Il tour della Cirinnà nelle scuole e senza contraddittorio. Così si sdoganano utero in affitto ed eutanasia

Mentre il nostro sistema scolastico continua ad essere in panne, a causa dell’emergenza sanitaria, in un’alternanza di DAD ed incontri in presenza, che mettono a dura prova lo spirito di adattamento dei ragazzi e la continuità didattica, si è pensato bene di concedere, invece, pieno ed immediato spazio (come se si trattasse della solita, vera e unica “emergenza” del momento) ad un ciclo di incontri con la senatrice Monica Cirinnà e non certo su temi che attengono alle materie scolastiche.

Siamo alle solite! E stavolta si tratta di un vero e proprio tour (seppure online) che impegnerà la senatrice, in varie strutture scolastiche italiane e l’argomento, di tali, urgenti dissertazioni, manco a dirlo, sono i “diritti civili”. Monologhi ideologicamente impostati, senza alcun contraddittorio, elaborati in modo tale da presentare una certa idea di famiglia e di “diritti”, come se fosse l’unica e sola, plausibile. Un ciclo di “lezioni” partite dall’ Istituto Statale di Istruzione Secondaria Superiore Pietro Giordani di Parma, senza darsi pena di avvisare i genitori.

Ma il tour della Cirinnà ha avuto anche una seconda tappa virtuale, con la lezione online tenuta per l’I.I.S. “Leonardo da Vinci” di Maccarese Fregene, in cui si è affrontato il tema dell’eutanasia. Un argomento che non trova certo larga condivisione, ma che è stato sviscerato come se il modo di pensare sulla questione, fosse uno solo, portando come esempio “virtuoso” la morte del dj Fabo, “assistito” nella sua decisione di farla finita da Marco Cappato, verso il quale la Cirinnà si è sperticata in grandi lodi, durante il collegamento, insistendo, anche sulla possibilità di ricorrere all’eutanasia come forma di rispetto verso se stessi e come gesto dettato, addirittura dall’amore per l’altro, a cui si dà, poi, nei fatti, una bella spintarella, per aiutarlo a cadere nel baratro che gli si para davanti. Una visione davvero parziale e discutibile su un argomento che meriterebbe un approfondimento serio e non una conclusione così inaccettabilmente scontata.

E’ sconcertante, inoltre che i genitori, oggi, vengano, nei fatti, silenziati, laddove la scuola non si degni di preavvisarli, pretendendo che si lascino scivolare addosso il fatto che i loro figli vengano convinti della necessità e della bontà della legalizzazione di presunti diritti che tali non sono e che sottintendono una visione antropologica ed esistenziale che sicuramente non si può dare per scontata. Come ad esempio la questione che riguarda l’utero in affitto (tema affrontato nella scuola di Parma) una delle tante brutture del panorama ideologico Lgbt e non solo, contro cui i genitori stessi fanno spesso fatica ad alzare la voce, perché temono di essere etichettati, all’interno della scuola come “omofobi” o “retrogradi” ed imbavagliati per questo.

Un clima intimidatorio, strisciante che già va diffondendosi (pensiamo alla bagarre scoppiata ultimamente al liceo Giulio Cesare di Roma) e contro il quale è necessario più che mai, oggi, alzare la voce, rivendicando la piena e consapevole partecipazione dei genitori ai progetti “extrascolastici” che, innanzitutto, vanno definiti come tali, mentre spesso vengono svolti in orario curriculare e appunto, all’insaputa dei genitori e che non si capisce perché debbano infestare le scuole, con un pensiero unico, fatto di dogmi intoccabili che, quanto meno e come in una vera democrazia, devono prevedere la possibilità di essere messi serenamente in discussione.
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