Molti giornali stanno parlando da giorni delle varie iniziative parlamentari che in Francia vorrebbero inserire il “diritto all’aborto” nella Costituzione dello Stato.
Dopo un primo tentativo ad ottobre, fortunatamente respinto dal Senato, altre due proposte saranno discusse nel parlamento francese. Ed entrambe hanno dei vasti sostegni nel mondo della politica, nel femminismo organizzato, nelle lobby di potere, nei media e tra gli intellettuali à la page.
Il 24 novembre, dopo otto ore di discussioni, è stato infatti adottato dall’Assemblea nazionale il progetto forse più radicale, proposto dall’onorevole Mathilde Panot del gruppo di Jean-Luc Mélanchon.
I deputati dell’Assemblea sono complessivamente 577, ma hanno votato solo in 387. 337 a favore dell’inaudita e inconcepibile “costituzionalizzazione dell’aborto”, 32 contro, 16 si sono astenuti.
Sebbene il progetto di legge venisse dall’estrema sinistra, il partito guidato da Marine Le Pen si è spaccato. 38 deputati (tra cui la stessa Le Pen) hanno votato a favore, 23 contro, 18 gli astenuti.
In Francia esiste una legge piuttosto permissiva sull’aborto fin dal 1975. Da allora una media di 200mila bambini all’anno vengono soppressi dalle mani di un chirurgo. L’operazione poi è totalmente gratuita per la donna, come se si trattasse di una operazione vitale e impellente (il che non è).
Secondo l’enciclopedia Treccani, la Costituzione, negli Stati moderni e contemporanei, è un «documento scritto solenne», in cui è contenuta l’organizzazione “dei supremi organi statali e la proclamazione di una serie di diritti e di doveri dei consociati”. Come i diritti di parola, di opinione, di voto, e così via.
Pur nelle differenze storiche tra paese e paese, nella Costituzione albergano i «principi generali dell’ordinamento giuridico», che costituiscono il «fondamento della convivenza civile». Cosa c’entra l’aborto, che è la soppressione di una vita umana nei primi stadi del suo sviluppo, coi fondamenti della convivenza civile e coi principi generali della società? Nulla. Ma in Francia forse si vuole evitare, in futuro, una decisione come quella della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha dichiarato che l’aborto non è un diritto assoluto né intangibile.
Il “diritto all’aborto” di cui si sta parlando in Francia andrebbe a inserirsi nel nuovo articolo 66-2 della Costituzione. L’articolo immediatamente precedente, il 66-1, per ironia della sorte, è quello che nega legittimità alla pena di morte. Giustamente. E per i bambini?
Come è possibile che nella Carta fondamentale di uno Stato civile si possa pensare di inserire un “diritto” che tale non è, ma che è stato ribattezzato così solo in tempi recenti, dopo aver rimosso le sue prime formulazioni storiche che parlavano di “depenalizzazione” e di “eccezione alla norma”?
La migliore riflessione è stata quella della deputata Emmanuele Ménard, che ha concluso la sua ferma condanna della proposta con queste parole: «State aprendo il vaso di Pandora e favorendo tutte le esagerazioni. Domani, ci metterete (nella Costituzione) l’eutanasia, il diritto al cambiamento di sesso, la PMA e l’utero in affitto (…). Salteranno i limiti (all’aborto). 16, 24, 36 settimane… Ognuno vorrà andare oltre».
Facciamo attenzione perché ciò che diventa legge in un paese dell’UE tende a influenzare tutti gli altri Stati e le stesse norme vigenti in Europa, creando un pericoloso precedente.
https://www.provitaefamiglia.it/blog/in-francia-scoperchiato-il-vaso-di-pandora-sullaborto
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