Partirà ad ottobre un corso di formazione in “Cure palliative” aperto a tutti coloro che per lavoro o esperienza di vita sentono di necessitare di una guida completa sul tema. Il corso si terrà al centro Camilliano di Formazione a Verona: quattro i fine settimana proposti per un totale di 50 ore. Un progetto nuovo per come è strutturato e che ha, tra le finalità, anche quella di aiutare a sostenere praticamente ma anche spiritualmente i pazienti che ad un tratto sentono di aver bisogno di un sostegno maggiore nella malattia.
Spiega la dottoressa Maria Paola Brugnoli, Medico Chirurgo, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Terapia del Dolore e Cure Palliative, organizzatrice: «Il corso è diverso, guarda alla dignità del paziente e al diritto alla vita. Abbiamo proposto a diversi professionisti e docenti di aderire ad un’iniziativa che riteniamo con finalità formative profonde e tutti hanno accettato con entusiasmo. Ognuno porta la sua esperienza e competenza e diventa fondamentale per avere una visione ampia e completa del fenomeno».
Il punto è affrontare il tema a più ampio raggio in modo da sostenere non solo con competenze tecniche ma anche spirituali e psicologiche il paziente: «L’idea del corso – spiega sempre la dottoressa – nasce anche con la volontà di dare una risposta chiara al rispetto della dignità e della vita della persona. Se un paziente mi chiede di ammazzarlo come medico sento di aver fallito. Da qui bisogna partire: dalla necessità di dover aiutare a superare il dolore fisico, psichico ma soprattutto spirituale di una persona malata. Sono arrivata alla conclusione, nella mia esperienza di 40 anni sul campo, che le cure palliative dovrebbero essere approfondite per questo da un team multidisciplinare: filosofi, pedagogisti, OSS, badanti, medici, volontari. A maggior ragione tutti coloro che sono a contatto con i pazienti hanno bisogno essere coinvolti e per questo è nata l’iniziativa che vedrà la luce a ottobre».
Il corso è sostenuto anche dal Gruppo di Neurobioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum proprio per dare un segnale importante delle finalità del progetto. Tra i relatori ci sarà anche padre Alberto Carrara che, tra gli altri incarichi, è membro della Pontificia Accademia per la Vita e per l’Ateneo è professore di Antropologia filosofica e Neuroetica.
L’idea è dunque evitare di arrivare al peggio, come spiega Brugnoli: «Non dobbiamo arrivare a “Gloria”, caso veneto ormai emblematico che apre anche in Italia al suicidio assistito dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-Antoniani del 2019. La mia esperienza di lavoro negli Usa mi suggerisce che la legalizzazione dell’omicidio assistito è avvenuta negli Stati Uniti anche per ragioni economiche dovute alla mancanza di assistenza sanitaria pubblica. Non deve assolutamente avvenire in Italia. Per esperienza ho visto che spesso le persone dopo mesi di coma si risvegliano: non dobbiamo arrivare a staccare la spina o a far sì che le ragioni del denaro e le difficoltà prevalgano. Questo progetto è sempre stato un sogno che speravo di poter realizzare per dare un contributo concreto».
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