Ma l’uomo era nascosto! Nel luogo degli incontri abituali non si udiva la voce dei coniugi amici di Dio e forse il silenzio era reso ancora più cupo dal peccato consumato, ormai entrato come un’ombra triste nella natura. E’ il dramma!
L’uomo non desidera più incontrarsi col suo Dio, anzi Lo fugge sollecitato dal senso della colpa e dalle cento apprensioni che si affollano confusamente e disordinatamente tanto alla sua mente, quanto al suo cuore; egli si nasconde, confuso, vergognoso, Fra poco la sentenza e poi l’Eden si chiuderà definitivamente alle spalle dei colpevoli.
La tragedia però non è rimasta isolata e le repliche hanno preso a snodarsi nel corso dei millenni ed ormai non si contano più gli Eden che hanno veduto la triste espulsione degli amici di Dio. Un luogo d’incontro, di colloqui, di benedizione che giunge a trasformarsi in un giardino solitario, triste, quasi grigio.
Tragedia! Tragedia che si ripete anche nella successione delle circostanze: la benedizione, l’intimità con Dio, la conversazione compiacente col serpente, il peccato, la fuga davanti a Dio, la condanna, l’espulsione definitiva. Quante volte nel corso della storia che ha seguito i rapporti fra Dio e l’uomo, questo schema drammatico ha avuto una nuova applicazione; quante volte in una antichità lontanissima e quante volte nell’antichità che ha nella sua prima data la nascita e la morte di Gesù Cristo, un popolo “creato” da Dio, benedetto da Dio in una terra di benedizione, ha perduto tutto: comunione, colloqui, amicizia con Dio,
Tutto comincia con una conversazione compiacente; gli amici di Dio dimenticano spesso che devono avere colloqui soltanto con il cielo ed accettano il “dialogo” col serpente, Anche nel ripetersi di quella prima conversazione i temi si mantengono nello ambito di soggetti obbligati: il dubbio sulla veracità di Dio, la prospettiva di un progresso indipendente da Dio, quasi in concorrenza con Dio; il raggiungimento quindi di uno stato felice di benessere.
Dopo la conversazione e dopo il peccato viene la delusione più cocente e forse la recriminazione più amara, ma chi pensa a quel che viene “dopo”?
L’Eden si chiude perché i rapporti fra l’uomo e Dio sono stati turbati fino al ripudio della comunione, anzi fino alla fuga dalla comunione: — Adamo, dove sei?
Il suono di questa domanda sembra riempire di nuovo i confini di una terra benedetta ed anche oggi sembra rinnovarsi il dramma che si è replicato nel corso dei secoli: — L’uomo si è nascosto, si è sottratto dall’incontro con Dio. I dolci colloqui non allettano più colui che ha lasciato entrare il peccato e che ora, sia pure in maniera inconscia, è spaventato dal senso della sua colpa folle.
Adamo si nasconde; Iddio non lo incontra più nel giardino fiorito dei convegni amichevoli, perché la semplicità è stata turbata, perché la nudità si leva accusatrice contro la coscienza dell’uomo. Egli abita ancora nel giardino, ma non può più goderne la bellezza; è a pochi passi dal luogo scelto per gli appuntamenti con Dio, ma non può più accedere ad esso.
Lo spettacolo tristissimo esprime in modo doloroso il declino di un risveglio spirituale e di un’esperienza cristiana: la creatura di Dio che ha gioito nel godere i beni di un giardino benedetto, che ha giubilato negli effetti dell’amicizia di Dio, non ha più la pace del passato, non desidera più incontrarsi col suo Signore, si nasconde,
Cos’è avvenuto? Esattamente quello che è avvenuto la prima volta nel giardino di Adamo: un dialogo col serpente, una concupiscenza assecondata, un dubbio accettato, una infedeltà consumata. Forse tutto questo si è sviluppato nel “tempo” e col succedersi di azioni e circostanze che non sembravano rivestire un carattere di gravità, ma purtroppo è stato ugualmente la concretizzazione del dramma.
Verso molti risuona oggi la domanda accorata di Dio:
— Dove sei?
Chiese, movimenti, credenti che hanno gioito in un passato prossimo nel giardino delle benedizioni e, soprattutto, nell’amicizia di Dio, sono nascosti, lontani da Lui… “Dove sei?”,
Se questa parola risuona anche per te non lasciarla cadere, o non raccoglierla nella stessa maniera di Adamo, ma accettala nel cuore come un appello del Cielo che ti chiama ad umiliazione, a ravvedimento, che ti chiama cioè a “ritornare al Padre” per la strada del prodigo pentito.