Nel 1954, la rivista Time lo definì «il più noto e ammirato leader cristiano dopo il Papa». Da allora, è stato onorato da tutti i sovrani ed i presidenti dei mondo protestante, ha fatto tre volte il giro del mondo predicando a folle oceaniche ed ha convertito almeno un milione di persone.
Durante le sue «campagne di evangelizzazione», l’affluenza dei fedeli alle chiese aumentava bruscamente di una media del 15%. Ciò nonostante, molti lo considerarono in assoluta buona fede ma privo di una seria preparazione teologica chiamandolo con disprezzo «l’Arcangelo Gabriele in gabardine» o «il Barrymore della Bibbia».
Ma chi era in realtà l’oggi novantacinquenne Billy Graham?
Nato il 7 novembre 1918 in una fattoria della Carolina del Nord, a 5 miglia da Charlotte. I genitori erano protestanti di origine scozzese i cui antenati avevano combattuto dalla parte dei Sudisti nella guerra civile. Da ragazzo studiava poco, era irrequieto e correva volentieri dietro le gonnelle. Fu convertito all’età di 17 anni dal predicatore evangelico Mordecai Ham.I parenti dovettero trascinarlo quasi con la forza in chiesa ad ascoltare il primo sermone del predicatore, ma poi Billy vi ritornò di sua iniziativa ogni sera, e dopo un tormentoso conflitto interiore andò in sacrestia a pronunciare il suo atto di fede. L’anno successivo si iscrisse al collegio di studi teologici Bob Jones di Cleveland e, dopo avere completato la sua preparazione alla Scuola Biblica di Tampa e all’Università di Wheaton, nel 1940 fu ordinato ministro battista. Poco più tardi si sposò con Ruth Nelson, figlia di un missionario in Cina, che fu tra i primi ad incoraggiarlo a sfruttare le singolari doti di predicatore rivelate fin da studente e che ha sempre esercitato una notevole influenza su di lui.
E’ diventato, cosi, il più famoso predicatore evangelico negli Usa e nel mondo: in circa 20 anni ha predicato a oltre 50 milioni di persone recandosi personalmente in sessanta nazioni. Ne ha raggiunti almeno altri cento milioni per mezzo del suo spettacolo televisivo, della sua attività pubblicistica e del suo mensile Decision, che ha raggiunto in alcuni anni la tiratura di 2.900.000 copie. Alto 1,85 e grazie a una rigorosa dieta ha sempre mantenuto il suo peso al di sotto degli 80 chili. Capelli castani e ondulati, occhi azzurri e dotati di un eccezionale magnetismo. Prima della conversione amava gli abiti vistosi e le cravatte sgargianti, poi, progressivamente, iniziò a vestire di scuro.
I suoi primi passi furono incerti e difficili: Billy fu destinato come pastore a una piccola e poverissima comunità alla periferia di Chicago, dove la sua attività era necessariamente limitata. Ma una rubrica settimanale che teneva per una radio locale richiamò presto su di lui l’attenzione dei superiori, e nel ‘45 fu nominato dirigente della Gioventù per Cristo, una filiazione della potente Midwest Bible Church. In questa veste, cominciò a viaggiare negli Stati Uniti e fuori, visitando anche sei volte l’Europa e a tenere i primi convegni revivalisti. Nessuno, tutta via, si accorse di lui fino al 1949, quando improvvisamente il suo nome comparve sulle prime pagine di tutti i giornali. «Il mio successo» dice Billy «fu talmente improvviso, che può essere stato soltanto opera di Dio».
Billy era stato invitato da un gruppo protestante a tenere una serie di prediche sotto un tendone da circo a Los Angeles. Nessuno si aspettava nulla di sensazionale e la sua «crociata» doveva durare in tutto tre settimane. Invece, si prolungò per otto e diventò un avvenimento nazionale. Il messaggio di Billy era una feroce denuncia del materialismo, dell’immoralità e del paganesimo dell’America contemporanea e un invito a tornare alla religiosità tradizionale fondata sulla parola di Dio. Oltre duecento mila persone corsero ad ascoltarlo e molte «decisero per Cristo». Lo stile pittoresco di Billy contribuì senza dubbio al suo successo. Mentre parla, marcia su e giù per il podio e punta continuamente il dito indice con fare accusatore. I suoi discorsi sono inframmezzati di battute che, quando uno meno se lo aspetta, alleggeriscono la tensione. Ogni tanto usa un linguaggio quasi sacrilego, come quando disse che l’unica cura contro la bestemmia era di «lavarsi la bocca con il sangue di Cristo e inchiodare la lingua alla croce». In altre occasioni descrive la lotta di Cristo con il Diavolo come un incontro di pugilato.
Negli anni in cui iniziava il magistero di Graham, l’America aveva già “prodotto” predicatori famosi come George Whitefield, Lyman Beecher, Charles Finney ed il discusso Billy Sunday. Graham emerse proprio al momento giusto per raccogliere la loro eredità e le conversioni, che fecero molto parlare, del famoso cantante Stuart Hamblen e del gangster Arthur Vanew contribuirono a rafforzare la sua “leggenda”.
Dopo il trionfo di Los Angeles, Graham estese rapidamente la sua crociata evangelica a tutti gli Stati Uniti e cominciò formare un’organizzazione che assecondasse i suoi sforzi. Nacque così la Billy Graham Evangelica Society, con sede a Minneapolis e che contava sul lavoro di circa 400 persone a cui si aggiungevano un gran numero volontari che prestano la loro opera saltuariamente. Le campagne di Billy erano anche accompagnata con campagne pubblicitarie appoggiate con tutti i mezzi dalle chiese locali. Un gruppo di consiglieri, inoltre,
seguiva Billy dopo ogni predica che si metteva a disposizione di coloro i quali, persuasi dalle sue parole, manifestavano la volontà di cambiare vita e chiedendo assistenza spirituale. Nessun sermone di Graham ha mai prodotto meno di cento conversioni anche se poi, quelle «durature», per ammissione dello stesso Graham, erano molto meno.
Con la popolarità, arrivò anche il successo finanziario: i fedeli cominciarono ad inviare Billy contributi per circa 6.000.000 di dollari l’anno. Graham riservava per sé soltanto uno stipendio di 15.000 dollari annui e destinava tutto il resto alla sua crociata. Con i denari ricevuti pubblicava un mensile, finanziava programmi televisivi ed una serie di nuove crociate che, in quindici anni, lo portarono in 60 nazioni sparse sui 5 continenti. Va ricordato in suo onore e per dovere di cronaca che alla causa evangelica destinò anche la maggior parte dei guadagni dei suoi libri, della rubrica settimanale che tiene su una catena di giornali protestanti, e dei film prodotti dalla sua organizzazione, distribuiti in tutto il mondo.
Graham, dotato di eccezionali doti organizzative, sovrintendeva a tutto personalmente. Ma quando si preparava a una «crociata» ‒ termine usato per definire simbolicamente le campagne di evangelizzazione e recuperato in questi anni da Benny Hinn ‒ , si ritirava nella sua casa della Carolina del Nord a meditare. Faceva 3/4 crociate all’anno e ogni volta durante queste tournee evangeliche, perdeva almeno tre chili di peso.
Durante il suo «Ministero» Graham ha attirato decine di migliaia di fedeli non soltanto in America, ma anche a Londra, Nigeria, India e Australia. I suoi raduni allo stadio di Harringay e nell’immenso Salone di Earl’s Court, a Londra, probabilmente, sono ancora oggi le più imponenti manifestazioni di religiosità registratesi in Gran Bretagna nel secondo dopoguerra. D’altra parte gli valsero l’ammirazione dello stesso Churchill…. Non solo Europa, però, nei trionfali incontri evangelici organizzati e animati da Graham: nel 1956 a Lagos 75.000 negri lo osannarono durante la sua crociata afroasiatica.
Già negli Anni Sessanta riteneva che in Africa il Cristianesimo potesse ritrovare la sua migliore occasione di rinascita, convinto com’era che fosse inutile assistere materialmente i paesi sottosviluppati se nello stesso tempo non li si sarebbe convertiti al Cristianesimo: non può esservi progresso senza fede.
Il suo insegnamento era fondato sulla Bibbia, «consumata» a forza di leggerla e studiarla, in otto esemplari nella sua carriera e che conosceva quasi a memoria. Per educazione e inclinazione si ispirava essenzialmente alla tradizione pietista. Ma per diventare il portavoce di tutte le Chiese riformate, cioè un uomo capace di ispirare «tutti i coloro che sono interessati al bene», rese il suo messaggio più semplice e diretto. Era ufficialmente iscritto al partito democratico (nel sud) ma le sue simpatie erano di fatto volte ai repubblicani: anticomunista di stampo dullesiano, come Goldwater, diffidava nell’appeasement delle Nazioni Unite. Dopo il 1960 ha però cercato gradualmente di estraniarsi dalla politica e di concentrarsi soltanto sulla sua missione di risanamento spirituale.
Nel 1952 il suo libro Pace con Dio e, nel 1965, il suo nuovo studio Mondo in fiamme sono stati bestseller a livello mondiale. Nel 1988 ispirò il Congresso Mondiale sull’Evangelizzazione a Berlino sul cui esempio vennero organizzati eventi in tutto il mondo. Fu anche amico personale di pontefici, capi di stato e presidenti americani, come Dwight Eisenhower e Bill Clinton.
E’ stato il primo cristiano a predicare in pubblico dietro alla Cortina di Ferro dopo la Seconda Guerra Mondiale. Memorabili le “riunioni” di Budapest (1989) e di Mosca (1992), uniche, ad oggi, quelle a Pyongyang in Corea del Nord (1992) e di Pechino (1993). La sua reputazione e ministero rimane immacolata e libera da scandali finanziari e sessuali che hanno invece pregiudicato anche alti esponenti cattolici e/o anglicani nonché le carriere di altri evangelisti a lui contemporanei come Jim Bakkler e Jimmy Swaggart. Del suo magnetismo e della sua reputazione è esemplare il fatto che i suoi sermoni siano ancora tra gli Mp3 più scaricati in America e che sia stata recentemente immessa sul mercato una versione dell’iPod e dell’iPad col suo autografo.
«Noi propagandiamo la fede, il più grande prodotto che esista sulla terra. Perché dovremmo reclamizzarlo meno energicamente di quanto altri promuovono un pezzo di sapone?».
«D’inverno vado sempre nelle Hawai perché è il posto dove vanno i peccatori, ed il mio compito è appunto quello di in seguire i peccatori nei loro rifugi».
«Io non sono altro che un Fattorino della Western Union che invece di telegrammi distribuisce il verbo di Dio».
Roberto Bonuglia
Tratto da: http://www.iltempolastoria.it/
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