I cittadini di Barcellona insorgono contro la privatizzazione di Parc Güell
Direi proprio che l’idea di presentare all’interno di Parc Güell la collezione Crociera 2025 di Louis Vuitton non ha raccolto il plauso della popolazione di Barcellona.
L’idea risalirebbe a qualche tempo fa quando Bernard Arnault (presidente e CEO di LVMH Moët Hennessy – Louis Vuitton) ebbe l’idea di sponsorizzare l’America’s Cup di vela del 2024. Progetto accolto con entusiasmo da Nicolas Ghesquiére (direttore creativo del noto brand, tra i massimi rappresentanti internazionali nel settore del lusso).
E quindi, a seguito di una trattativa – definita “serrata” -con il sindaco Jaume Collboni, si aggiudicava la privatizzazione del famoso progetto modernista di Antoni Gaudi che per alcuni giorni è rimasto completamente chiuso al pubblico. La sfilata sul far della sera del 23 maggio, tra le 86 colonne della sala Ipostila, doveva evocare, cito testuale “le sinuosità di Gaudì e il brutalismo di Ricardo Bofili, la cupezza di Goya e la sontuosità di Cristobal Balenciaga…” (?!?). In un turbinio di scialli, frange, mise, balze e parafernalia vari. Tra gli ospiti“eccellenti”: Ana de Armas, Naomi Osaka, Pharrel Williams, un componente del gruppo k-pop sudcoreano Stray Kids…tutta gente che Durruti non avrebbe degnato di uno sguardo, nemmeno di disprezzo.
Ma non tutti, si diceva, avevano apprezzato l’evento.
Alcune centinaia di di persone, convocate da varie associazioni di quartiere e della società civile, hanno manifestato vigorosamente contro la sfilata bloccando per oltre un’ora la Travessera de Dalt, l’arteria principale del quartiere. Impedendo o comunque rallentando la circolazione dei veicoli diretti all’evento. Nei momenti di maggior tensione i Mossos d’Esquadra (la polizia regionale “autonoma”, l’equivalente catalano dell’Ertzaintza basca) non hanno lesinato nell’uso dei manganelli. Almeno una persona sarebbe stata arrestata
Tra le scritte sugli striscioni e gli slogan scanditi dai manifestanti:
“I quartieri non sono un podio per le vostre sfilate”, “Barcellona non è in vendita”, “Il vostro lusso è la nostra miseria”.
E anche, in aggiunta “Luis Vuitton tortura gli animali”.
Magari la prossima volta ci ripensano.
Gianni Sartori
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