Un giovane tunisino che risiede all’estero ha pubblicato sui social network una foto in cui pesta con i piedi una copia del Corano. Il ministro degli Interni tunisino ha fatto sapere che «abbiamo aperto un’inchiesta preliminare per verificare se la foto è stata scattata in territorio tunisino e abbiamo avvisato l’Interpol perché siano prese le dovute contromisure».
NON È LA PRIMA VOLTA. Le autorità del paese nordafricano non hanno fornito maggiori dettagli sull’identità del ragazzo e sul paese dove risiede, ma l’iniziativa non è nuova per il governo islamista Tunisino. Nel marzo 2012, Jabbeur Mejri, ateo, è stato condannato a sette anni e mezzo di prigione per aver pubblicato su internet alcune caricature di Maometto. Alla stessa pena e per lo stesso motivo è stato condannato anche Ghazi Beji, che poi ha ottenuto l’asilo politico in Francia.
PROCESSI PER BLASFEMIA. In Tunisia non esiste una legge sulla blasfemia, ma da quando il partito islamista Ennahda, contestatissimo in questi giorni, ha preso il potere in seguito alla Primavera araba i casi di blasfemia portati in tribunale si sono fatti sempre più numerosi.
CHIUDERE I BAR PER IL RAMADAN. A luglio il ministro degli Affari religiosi Noureddine Khadmi ha proposto che tutti i bar e i ristoranti del paese venissero chiusi durante il Ramadan, perché inutili e perché rappresenterebbero una tentazione per i musulmani. Con buona pace di chi appartiene a un’altra religione o non è praticante o è ateo.
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