“Guai a voi, ricchi”. Povertà globale e italiana: Sud e Sicilia nel baratro mentre i super ricchi governano il mondo

Il XXI secolo dovrebbe essere l’epoca della tecnologia, del progresso e della democrazia. Eppure, mentre le menti più brillanti si scervellano per colonizzare Marte, la Terra è ancora prigioniera di una realtà che sa di Medioevo: la povertà. È come se fossimo tutti sull’orlo di un abisso, ma ci fosse un gruppo ristretto che, seduto su una montagna di denaro, ci spinge verso il fondo, senza nemmeno battere ciglio. Il divario tra ricchi e poveri non è solo una questione morale, ma una vergogna universale. In Italia, il Sud e la Sicilia, e in particolare Palermo, sono il teatro tragico di questa disuguaglianza, mentre i super ricchi si arricchiscono a ritmi vergognosi.

Povertà globale: un mondo in equilibrio precario
Partiamo dal quadro globale, perché, come si dice, “il pesce puzza dalla testa”. La Banca Mondiale ci dice che 719 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di estrema povertà, sopravvivendo con meno di 2,15 dollari al giorno. Ma ecco la parte più grottesca: mentre questi milioni di persone lottano per un pasto al giorno, l’1% più ricco del mondo ha accumulato il 63% della nuova ricchezza creata tra il 2020 e il 2023, come documentato dall’ultimo rapporto Oxfam. Questo non è solo scandaloso, è criminale. Mentre noi osserviamo impotenti, Elon Musk e Jeff Bezos giocano con i loro miliardi come se fossero gettoni del casinò.

Il Sud Italia: dove la povertà è di casa
In Italia, la povertà non è solo una questione di numeri globali. La situazione si fa molto più sporca e dolorosa quando ci si sposta a sud di Roma. Secondo l’Istat, più di 5,6 milioni di italiani vivono in condizioni di povertà assoluta, e indovinate dove? Nel nostro caro Sud, che continua a essere trattato come la discarica del Paese. Le ultime stime del 2023 ci dicono che il tasso di povertà assoluta in Sicilia è al 26%, il più alto di tutta la nazione, con Palermo che guida tristemente la classifica. Quasi una famiglia su tre è sotto la soglia di povertà. Altro che “Trinacria felix”, come la chiamavano i Romani: la Sicilia di oggi è la fotografia perfetta del fallimento di politiche sociali miopi e di un’Italia che ha deciso di voltarsi dall’altra parte.

Palermo: capitale della povertà
Palermo, la città che un tempo era culla di civiltà e cultura, è oggi il simbolo della miseria italiana. Qui il tasso di disoccupazione supera il 20%, e quello giovanile arriva a sfiorare il 50%. Se a Milano il lavoro precario è un problema, a Palermo è l’unica forma di sopravvivenza. Ogni giorno, migliaia di famiglie palermitane devono scegliere se mettere qualcosa nel piatto o pagare la bolletta della luce. La povertà educativa è altrettanto devastante: il tasso di dispersione scolastica nella città supera il 20%, rendendo la prospettiva di un futuro dignitoso una chimera per moltissimi giovani. Come diceva Sciascia, “La mafia è un fenomeno umano”, e in questo contesto, le organizzazioni criminali trovano terreno fertile, offrendo quel “lavoro” che lo Stato non riesce a garantire.

I super ricchi: una casta di untouchables
E mentre Palermo, la Sicilia e il Sud si sbriciolano sotto il peso della miseria, i super ricchi del pianeta continuano a giocare a Monopoli con il nostro futuro. Il “Billionaires Report” del 2023 ci svela che il patrimonio dei miliardari del mondo ha raggiunto la cifra mostruosa di 13,1 trilioni di dollari, con Elon Musk e Bernard Arnault che da soli potrebbero risolvere la povertà globale con una frazione del loro patrimonio. È come vedere l’imperatore Nerone suonare la cetra mentre Roma brucia.
In Italia, la situazione non è molto diversa. Il 10% più ricco detiene il 43% della ricchezza nazionale, mentre il 50% più povero si divide le briciole, appena il 10%. Tra questi, i super ricchi italiani — dai Ferrero agli Agnelli, dai Berlusconi ai Benetton — vivono in una realtà parallela. Per loro, la crisi energetica è solo una parola nei giornali; per il resto del paese, è una catastrofe quotidiana.

Citazioni di una verità amara
La disuguaglianza non è una novità, ma è un fallimento che continuiamo a perpetuare. “Il denaro è come il letame: non serve a nulla se non è sparso,” diceva Francis Bacon, eppure oggi sembra che l’1% più ricco del mondo preferisca ammucchiare il letame nelle loro mani piuttosto che condividerlo.
Il grande giornalista Indro Montanelli non avrebbe risparmiato critiche a questo sistema: “L’Italia è un paese di straccioni governato da ladri,” diceva. E la Sicilia di oggi è lo specchio di queste parole, un’isola di disuguaglianza dove i poveri sono abbandonati e i ricchi intoccabili. La Bibbia stessa ci avverte: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione” (Luca 6:24).

Conclusione: cambiare o soccombere
È evidente che qualcosa è andato terribilmente storto. Non possiamo continuare a vivere in un mondo dove Palermo diventa sinonimo di povertà e disperazione, mentre i super ricchi accumulano patrimoni inimmaginabili. Come diceva Albert Einstein: “La follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”. Se continuiamo su questa strada, non ci sarà più futuro, né per i poveri né per i ricchi. E allora la domanda finale è: continueremo a guardare questo spettacolo grottesco in silenzio, o troveremo il coraggio di cambiare rotta?

Davide Romano

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