In occasione del grande festival indù Maha Kumbh Mela, Kathmandu stanzia milioni di rupie e prepara le infrastrutture necessarie per accogliere 10 milioni di fedeli in maniera gratuita. Cristiani, musulmani e buddisti uniti nel chiedere un trattamento uguale per tutti. Leader protestante: “A noi non date neanche la terra per seppellire i morti. Non è giusto”.
Kathmandu (AsiaNews) – Le minoranze religiose del Nepal protestano contro il governo che, nonostante si dichiari laico, continua a sostenere dal punto di vista economico e logistico soltanto le manifestazioni religiose relative all’induismo. È il caso del grande festival indù Maha Kumbh Mela, iniziato ieri (31 marzo), che ogni 12 anni riunisce per più di un mese santoni e fedeli a Chataradham, nella parte meridionale del Paese.
La festa ricalca quella indiana ed è di fatto un pellegrinaggio nei pressi del fiume sacro Sapta Koshi, che prevede meditazioni e abluzioni: la versione nepalese riunisce circa 10 milioni di fedeli, quella indiana ha toccato nel 2013 i 100 milioni di presenze. Ad aprire le celebrazioni è stato ieri il primo ministro di Kathmandu, Sushil Koirala.
Per aiutare queste celebrazioni, l’esecutivo ha stanziato più di 5 milioni di rupie (circa 40mila euro), fornito un servizio di centinaia di navette gratuite per raggiungere i luoghi coinvolti e garantito vitto e alloggio gratuito per i fedeli presenti. Le celebrazioni si concluderanno il 2 maggio 2014.
C.B. Gahatraj, pastore cristiano, dice: “Non è corretto che il sistema statale decida di sostenere di fatto soltanto una fede, ignorando tutte le altre. Questo modo di fare rivela una politica chiara, che vuole emarginare e infine sopprimere le minoranze. Noi vogliamo solo un trattamento che sia giusto e uguale per tutti, dato che viviamo in una nazione secolare e democratica”.
Kathmandu, riprende il leader protestante, “ignora ogni anno la nostra richiesta di ottenere un terreno da trasformare in cimitero. Ci ha bandito dalle nostre terre nei pressi del tempio Pashupatinath. Continua a trattarci come cittadini di seconda classe. E nel frattempo usa le tasse di tutti per aiutare gli indù: questo non si può definire un governo secolare”. Dello stesso avviso Nazrul Hassein, musulmano, e Dharma Murti, buddista: “Questa pubblica inclinazione a favore dell’induismo pone una minaccia psicologica su tutti noi”.
Fonte: http://www.asianews.it/
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