BERNA – Solitudine, divorzio e lontananza da Dio. Sono queste le caratteristiche principali di coloro che scelgono di finire la propria vita come suicidi nelle apposite cliniche svizzere. Il suicidio assistito è più comune, inoltre, nelle persone ben istruite, nelle aree urbane e nei quartieri con una maggiore posizione socio-economica.
A rilevarlo un recente studio pubblicato sull’International Journal of Epidemiology e condotto dall’Università di Berna su 1.301 casi tra il 2003 e il 2008. Un altro dato preoccupante è che, se la maggioranza di chi si è fatto uccidere soffriva di cancro, il 25 per cento sul totale non è affetto da malattie terminali ma è semplicemente “stanco di vivere” e per i ricercatori è «un motivo sempre più comune per le persone che scelgono il suicidio assistito».
Lo studio, si spiega, «è rilevante per il dibattito su un numero forse eccessivo di suicidi assistiti tra i gruppi più vulnerabili», ovvero la richiesta di eutanasia non arriva primariamente da chi vive una sofferenza fisica, come vorrebbe far credere chi propaganda la cultura dello scarto, ma la causa spesso è la fragilità e il disagio sociale. Se le cure palliative e la terapia del dolore possono rispondere pienamente alla sofferenza di chi è affetto da malattie terminali, come ha affermato l’oncologo laico Umberto Veronesi, la solitudine e noia di vivere sono problemi risolvibili con una buona dose di calore e carità umana. Valori che sembrano però scomparsi dalle nostre società secolarizzate.
da: UCCR.it
data: 21/3/2014
Fonte: http://www.evangelici.net/
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