Il Carnevale è passato ma le sue deformazioni restano

Innumerevoli sono stati i sentimenti d’indignazione e costernazione espressi sul web da cristiani cattolici ed evangelici nei confronti della sfilata carnevalesca tenuta in Brasile.  La rappresentazione mostrava la vittoria del diavolo armato di tridente vincitore su Sant’Antonio, (da notare) le cui caratteristiche corrispondevano a Gesù durante la passione. L’affermazione della scuola di samba, per cui la figura caduta al suolo era di Sant’Antonio e non quella di Cristo non ha convinto i cristiani, anche perché nella stessa sfilata c’era un’enorme metafora del santo rappresentato come un uomo calvo e con una veste lunga, senza alcuna somiglianza con l’altro personaggio, che aveva la corona di spine e un panno avvolto intorno ai fianchi. In passato abbiamo visto altre raffigurazioni rasenti la blasfemia ma oggi i cristiani e non solo loro, contestano lo trascendere dei limiti oltre ogni tolleranza, infatti, drammatizzando la vittoria del malvagio, ne hanno capovolta la verità.

 Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il mondo” Giovanni 16:33

Il seguace di Cristo non trova normale né quantomeno accettabile assistere a parodie o a figuranti con corona di spine e mani disegnate con i fori ,ciò deride e umilia Dio, Padre e Signore. Il pensare che i figli di Dio rimangano in silenzio davanti ad uno scempio offensivo è inammissibile, tant’è vero che la polemica incalzante ha tracciato due fronti: i cristiani e i religiosi giustamente sdegnati, e i secolari e gli scettici che replicano che è solo un gioco inoffensivo e mal interpretato dai “fanatici” cristiani.  Fanatismo, è uno dei tanti termini rivolto ai cristiani dai non credenti. Chi non crede e non sperimenta la Grazia, reputa incomprensibile la scelta dei fedeli nel ritenere indispensabile il seguire la legge del Signore. I figli di Dio e il mondo necessità dell’ordinamento legislativo Divino e non si tratta solo di un testo giuridico, ma di una persona: Gesù Cristo!

Gesù si è presentato individualmente chiamando per nome, invitando a seguirlo con la legge dell’amore e della pace e se anche si fosse respinto l’ appello, Gesù avrebbe rispettato la volontà.

“… anzi santificate Cristo come Signore nei vostri cuori, sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto, avendo una buona coscienza.” 1°Pietro 3,15

L’atto di rispetto più nobile e davvero primario è quello di riconoscere il prossimo per quello che è: il riconoscimento dell’altro senza edulcoranti, attese, manipolazioni. La più comune mancanza di rispetto, è quella che cerca di fare inciampare il prossimo su se stesso, sulla propria parola, sulla propria dignità, sulla propria fede. Minare il percorso altrui cercando di indurre in tentazioni o dubbi. Il mondo è malsano ed è costellato di persone che per tradizione, credenze e a volte senza una vera motivazione si scagliano contro chi afferma, difende e protegge una verità in cui crede, un valore o una virtù. Bramano di far  cadere e riusciti nel loro malvagio disegno… hanno sventura del mal capitato. Gesù (esempio permanente) non cade, non afferma se stesso ma la verità delle cose. Il rispetto si fonda su quanto è dovuto a Dio. Il rispetto di se stessi si fonda sulla dignità che ci è stata data da Dio. Per questo offendere la dignità altrui è prima di tutto un’offesa fatta a Dio: è peccato. La mancanza di rispetto è il sintomo della perdita della percezione del peccato. Il rispetto è una questione di giustizia, non è una virtù ma un atteggiamento, un modo di stare in relazione in pace con Dio, con se stessi e con gli altri.   La relazione fra bene e male è sottile, spesso diviene una radice che infetta l’organismo spirituale: un connubio fra orgoglio e doppiezza che cerca di assoggettare il prossimo, ferendolo nella sua dignità d’individuo. Ogni mancanza di rispetto verso qualcosa o qualcuno, rivela le condizioni spirituali probabilmente precarie dell’anima. Ogni atteggiamento di svalutazione del prossimo è una forma di abuso che parla d’isolamento, solitudine dell’anima, chiusura in se stessi e quindi di tenebre.

“E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto riprovatele, perché è persino vergognoso dire le cose che si fanno da costoro in segreto. Ma tutte le cose, quando sono esposte alla luce, divengono manifeste, poiché tutto ciò che è manifestato è luce. Perciò la Scrittura dice: Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te”. Efesini 5:11-14

La valorizzazione del prossimo, il rispetto dell’altro è un tributo dovuto a Dio di cui saremo ripagati con interessi di gloria. Quanto invece viene da sé e dal mondo, a se stessi e al mondo ritorna, sarà lasciato per essere ridotto in polvere.

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Il Carnevale ricorrenza mobile, accade prima della  quaresima e prevede tipicamente  celebrazioni pubbliche : parate, feste di strada pubbliche e altri divertimenti  Gli eventi principali avvengono tipicamente a febbraio o all’inizio di marzo, durante il periodo storicamente noto come Shrovetide.  Costumi e maschere consentono alle persone di mettere da parte la loro individualità quotidiana e sperimentare un accresciuto senso di unità sociale. Questa rassegna rappresenta   un momento di grande indulgenza prima della Quaresima seguente (un periodo che sottolinea il contrario), con il bere, l’eccesso di cibo e varie altre attività .

Le espressioni di satira sociale comuni del Carnevale includono battaglie simulate con i coriandoli,  costumi grotteschi, e un generale capovolgimento delle regole e delle norme quotidiane. La tradizione italiana di indossare maschere risale al carnevale di Venezia nel XV secolo e per secoli è stata un’ispirazione per il teatro greco  e la commedia dell’arte.

L’inizio del periodo carnevalesco è tradizionalmente fissato il giorno successivo la domenica  Finisce il martedì precedente, il  mercoledì delle ceneri segna l’inizio della quaresima, con l’eccezione del carnevale ambrosiano, il cui  termine è il primo sabato di Quaresima ; mentre la tradizione della Tabernella, nell’arcidiocesi di Lucca, è la prima domenica di Quaresima. Il momento culminante del festeggiamento è il giovedì grasso   fino al martedì grasso ,ultimo giorno di carnevale . Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua cattolica , non avendo  ricorrenza annuale fissa ma variabile   può cadere  dal  22 marzo al 25 aprile , infatti  intercorrono 46 giorni tra il Mercoledì delle ceneri e Pasqua. Ne deriva che in anni non bisestili martedì grasso cade dal 3 febbraio al 9 marzo. Per questo motivo i principali eventi si concentrano in genere tra i mesi di febbraio e marzo.

La celebrazione del carnevale hanno origini  molto antiche: nell’antica Grecia intorno all’anno 535 si realizzavano le dionise, rappresentazioni teatrali dedicate al dio Dionisio ma attribuite al tiranno ateniese Pisistrato. Le Saturnali, un ciclo di festività della religione romana, dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno e alla mitica età dell’oro.

La caratteristica antica delle feste del carnevale o travestimento  è la  temporanea realizzazione        dell’ annullamento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per aderire al rovesciamento dell’ordine prestabilito, all’esecuzione dello  scherzo e anche alla sfrenata dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale, il caos sostituiva l’ordine costituito, che dopo  il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente. Altro festeggiamento importato nell’Impero Romano era la dea egizia Iside, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle Metamorfosi (libro XI) comporta la presenza di gruppi mascherati.                                Altra consuetudine  presso i Romani , era la fine del vecchio anno  rappresentato da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio.

In Babilonia  poco dopo l’equinozio primaverile veniva attualizzato il processo originario del mondo, descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago  Tiamat che si concludeva con la vittoria del primo. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del CAOS che contrastavano la ricreazione dell’universo, cioè il mito della morte e risurrezione di Marduk, il salvatore.

Nel corteo c’era anche una nave a ruote su cui il dio Luna e il dio Sole percorrevano la grande via della festa – simbolo della parte superiore dello Zodiaco verso il santuario di Babilonia, simbolo della terra. Questo periodo, che si sarebbe concluso con il rinnovamento dello spazio, veniva vissuto con una libertà dissoluta e un capovolgimento dell’ordine sociale e morale.

Le  cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà, dimostrano  periodicamente  abolizione del tempo trascorso e di riattualizzare la “ cosmogonia”. Il  Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi; Le anime per non diventare pericolose, devono essere onorate  e a causa di ciò si prestano dei corpi provvisori: Essi sono le maschere e spesso il significato è apotropaico, poiché chi le indossa assume le caratteristiche dell’essere “soprannaturale” rappresentato. Le maschere che incarnano gli antenati, le anime dei morti che visitano cerimonialmente i vivi (Giappone, mondo germanico, ecc.), sono il segno che le frontiere sono state annientate e sostituite in seguito alla confusione di tutte le modalità. La convinzione di molti è che In questo intervallo paradossale fra  realtà dualitstica, diventa possibile la comunicazione tra vivi e morti.

 “I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c’è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. l loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole.” Ecclesiaste 9:5-6

Il carattere infernale e diabolico delle maschere è riconoscibile in particolare in certe maschere come  Arlecchino (maschera policroma e fiammante vestito a losanghe policrome),  Pulcinella (volto metà bianco e metà nero e camice bianco), Zanni  (tunica e calzoni bicolori). Tra le maschere regionali italiane che maggiormente testimoniano l’origine infero – demoniaca ci sono i   Mamuthones e gli  Issohadores in Sardegna. Alla fine il tempo e l’ordine dell’ universo, scompigliati nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale di carattere purificatorio comprendente un “processo”, una “condanna”, la lettura di un “testamento” e un “funerale” del carnevale il quale spesso comporta il bruciamento del “Re carnevale” rappresentato da un fantoccio (altre volte l’immagine simbolo del carnevale è annegata o decapitata). Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee  Il processo e la messa a morte del Carnevale, sul quale si addossano tutti i mali della comunità, è la parodia di un vero e proprio processo con imputato, avvocato difensore, pubblico ministero ed altri personaggi. Il Carnevale fa testamento, ma altre volte il testamento viene fatto da un suo equivalente.

“…affinché i loro cuori siano consolati, essendo essi uniti insieme nell’amore, ed ottengano tutte le ricchezze della piena certezza d’intelligenza per la conoscenza del mistero di Dio e Padre e di Cristo, in cui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Or questo dico, affinché nessuno vi inganni con parole convincenti, perché, quantunque sia assente da voi col corpo, pure sono con voi con lo spirito e mi rallegro vedendo il vostro ordine e la fermezza della vostra fede in Cristo “ Col. 2:2 -5

Egli ha già operato nel nostro vivere distruggendo un cuore di pietra e donandoci un cuore di carne con la grande passione per la pace, la giustizia e l’amore.

Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo, io ho vinto il mondo” Giovanni 16:33

Lella Francese


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