«Ancora una volta il Comune di Bologna manifesta la volontà di trasformare la nostra città secondo l’ideologia della fluidità sessuale e di genere, e non presta attenzione alle conseguenze. La possibilità di richiedere l’abbonamento ai trasporti pubblici con un’identità alias, dunque secondi il sesso auto-percepito e con il cosiddetto “nome di elezione” permetterà a qualsiasi individuo di essere identificato come vuole, senza alcun legame col documento di identità e senza nessun tipo di documentazione specifica. Oltre ad avere dei seri dubbi sull’applicabilità e sulla stessa legalità di questi provvedimenti, per cui ogni individuo potrebbe essere identificato in modo diverso a seconda del diverso ambito della vita pubblica togliendo valore al documento di identità, il problema principale è che l’ideologia Lgbtqia+ si propone come una falsa via di libertà per permettere alle persone di essere tutto ciò che vogliono, ma in realtà ne cancella l’identità. Per non parlare dei pericoli per le donne, per la loro dignità e la loro sicurezza. Pensiamo se tali provvedimenti prendessero piede su larga scala in tutti gli ambiti dei luoghi pubblici, cosa accadrà nel caso di bagni, spogliatoi, camerini o altri luoghi dedicati alle donne, alla loro intimità e sicurezza? Chiediamo pertanto un confronto onesto con la politica locale e di bloccare questa iniziativa, poiché il tema è grave e fondamentale e ne va della dignità delle persone».
Così Francesco Perboni, referente del Circolo Territoriale di Pro Vita & Famiglia onlus di Bologna sull’iniziativa dell’identità alias, in vigore da oggi, per quanto riguarda gli abbonamenti ai mezzi pubblici dell’azienda Tper. Per ottenere tale abbonamento, infatti, con foto e cosiddetto “nome di elezione”, basterà inviare una mail senza l’intermediazione di nessuna associazione né produzione di adeguata documentazione anagrafica e/o medica.
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