A una donna di 80 anni nello stato di Washington è stato vietato l’uso della piscina pubblica della sua YMCA locale dopo aver espresso disagio per il fatto che un un maschio biologico stesse usando lo spogliatoio femminile mentre bambine, adolescenti e ragazze si stavano spogliando. La donna era sotto la doccia quando ha sentito una voce maschile e ha sbirciato fuori per trovarsi davanti, appunto, un maschio biologico in costume da bagno da donna, mentre alcune bambine si stavano spogliando.
In un’e-mail dal responsabile marketing e comunicazione dell’YMCA alla testata The Post Millennial, è stato affermato che il membro dello staff uomo non si stava “impegnando” con queste ragazze, ma piuttosto le scortava negli spogliatoi. La struttura, dunque, ha difeso a spada tratta il proprio dipendente nonostante il fattaccio ambiguo e pieno di punti oscuri. Ad essere punita e discriminata, invece, la donna – di nome Jaman – che si è vista sospendere l’accesso a questa struttura per aver denunciato il fatto, nonostante l’YMCA abbia parlato di “ripetute violazioni del codice di condotta dell’YMCA, in particolare usando parole o gesti irrispettosi nei confronti del personale dell’YMCA o altri, linguaggio o gesti offensivi, molesti e/o osceni nei confronti del personale dell’YMCA o di altri”.
E invece l’ambigua e pericolosa presenza di un maschio adulto con abiti da donna all’interno dello spogliatoio femminile? Quella no. Non è stata giudica una violazione. Assurdo!
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