di GREG LAURIE – “Poiché noi siamo stranieri e pellegrini davanti a te come furono i nostri padri. I nostri giorni sulla terra sono come un’ombra e non c’è speranza.” – 1 Cronache 29:15 – Un giorno, forse prima di quanto pensiamo, entreremo nell’eternità. Come sarà misurato il valore dei nostri giorni? Non sarà importante ciò che hai comprato, ma ciò che hai costruito. Non sarà importante ciò che possiederai, ma ciò che avrai dato. Non sarà importante quello che hai imparato, ma ciò che hai insegnato. Non si tratterà della tua capacità, ma del tuo carattere. Non del tuo successo, ma del tuo valore. In altre parole, perché hai fatto quello che hai fatto?
Un giorno, quando saremo in cielo, in quella cerimonia di premiazione nota come il tribunale di Cristo, le ricompense verranno distribuite. Questo non riguarda come andare in cielo, perché il tribunale di Cristo si svolgerà in cielo. Ma la ricompensa sarà data, e la loro prova, secondo la Scrittura, sarà la motivazione. In quell’ultimo giorno, Dio non dirà: “Ben fatto, servitore buono e di successo.” Piuttosto, Dio dirà: “Ben fatto, buono e fedele servitore.”
Questo non significa che non puoi avere successo e fedeltà. Dopo tutto, è sicuramente meglio non avere successo che essere infedele. Vogliamo fare quello che facciamo per la gloria di Dio e al meglio delle nostre capacità. Ma vogliamo anche mantenere le nostre giuste priorità, perché l’eternità dovrebbe essere sempre in vista di tutto ciò che diciamo e facciamo. La Bibbia ci dice che i nostri giorni sulla terra sono pochi: “Poiché noi siamo stranieri e pellegrini davanti a te come furono i nostri padri. I nostri giorni sulla terra sono come un’ombra e non c’è speranza.” (1 Cronache 29:15). Ci comportiamo come se la vita su questa terra sia il principale avvenimento, e l’aldilà sia, beh, un pensiero aggiunto. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Fonte: http://www.chiesadiroma.it/
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