“Visti da lontano, in Europa e in Italia, voi avete per la prima volta quelle che io chiamo le tre P.”, esclamò lo storico e sociologo cinese. “E quali sarebbero queste tre P.?” domandò lo studente italiano che condivideva questa storia con un pubblico attento, tra il quale c’ero anche io. “Beh, oggi avete una Pace duratura mai avuta nella vostra storia, poiché la storia europea e italiana è piena di conflitti sanguinosi. Avete una Prosperità che i vostri nonni non potevano permettersi nemmeno di sperare. E infine avete un Pessimismo così radicato nella società da farvi apparire tristi come non siete mai stati… pace, prosperità e pessimismo”.
Confesso che, quando le ho sentite, queste parole sono risuonate nella mia mente come lo stridore di un gessetto sulla lavagna. E il motivo è che ne scorgo un seme di verità.
==>> Credo che ognuno di noi avrebbe la propria opinione sugli eventuali perché di questo pessimismo che sembra avvolgerci in questi anni. Ma qui sono più interessato a individuare come uscirne e forse un come potrebbe riguardare il concetto di dono.
L’apostolo Paolo riporta delle parole di nostro Signore quando afferma: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Il principio del dono (di tempo, di risorse, di sé) è da noi spesso collegato al sacrificio: mi privo affinché tu abbia, mi sacrifico affinché tu riceva. Ecco forse uno dei mali sociali del nostro tempo: abbiamo tanto, vogliamo tenercelo e, per dirla tutta, vogliamo di più. Perché il dare non è gioia, è puro e semplice sacrificio, privazione. E anche se vivo in una pace e in una prosperità mai sperimentate prima, sono pessimista perché temo che mi sarà tolto quello che possiedo o che non potrò mantenerlo a lungo.
Ma il dono non è solo sacrificio. La neuroscienza ha dimostrato che il dare in regalo, la liberalità senza condizioni, insomma il dono gratuito genera gioia in chi lo pratica, diffonde uno stato di benessere che il donatore percepisce come reale. La consapevolezza di fare qualcosa di buono e giusto ci ispira, ci motiva, ci fa star bene! Quando diamo senza condizioni affermiamo una umanità migliore e lo sappiamo bene perché, guardandoci da fuori, ci scopriamo migliori! E proprio lì, mentre accade, lungo le terminazioni nervose e in tutto il nostro corpo si diffonde una sensazione di benessere: il sapore della gioia.
Gesù, ovviamente, lo sapeva. È probabilmente a questo che spesso si riferiscono molti di coloro che sostengono i perseguitati attraverso Porte Aperte/Open Doors quando dicono: “Non ci ringraziare, Cristian, noi riceviamo molto di più di quello che diamo!” Che lezione semplice e potente! La crisi del dono, l’indolenza nel darsi, il sospetto verso chi gioisce nel servire gli altri, ci stanno rendendo pessimisti riguardo il futuro? Il cristiano ha scoperto l’antidoto a questo pessimismo: donarsi imitando Cristo. E sa per esperienza che porta un evidente effetto collaterale: la gioia.
https://www.fedepericolosa.org/donarsi-e-una-gioia/
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