Regno Unito pronto a rendere definitivo il divieto di bloccanti della pubertà

Estendere e rendere definitivo il divieto di somministrazione dei bloccanti della pubertà e delle terapie ormonali per la transizione di genere dei minori. È questo l’obiettivo – secondo quanto scrive il Telegraph – che si pone il partito laburista, al governo del Regno Unito, come attestano le udienze che sta attualmente svolgendo sul tema.

Si tratta senza dubbio di una misura inattesa che ha sorpreso non poco il partito conservatore. Con la vittoria dei laburisti alle ultime elezioni si temeva piuttosto il contrario, ossia un cambio di passo in chiave liberale e progressista rispetto al divieto vigente fino al prossimo settembre di somministrazione di farmaci bloccanti la pubertà, come il Lupron, per bambini e adolescenti nei trattamenti di transizione di genere.

A tal proposito è opportuno ricordare che l’uso del Lupron, approvato nei trattamenti di pazienti con pubertà precoce, è fortunatamente piuttosto raro, e che il resto delle terapie per minori con disforia si effettua di fatto con farmaci antitumorali approvati per impedire la rapida progressione di cancri particolarmente aggressivi. Pertanto tali trattamenti richiederebbero una stretta supervisione medica; cosa che, in particolare negli Stati Uniti, non è stata fatta da troppi medici ideologizzati proni alla “gender care”. E questo chiaramente per favorire gli interessi delle case farmaceutiche, in particolare AbbVie (la casa produttrice del Lupron) ed Endo Pharmaceuticals, che attualmente dominano un mercato – quello dei bloccanti – che frutta già diversi miliardi di dollari sulla pelle di adolescenti e giovani.

Si auspica pertanto che questi segnali politici da Oltremanica riguardo a simili trattamenti possano incentivare un cambio di rotta anche in Italia, soprattutto tra le fila del mondo femminista e transfemminista, progressista e pro-Lgbtq+. Nel nostro Paese, purtroppo, i recenti scandali rispetto al trattamento dei bambini con disforia di genere all’ospedale Careggi di Firenze – cui veniva somministrata la Triptorelina senza le dovute e adeguate valutazione cliniche previe, soprattutto sul piano psicologico – non hanno portato all’attuazione di alcuna contromisura, nonostante le stesse indagini ministeriali in corso sul caso. Anzi, lo stesso ospedale ha recentemente pubblicato un bando per assumere un medico endocrinologo per proseguire imperterrito sulla strada senza uscita delle terapie affermative di genere, una via lastricata di ricadute devastanti sul benessere psicofisico di adolescenti e giovani.

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