di Roberto Bracco “Signore, quando ti abbiamo veduto forestiero e ti abbiamo accolto? (vs. 38) – La domanda umile e sincera dei giusti ci rivela non soltanto la sorpresa di vedere e udire il Figliuolo dell’uomo sostituire o rappresentare i poveri e i bisognosi beneficati nelle più diverse occasioni e nelle più svariate necessità, ma ci rivela anche la modestia profonda che adorna coloro i quali operano il bene, sospinti veramente dall’ardore della carità.
Sembra quasi di udire la meraviglia dei giusti che esclamano: – Signore, non soltanto ignoravamo di aver prodigato il nostro affetto verso te, ma eravamo proprio ignari di aver compiuto un bene che sarebbe stato ricordato nell’eternità.
I giusti compiono le opere preparate da Dio per loro in una maniera tanto semplice e naturale da non notarla e da non farla notare. Con la stessa inconsapevole spontaneità con la quale respirano, così aprono la mano al povero o le labbra per l’afflitto; l’opera loro non è suggerita da nessun calcolo umano e non è provocata da nessuna finalità terrena.
L’amore è la natura del giusto e le opere sono il risultato concreto dell’amore; egli ama perché lo Spirito Santo ha sparso la carità nel suo cuore ed egli opera perché l’amore non può rimanere infecondo nella vita. I giusti risplenderanno come le stelle nel cielo dell’eternità perché il loro amore e le opere del loro amore non potranno estinguersi. Fuori del tempo e fuori del finito brilleranno della luce di Dio.
Oggi, molti, anche nel seno della cristianità, cercano di brillare e di farsi notare compiendo faticosamente opere benemerite. L’amore del cielo non è la fonte della loro ispirazione e dei loro impulsi perché la loro azione procede soltanto, e questo nel migliore dei casi, da un sentimento vago di benevolenza sociale.
Compiono l’opera e sanno di averla compiuta, e non sodisfatti di ciò si prodigano nel propagandarla con qualsiasi mezzo perché altri lo sappiano, perché tutti ne siano informati. Poveri illusi! L’opera portata a termine viene premiata soltanto, e non sempre, dal plauso umano che si spegne prima dell’opera stessa.
Ma Gesù Cristo ci insegna, con la parola e con l’esempio a vivere l’amore, l’amore puro, l’amore vero, l’amore dei giusti; l’opera dell’amore deve essere per il credente l’effetto spontaneo dell’esperienza interiore della grazia divina: egli deve agire, deve beneficare e deve sollevare semplicemente per assecondare quella potenza divina, quel fuoco celeste che sono stati posti nel suo cuore.
Dio vuol rinnovare la Pentecoste in un’effusione di Spirito Santo che sia un autentico battesimo di amore ma vuole anche che noi usiamo tutto quello che abbiamo ricevuto e realizzato nella semplicità della fede per compiere le opere preparate alla gloria del Suo Nome e per la benedizione dei nostri fratelli.
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