione, che ci porta a pensare che chi vuole emigrare deve mettere in conto tutti i rischi, compresi gli incidenti fatali. Non è così: i morti sono vittime di politiche sbagliate che ignorano la fame, le violenze e la disperazione di migliaia di persone che, alla ricerca di una via di salvezza, affidano la loro vita a trafficanti criminali e privi di scrupoli”.
Aquilante conclude con un appello rivolto al governo italiano e alle istituzioni europee perché rafforzino la missione Mare Nostrum e allo stesso tempo predispongano adeguate strutture di accoglienza e garantiscano un corridoio umanitario che consenta ai richiedenti asilo di raggiungere in sicurezza le coste italiane: “Sono azioni che l’Italia e l’Europa devono avviare con urgenza – conclude Aquilante – nel quadro di una rinnovata cooperazione internazionale a tutela di fondamentali diritti umani che superi definitivamente le strettoie degli attuali trattati internazionali”.
Aquilante interviene a pochi giorni da un convegno, promosso dalla FCEI per il 20 maggio a Roma, centrato proprio sulle ultime ondate migratorie lungo le rotte del Mediterraneo. “Sarà un convegno in cui analizzeremo la situazione e le politiche di soccorso e di accoglienza – spiega il presidente della FCEI – e presenteremo le linee generali del progetto denominatoMediterranean Hope. Il progetto consiste in un osservatorio a Lampedusa che produrrà notizie e materiali utili a sensibilizzare l’attenzione pubblica italiana e internazionale, e in un centro d’accoglienza a Scicli (RG) e che intendiamo realizzare con il sostegno delle chiese protestanti di tutta Europa per testimoniare insieme che Lampedusa e la Sicilia non sono i confini estremi dell’Italia ma la frontiera meridionale di un intero continente”.
Fonte: http://www.nev.it/
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