“Signore, io ho udito il tuo messaggio e sono preso da timore. Signore, dà vita all’opera tua nel corso degli anni. Nell’ira, ricordati d’aver pietà”! Habacuc 3: 2 –
di Agostino Masdea – Il profeta Habacuc fu contemporaneo del ben più noto profeta Geremia, e visse quindi in un contesto di sviamento e di decadenza spirituale del popolo d’Israele. Fa parte dei cosiddetti “profeti minori” perché il suo libro è composto da soli tre capitoli.
Habacuc elevò questa preghiera a Dio poco prima dell’invasione babilonese di Giuda (605 a.C.). Di fronte a questo giudizio imminente, il profeta intercedeva per il suo popolo.
Nel capitolo uno Habacuc aveva bersagliato Dio con tante domande, esprimendo tutte le sue perplessità e facendo le sue rimostranze. Poi nel secondo capitolo la risposta di Dio calmò il suo cuore e comprese che Dio è giusto, e che i Suoi giudizi sono ineccepibili. Nel verso 4 un’affermazione di immenso spessore, che ritroveremo per tre volte nel nuovo testamento e sarà uno dei cavalli di battaglia dell’apostolo Paolo: “il giusto vivrà per la sua fede!”
La sua preghiera esprime una fiducia incrollabile nel Signore, nonostante le circostanze e le perplessità. Egli si affida alla misericordia di Dio, e chiede al Signore di non distruggere per sempre la Sua opera, ma, ricordando i grandi prodigi del passato, di farla rivivere negli anni futuri. È una preghiera di lode, che si conclude con la ferma risoluzione di continuare a confidare in Dio, succeda quel che succeda.
Sa che l’invasione porterà morte, distruzione e fame, ma la sua speranza rimane salda nel Signore: Tuttavia rimarrò tranquillo nel giorno dell’avversità…, Anche se il fico non fiorirà e non ci sarà alcun frutto sulle viti…, anche se i campi non daranno più cibo, esulterò nell’ Eterno e mi rallegrerò nel DIO della mia salvezza”.
In questi tempi complicati ringraziamo Dio per tutto ciò che ha fatto per noi nel passato e preghiamo con viva speranza per il futuro. Egli è fedele!
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