Negli ultimi anni i malati sono aumentati: 2 persone ogni 10mila, rispetto a 1 persona ogni 10mila nel 2005. Nell’ashram-lebbrosario del Pime “Swarga Dwar” (Porta del Cielo) vi sono dai due ai tre nuovi casi a settimana. Fonti locali di AsiaNews: “L’ondata di migrazione dalle campagne alle città ha prodotto nuovi poveri, più soggetti a contrarre la lebbra”.
Mumbai – Nell’indifferenza del governo, la lebbra torna a mietere vittime in India. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quest’anno il Paese ha registrato nuovi casi di contagio: su 36 distretti, in media vi sono più di 2 casi ogni 10mila persone. Nel 2005 la proporzione era di 1 ogni 10mila: dati confortanti, che avevano spinto le autorità a parlare di “eliminazione del morbo”. Tuttavia, fonti locali diAsiaNews – anonime per motivi di sicurezza – spiegano che “la realtà dei fatti è ben diversa e il governo deve accettarla, se vuole davvero sconfiggere la lebbra”.
Chi lavora con le persone colpite dal batterio conferma la presenza di nuovi casi di contagio. Nel dispensario allestito dallo Swarga Dwar (Porta del Cielo), l’ashram-lebbrosario istituito nel 1983 dal Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), ogni settimana si presentano in medio due o tre nuovi malati. “Di recente – racconta adAsiaNews p. Vijaya Kumar Rayarala – abbiamo avuto un bambino, nato in uno slum da genitori lebbrosi. Abbiamo scoperto subito una macchia dietro le spalle, sintomo della malattia. Dopo una cura di sei mesi la macchia è sparita e lui è guarito”.
Altre fonti locali di AsiaNews riconoscono che “per un certo periodo i casi sono diminuiti, ma oggi non è più così”. Il problema della lebbra è che non esiste una vera e propria prevenzione e può venire a chiunque. Povertà, scarsa pulizia, mancanza di igiene, cibo scadente o del tutto assente favoriscono la diffusione del batterio che causa la lebbra. Oltretutto il morbo ha un periodo di incubazione di diversi anni, il che rende ancora più difficile evitarne la diffusione.
“Nelle grandi metropoli come Mumbai – rivelano le fonti – c’è un boom delle costruzioni che ha scatenato una nuova ondata migratoria. Gli imprenditori hanno bisogno di manodopera e dai villaggi moltissime persone si sono riversate in città. Vengono pagate pochissimo, non hanno una casa e quindi vivono sotto i ponti. Non mangiano, e quando lo fanno cucinano all’aperto; respirano polvere e sporco. Molti bambini vengono lasciati soli, perché i genitori devono lavorare. Tutto questo contesto favorisce l’insorgere della malattia, ma quasi nessuno controlla. Poi magari queste persone tornano a casa, ed ecco che la lebbra torna a diffondersi”.
“Il problema – sottolineano le fonti – è che il governo non vuole accettare questa realtà, ovvero che dobbiamo ancora debellare la lebbra. Finché le autorità fingono il contrario, non si può andare avanti e avviare programmi di sostegno. Per i malati, e anche per questi nuovi immigrati”.
(AsiaNews)
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