Ieri Khamenei ha espresso il proprio sostegno a un accordo aggiungendo – però – che “l’infrastruttura esistente dell’industria nucleare non dovrebbe essere toccata”. Washington ha negato l’esistenza di progressi nel negoziato. L’Iran sarebbe ormai vicina alla soglia del 90% nell’arricchimento dell’uranio, giudicata da Israele come una linea rossa.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità iraniane hanno confermato che sono in corso colloqui indiretti con gli Stati Uniti in Oman in merito al suo programma nucleare, ma hanno dichiarato di non essere interessate a un potenziale accordo provvisorio sulla questione. I commenti giungono un giorno dopo che la Guida Suprema della Repubblica Islamica, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha espresso il proprio sostegno a un accordo sul programma nucleare del Paese con l’Occidente, ma ha aggiunto che “l’infrastruttura esistente dell’industria nucleare non dovrebbe essere toccata”.
In una conferenza stampa oggi il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ha ringraziato Muscat per i suoi sforzi, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Tasnim. Il ritorno all’accordo – ha detto – è solo una delle questioni discusse, aggiungendo che qualsiasi accordo raggiunto deve aderire agli standard di Khamenei e includere una riduzione delle sanzioni. Il portavoce ha dichiarato anche che uno scambio di prigionieri potrebbe essere concordato “nel prossimo futuro”, a condizione che Washington mostri “lo stesso livello di serietà” di Teheran. Almeno tre iraniani-americani sono detenuti in Iran, tra cui l’uomo d’affari Siamak Namazi, arrestato nell’ottobre 2015 e condannato a 10 anni di carcere per spionaggio.
Venerdì scorso, nei giorni scorsi il sito web Axios aveva parlato dei contatti in corso attarverso l’Oman, riferendo che i funzionari statunitensi hanno chiarito nei messaggi trasmessi all’Iran che ci sarebbe stata una risposta severa se Teheran avesse raggiunto i livelli di arricchimento dell’uranio del 90% richiesti per l’uso in un’arma nucleare. Si tratta di una soglia ritenuta ormai vicina al livello attuale: secondo le stime più recenti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran possiede 114,1 chilogrammi (251 libbre) di uranio arricchito al 60% di purezza – un livello per il quale gli esperti di non proliferazione affermano già che Teheran non ha alcun uso civile.
Da parte sua la Casa Bianca aveva smentito una notizia secondo cui Washington e Teheran starebbero facendo progressi su un nuovo accordo nucleare. Israele ha esercitato forti pressioni contro l’accordo nucleare del 2015 tra l’Iran e le potenze mondiali, dal quale gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2018. Anche i successivi sforzi dell’Europa e dell’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden per rilanciare l’accordo e riportare Washington nel patto sono stati accolti con proteste dal governo israeliano. Benjamyn Netanyahu ha minacciato raid nel caso Teheran raggiunga la “linea rossa” del 90% nell’arricchimento dell’uranio.
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