INDIA: ORFANI RIGETTATI DAL VILLAGGIO PER LA FEDE CRISTIANA

Sitara* è una cristiana indiana che da 6 anni si prende cura del fratello e della sorella più piccoli. Aveva 15 anni quando insieme a loro è rimasta orfana.

“Jaimasih!” – che significa lode al Signore! – dice a gran voce Suresh*, un nostro partner locale, quando raggiunge la casa di Sitara. Al suo arrivo lei è lì, in piedi, ad attenderli fuori dalla capanna di fango: “Sono così felice di vederti fratello!”, dice sorridendo. La sorellina di 8 anni le sta accanto mentre stringe tra le mani una bambola a brandelli. Shekhar*, il fratello ormai adolescente, si mette subito al lavoro per preparare alcuni sgabelli per gli ospiti. Suresh e Mahesh*, un altro partner locale della nostra missione, prima consegnano loro delle provviste, poi si accomodano per scambiare qualche parola.

Shekhar oggi ha 15 anni e ha dovuto lasciare gli studi per trovare un lavoro a salario giornaliero e contribuire a provvedere alle necessità delle sorelle. Ora però, a causa della pandemia, è estremamente difficile lavorare. Ci sono giorni in cui il cibo è così poco che i tre sono costretti ad andare a letto ancora affamati.

“Se Dio non fosse stato fedele, non vi avremmo mai incontrati! Voi ci portate da mangiare ogni volta che siamo in difficoltà” afferma dolcemente Sitara prima di invitarli ad entrare in casa. Si tratta di una piccola capanna senza finestre, con la porta quasi rotta e senza letti o materassi. Il pavimento è coperto da delle stuoie.

La morte dei genitori

“Abbiamo un po’ di terreno”, inizia a raccontare la ragazza, “mio padre lo coltivava quando era in ancora vita, ma ora non abbiamo nessuno che se ne prenda cura. Anche questa casa ha bisogno di riparazioni, il tetto non regge la pioggia e noi facciamo fatica a trovare un lavoro che ci permetta di sopravvivere. Ma Dio ci dà coraggio e forza ogni giornoMia madre era malata da quando ero piccola. Un giorno, un cristiano ci ha detto di portarla in chiesa così che l’intera comunità potesse pregare per lei. E così è stato. Ogni domenica in tanti pregavano per la sua salute, ma alla fine non ce l’ha fatta. Nessuno del villaggio ci ha aiutato e ci hanno vietato di portarla al cimitero. Ci insultavano trattandoci come traditori: ‘La vostra famiglia ha frequentato la chiesa per un anno, siete diventati cristiani! Riportatela lì!’, dicevano. Alla fine l’abbiamo seppellita nel nostro campo”.

Successivamente anche il padre di Sitara, Shekhar e la loro sorellina, che all’epoca aveva solo 2 anni, è deceduto a seguito di un arresto cardiaco mentre rincasava dal mercato. Per loro è stato un duro colpo.

Una fede reale

“Io non ho mai smesso di andare in chiesa”, ha detto Sitara. “Nonostante mia madre non fosse guarita io sapevo che Dio era reale. Gesù aveva colmato quel vuoto che nessun altro era in grado di riempire! Ho sperimentato la Sua presenza anche nelle circostanze peggiori!”

Nonostante la situazione di grande vulnerabilità in cui si sono ritrovati, il villaggio non ha avuto compassione di loro: “Gli abitanti del villaggio erano furiosi e hanno incolpato la nostra fede cristiana per quello che ci stava accadendo. Nessuno ha avuto parole gentili per noi. Hanno detto che nemmeno nostro padre poteva essere sepolto nel cimitero locale, così alcune famiglie della chiesa sono venute e ci hanno aiutato a portarlo nel campo vicino alla mamma”.

I nostri partner locali hanno incontrato Sitara due anni fa e da allora sono stati in grado di aiutarla a più riprese con beni di prima necessità.

“Grazie per averci incoraggiato! Sappiamo che Dio è nostro Padre e che ci ascolta. Abbiamo percepito la Sua presenza anche nelle circostanze peggiori”, ha concluso Sitara.

Dal 1° luglio scorso è disponibile su nostro SITO un nuovo report, commissionato da Porte Aperte alla London School of Economics, intitolato “Bugie distruttive: Disinformazione, incitamento alla violenza e alla discriminazione contro le minoranze religiose in India”.

https://www.porteaperteitalia.org/india-orfani-rigettati-dal-villaggio-per-la-fede-cristiana/


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