Le cronache continuano a riempirsi di terribili casi di violenze nei confronti di donne e bambini ma nessuno va alla radice del problema.

Viviamo infatti in un’epoca in cui la violenza e il dolore si sovrappongono alla mancanza di amore, a quella sofferenza interiore che deriva da una lontananza con il Signore. Lo spiega molto bene don Maurizio Patriciello, sacerdote da sempre in prima fila contro la violenza, la crudeltà e l’efferatezza, ad esempio, dei fatti di camorra che avvengono nel napoletano, dove esercita il suo sacerdozio.

C’è in sostanza bisogno di tornare a guardare all’amore di Dio per sconfiggere la violenza, ma questo purtroppo nessuno lo vuole riconoscere. Si preferisce puntare il dito, parlare di rieducazioni, di concetti talmente astratti che sono anche impossibili da comprendere. Non si guarda la realtà dell’uomo che odia perché distante dall’amore infinito e misericordioso del Signore, che da sempre ci ama e che continuerà a farlo fino alla fine dei tempi, chiedendo però in cambio la nostra conversione più radicale e profonda.

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Forse non si riflette abbastanza su questo perché Dio, in fondo, fa molta paura ai grandi della terra. Gesù rende uomini e donne liberi, e questo è pericoloso per chi desidera, al contrario, controllare e schiavizzare l’umanità per i propri interessi. Molto più comodo parlare di altro, e celare il problema dietro false soluzioni. La realtà è però che “se poi, tutti, credenti e non credenti, insieme, senza preconcetti e senza paure, ci ponessimo in ascolto del vangelo, ci accorgeremmo che tutto è dono”, conclude il sacerdote. “Un dono da custodire, difendere, promuovere, amare. Ci accorgeremmo, finalmente, di vivere, come scriveva Chesterton, nel paese delle fate”.

Giovanni Bernardi

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